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STORIE

Le storie fantastiche di Dott.ssa Lydia: riflessioni e significati nascosti

Le storie fantastiche di Dott.ssa Lydia esplorano una varietà di contesti e scenari, presentando diverse circostanze e situazioni in cui un individuo adotta specifici comportamenti e atteggiamenti. Leggete le storie dei protagonosti per fornirvi spunti di riflessione. In ogni storia c'è una morale finale che fornirà spunti di riflessione.

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Lasciatevi ispirare dalle STORIE

(Ogni storia è opera di finzione e non descrive nessuna persona o eventi reali)

Paride non è più qui

Copertina Storia Paride non è più qui

Il giudizio di Maura

Coperina Storie Il giudizio di Maura

Specchio delle mie brame

Coperina Storie Specchio delle mie brame

Giulietta pigliatutto

Coperina Storie Giulietta pigliatutto

Scritto da una persona, non da una macchina

PARIDE NON È PIÙ QUI*

Quando mi comunicarono all'ospedale che per mia moglie non c'era più nulla da fare, volevo gettarmi giù dalla rampa di scale. Rincasato, ho scaraventato a terra tutto quanto si trovava sui pensili e sulle mensole. I suoi adorati libri, i suoi film, la sua musica, le foto. Ero circondato da tutte le sue cose sparse sul pavimento. Stavo in ginocchio, in mutande, piangente e disperato... Cose che mi parlavano di lei e dei suoi numerosi interessi, ma che non me l'avrebbero riportata a casa. Era l'unica, a detta di molti, a essere stata in grado di sopportarmi, di guidarmi e di tenermi testa.

Ho preteso dalle figlie che mi aiutassero a rialzarmi, che si precipitassero a ogni mia chiamata, che mi dessero conforto, che mi distogliessero dai miei stati depressivi, che buttassero via tutto quanto mi ricordasse lei, sotto la mia stretta supervisione. Non volevo più avere nulla in giro e i pochi oggetti che loro giustamente reclamavano li ho gettati in uno scatolone, rendendo il contenuto irrimediabilmente danneggiato e inutilizzabile.

Nessuno ha fatto loro le condoglianze. I miei parenti, i miei colleghi, i miei amici, i vicini di casa, tutti le conoscevano e sapevano della loro esistenza, ma nessuno le ha mai consolate, aiutate, supportate. Colpa mia che le ho sempre volute tenere fuori da quello che ho sempre considerato mio. Con la morte della loro  madre non hanno avuto più riferimenti, più sostegni, più certezze. Incurante della loro sofferenza, le ho accusate falsamente di furto, di maldicenza, di invadenza, di opportunismo. Ho abusato della loro pazienza, ho promesso senza mantenere, ho approfittato della loro buonafede, giustificando le mie azioni e i miei pensieri con l'immenso dolore che provavo per la perdita della mia amata. Le ho precluse dal frequentare la casa dove tutti noi avevamo vissuto i nostri momenti insieme negli ultimi 20 anni e ho cambiato la serratura per timore che potessero entrare in mia assenza, sebbene sapessi che non l'avrebbero mai fatto.

Nonostante il mio distacco, il mio egoismo e la mia insensibilità nei loro riguardi, mi hanno sempre agevolato, aiutato, ascoltato, mosse dall'affetto per me. Si sono fatte carico di tutto, dalla gestione del funerale, alle pratiche burocratiche, indifferente alle loro lacrime di fronte agli impiegati dei vari uffici, ai colloqui con i medici e psicologi, affinché mi seguissero nel mio stato emotivo devastato. Le ho costrette a rinunciare alla loro quota di eredità e con un meschino sotterfugio mi sono appropriato indebitamente della casa e della somma di denaro che diligentemente mia moglie aveva loro destinato. Dopotutto, avevo bisogno di comprare un'auto nuova. Le ho trattate in malo modo e, anche quando ho visto nei loro occhi la loro delusione e disapprovazione, non ho chiesto scusa né ho riparato in alcuna maniera.

Ho preferito allontanarle fisicamente ed emotivamente. Tutto sommato, non sono più delle bambine e possono benissimo cavarsela da sole. I loro problemi non sono i miei, neanche quando una di loro è rimasta fuori casa in tarda serata e, pur di non darle ospitalità in casa della loro madre, le ho detto: «Vai da tua sorella, arrangiati con lei».

Mi facevo vivo qualche volta per gli auguri di Natale, Pasqua o per avanzare pretese, ma guai se mi telefonavano loro! Mi arrabbiavo. Poi, ho preferito non farmi più vivo, declinare i loro inviti ai compleanni, alle cene, alle ricorrenze, alle commemorazioni. Ho voluto cancellarle dalla mia vita, perché con me non c'entravano più. Si è chiuso un capitolo, si è innescato un meccanismo nel mio cervello di non ritorno. Ma non sono capace a stare solo. Per questo motivo, mi sono buttato nelle braccia della donna che mi aveva corteggiato spudoratamente anche davanti a mia moglie, scarnendola e svilendola. Flirtava con me cercando la mia complicità, mentre mia moglie stava lottando contro il cancro.

Lei se ne era accorta a suo tempo, ma io negavo. Difendevo quella domestica così efficiente, perché mi sembrava inoffensiva e mia moglie solo immotivatamente ed esageratamente gelosa. Probabilmente, invece, aveva capito subito che tipo era e a cosa mirasse, ma ora mia moglie è morta, mentre la domestica è ancora viva e vegeta.

Si somigliano nel loro essere così innocentemente gradevoli e di bell'aspetto.

So che è tutta una recita da parte sua, so che non mi ama come dice, provenendo da una nazione dove le donne fanno di tutto per fuggire dalla loro miseria. Mi asseconda in tutto. Da vera furba si mostra gentile per guadagnarsi la mia fiducia, affinché mi prenda cura di lei e dei suoi due figli, i quali ben presto avrebbero rimpiazzato le due precedenti. Mira al mio status, ai miei soldi, alla mia casa. Forse le regalerò la casa di famiglia con tutti i mobili, i quadri, i tappeti, ogni cosa di valore appartenuti a mia moglie, perché io non avevo prima e non ho niente neanche adesso. Forse venderò tutto per andarmene con lei all'estero, proprio nel suo paese dove si vive da re spendendo poco. Magari il furbo sono io, non la disponibile domestica. Sono un vile? Un disgraziato? Un uomo senza cuore? Io bado solo ai miei interessi, frego prima di essere fregato, vivo per me stesso e di me stesso e ognuno pensi quello che vuole.

Mia moglie ha sempre creduto in Dio, nel al di là, nell'espiazione, nel pentimento, nella giustizia divina, io no. Sicuramente avrebbe, ancora una volta, ragione.

Paride non è più qui con la testa, con il cuore. Mai stato.

MORALE: Pratichiamo il perdono (pratica di trasformazione, crescita, sviluppo, virtù) sia nei confronti degli altri che per noi stessi.

 

I legami di parentela non sono necessariamente condivisione di sentimenti e valori simili né garanzia di rapporti duraturi.

Non abbiamo il controllo sulle persone né dobbiamo aspettarci che esse agiscano secondo nostra volontà e nostro gradimento. Possiamo, invece, prendere atto della realtà e cambiare il modo in cui reagiamo a quei comportamenti che reputiamo tossici/dannosi/fastidiosi/ingiusti nei nostri confronti.

Ecco che viene in soccorso il per-dono (rendere dolore e amore un dono).

Perdonare non significa giustificare (provare compassione sminuendo l'azione compiuta) o dimenticare (lasciando andare negando il giusto peso dell'accaduto) e neanche non reagire all'evento (disinteressandone, fregandosene, beffandosene), ma piuttosto comprendere la radice del dolore che ha portato la persona ad agire con violenza, svuotare la sofferenza collegata al ricordo, agire consapevolmente, liberi dal peso emotivo che ci trascina verso il basso (odio, rabbia, rancore, vendetta).

Solo in questo modo attiviamo la capacità di rendere la nostra vita veramente un dono.

*Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale, poiché ogni storia è opera di fantasia e frutto dell'attività creativa dell'autrice.​​

IL GIUDIZIO DI MAURA*

​Appassionata d'arte, Maura studia per diventare, un giorno, un'artista pittrice.​

La sua camera è adibita ad atelier. Cavalletti, pennelli, tele, tubetti ad olio, spruzzate di colore sulle pareti ornano i suoi spazi.

Maura sogna a occhi aperti sul davanzale della sua finestra, ben conscia della sua smania di successo e, determinata com'è, dei traguardi che raggiungerà fuori dal suo piccolo contesto contadino. Maura è una ragazza ambiziosa. Dall'altezza imponente, chioma folta e riccia con un sorriso che conquista, sa mettere gli altri a proprio agio. È dotata di una simpatia contagiosa e di un'apparenza ingenua e disarmante.

Trasferitasi in città, per mantenersi durante gli studi accetta volentieri lavoretti saltuari come modella, prestando il suo corpo senza grazia a fini artistici, bodyart, video amatoriali, foto, disegno dal vivo, passerelle di moda di poco conto.

La bellezza non convenzionale di Maura cattura sicuramente l'attenzione degli uomini, ma nel mezzo di storie d'amore effimere, si sente indecisa sul suo futuro con Elvis, il fidanzato conosciuto alle scuole superiori. Nonostante i suoi continui tradimenti e un paio di aborti, lui rimane sempre innamorato e al suo fianco, deciso a sopportare le sue inquietudini e la sua fedele emicrania che la rende spesso bisbetica e nervosa. Maura ne è sempre stata affetta, sin da adolescente, resa sempre più assillante dalla sua tossicodipendenza da farmaci e droghe.

Lei sostiene che per essere libere ed emancipate nella vita bisogna sperimentare tutto.

Con il suo infantile entusiasmo combinato a un certo lassismo, si lascia trasportare dagli eventi. Viaggia, si diverte, si ubriaca, fuma, si macchia di numerosi tatuaggi, accumula ogni sorta di esperienza. Usa le singole circostanze come un teatrino a uso e consumo di e per sé stessa. Ama essere al centro dell'attenzione, essere notata, ammirata, cercata. Annovera tanti amici come lei e il loro coinvolgimento non fa altro che accrescere la sua voglia di presenziare e primeggiare.

​Ultimati gli studi, il lavoro scarseggia. Le idee non le mancano, ma i fondi non le permettono di attuarle. Un bel giorno, a corto di nuovi stimoli e annoiata dal tipo di vita girovaga e superficiale, decide di punto in bianco di sposare Elvis.

Il matrimonio è studiato in tutte le sue minime sfaccettature e celebrato in chiesa davanti a una folla in delirio; lei in vestito da sposa in grande stile, fuori dagli schemi, lui in completo convenzionale. Davanti a Dio giurano di amarsi e onorarsi finché morte non li separi.

Dall'unione dei due sposi nascono Alice e Cora, due bambine viziate che frequentano la scuola paritaria, gli scout e le attività parrocchiali del piccolo paese di provincia paterno.

​Maura conosce tutti e si fa conoscere da tutti come moglie e madre modello. Ha messo giudizio e ha messo il suo giudizio sopra ogni cosa e persona.

​Il matrimonio e la maternità non l'hanno cambiata. Soffre ancora di emicranie ed è ancora dipendente dai farmaci che assume regolarmente per curare il mal di testa.

Riversa il suo egocentrismo non più nelle feste senza freni, ma sui social network. La sua voglia di protagonismo traspare in ogni suo post pubblicato, in ogni sua reazione, in ogni suo commento.

​La sua onnipresenza online è ingombrantemente virale.

Con orgoglio fornisce consigli di pediatria, di cucina, di economia domestica, di imprenditorialità, di design. Se ne esce con citazioni filosofiche pescate qua e là in rete, predica perle di saggezza, elargisce preghiere, condivide messaggi di speranza, incoraggia i giovani talenti, interagisce con persone da tutto il mondo, pur non conoscendo nessuna lingua straniera. Promuove e pubblicizza ogni evento della sua vita privata e pubblica. Partecipa a ogni manifestazione di paese e si lancia nei progetti più disparati. Sponsorizza il messaggio clericale, i gruppi, la musica e il canto religiosi, le iniziative benefiche, si candida pure alle elezioni comunali, ma non riesce a essere eletta.

Ripiega, allora, su un lavoro come assistente. La famiglia diventa il suo nuovo centro d'interesse. Comincia a desiderare molti bambini da poter esibire e coronare il suo primato genitoriale.

Alla vigilia dei quarant'anni rimane incinta di Giambattista, assecondando così il suo immane desiderio di avere un maschietto.

Elvis è rimasto senza lavoro, ma non le importa, ci penserà lei a mantenere la prole solo con l'ottimismo e l'energia.

La visibilità è tutto per lei.

Si immortala scattando foto a cene, pranzi, colazioni, gite, incontri con le nuove amiche, tutte rigorosamente mamme e pazze di lei. Si accompagna sempre a donne maritate con prole al seguito. Le amiche non coniugate di vecchia data non possono più far parte della sua nuova vita. Le amiche sposate senza figli non meritano di essere frequentate, poiché, da assidua delle messe domenicali, un matrimonio senza scopi prolifici non è ammesso. Si nega a tutte quelle persone indegne della sua nuova immagine costruita ad arte per il suo nuovo pubblico reale e virtuale.

Il giudizio di Maura è perentorio e insindacabile. Rinnega, nega, sentenzia, evita, snobba, seleziona a suo piacimento. Il suo essere donna, lavoratrice, moglie e madre l'ha convinta ad avere una certa superiorità e supremazia nei confronti di chi non rientra nei suoi nuovi canoni autoimposti. Il suo incommensurabile giudizio tocca tutti, ma nessuno può osare altrettanto, pena una severa critica e l'ostracismo di tutta la sua ammaliata corte.

Maura è ciò di cui si nutre ed è nutrito il suo piccolo mondo di insicurezza, complessi, ipocrisia, ignoranza.

MORALE: Gli amici si scelgono.

 

Le persone che frequentiamo impattano notevolmente sulla nostra salute psicofisica. Si rende, perciò, indispensabile interrogare il nostro mondo interiore: «Come mi sento?», «Qualcuno ha urtato i miei sentimenti?», «Mi ha umiliato/a?», «In che modo?», «Cosa mi ha ferito/a?», «Perché penso che abbia detto o fatto ciò che mi ha contrariato/a?», «Scherza in maniera rispettosa e affettuosa?», «In quale circostanza ho assecondato tale atteggiamento?», «Qual è il limite che sono in grado di sopportare?», «Cosa non tollero assolutamente?», «Cosa mi porta a frequentare tale/i persona/e?».

Ognuno di noi ha il dovere, nei propri confronti, di attivare una selezione accurata delle amicizie, finalizzata a circondarci solo di persone con cui stringere legami autentici e che ci facciano sentire a nostro agio sia con loro che con noi stessi.

*Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale, poiché ogni storia è opera di fantasia e frutto dell'attività creativa dell'autrice.​​

SPECCHIO DELLE MIE BRAME*

La chiamano Ponia per il suo sorriso sornione, per la sua statura bassina e per il portamento non proprio elegante, dovuto ai suoi trascorsi di ragazza in sovrappeso.

Per mascherare la sua estrema timidezza e riscattarsi dalla sua scarsa autostima, esibisce boriosamente il suo essere una madre adottiva con la stessa disinvoltura del suo vestiario, un abbigliamento alquanto eccentrico che porta ad esempio sé stessa, trovando nei particolari dissonanti e negli accessori improbabili la cifra del suo stile individualista.

​Per non sentirsi sola nel suo universo di complessi ha pensato bene di immettersi nel filone delle saccenti che le permette di non passare inosservata.

Se l’avessero mai criticata, sarebbe stato per la sua parlantina veloce e non per il suo aspetto fisico che trova non all’altezza delle sue aspettative.

Non perde tempo, infatti, a far notare i suoi, a suo dire, difetti fisici: le gambe grosse, i polpacci troppo sviluppati, le braccia flaccide, la mezza statura e l’appena accennato strabismo, spacciando le sue dissertazioni estetiche per autoironia.

In realtà, cerca continuamente la smentita alle sue descrizioni così minuziose con dovizia di particolari, dimostrando di possedere anche una discreta dose di civetteria.

Si elegge portavoce e si erge a paladina di tutte coloro le quali, a suo modo di vedere, presentano le sue stesse o simili caratteristiche morfologiche, con la sola differenza che loro, al contrario di lei, si accettano con clemenza e si piacciono.

Non ama indossare i pantaloni che metterebbero in risalto le sue asimmetrie, prediligendo, invece, le gonne larghe dai colori vivaci per distogliere lo sguardo dalle sue imperfezioni e i tacchi alti per slanciare l’intera sua figura.

Ponia sente di avere una vocazione da condividere e trasmettere agli altri, quella di sapere tutto lei.

Nessuno è bravo quanto lei, nessuno conosce meglio la materia sulla quale è efferatissima per studi ed esperienze, non tenendo conto, però, che tanta erudizione va sempre dosata, mai spiattellata.

Ostentata nella sua forzata allegria, risulta quasi odiosa nella sua persistenza.

Permalosa, dispettosa, rancorosa e vendicativa, sotto forma di non spontanea simpatia, trova sempre il modo per sminuire il suo interlocutore, liquidandolo con una battuta schietta e pungente. Non è raro che cancelli repentinamente l'iscrizione alla sua newsletter coloro i quali osino muoverle qualche critica costruttiva o testimoniare la propria motivata non soddisfacente esperienza.

Trovandosi per scelta in mezzo a persone che pendono dalle sue labbra in attesa di un suo consiglio, di una sua direttiva, di una sua personale visione o di una soluzione ad una problematica esposta, Ponia si sente a suo agio nel dispensare pedantemente le sue pillole di filosofia spicciola, sempre pronta a cogliere il più impercettibile grido di aiuto.

Non sempre, però, mantiene i suoi buoni propositi.

Ponia, immersa nel suo mondo, ignora completamente le parole degli altri, cercando costantemente di essere al centro dell'attenzione. Con nervosismo e una certa arroganza, ribadisce le sue verità, sottolineando l'inettitudine altrui con osservazioni puntigliose. Questo comportamento, anziché rafforzare la sua posizione, la porta a perdere ogni credibilità, trasformando le sue lezioni in futili chiacchiere.

Scambi di nomi e di persona, errori di valutazione, giudizi affrettati, ritardi nell’espletare un servizio da lei promesso, compromettono non solamente la sua reale o presunta capacità di svolgere correttamente il proprio lavoro, ma, soprattutto, la fiducia che molti individui ripongono nel suo sfoggiato operato.

La tanto decantata e pubblicizzata professionalità lascia il posto allo scontento e alla delusione.

Non bastano le poche ed entusiasmanti recensioni, più o meno artefatte, del suo patinato blog per infondere un sentimento benevolo, ispirare uno stato d'animo positivo, comunicare e trasmettere qualità, abilità, energia. Ponia, crogiolante nella sua boria straripante, questo non lo sa.

MORALE: Diffidare dei professionisti maleducati, presuntuosi e permalosi!:-)

 

Per quanto un/a professionista sia conosciuto/a, volenteroso/a, preparato/a nel suo settore di riferimento, ciò non equivale che sia anche una bella persona, che abbia un carattere e una educazione tali da essere in grado di rapportarsi adeguatamente con i più variegati clienti e adottare un atteggiamento sempre professionale verso qualsiasi voce che non sia volta esclusivamente a favorire e nutrire il suo ego.

*Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale, poiché ogni storia è opera di fantasia e frutto dell'attività creativa dell'autrice.

GIULIETTA PIGLIATUTTO*

​Giulietta, ventisette anni, conduce la classica vita della ragazza ricca e viziata.

Si trastulla per il mondo, spende eccessivamente in accessori e beni di lusso, gira in auto sportive e il suo yacht è luogo di festosi eventi, in compagnia di persone frivole e superficiali come lei.

​Possiede tutto, nonostante ciò avverte un grande senso di vuoto. Le manca l’amore.

Giulietta cerca l'amore tra i privilegiati della sua esclusiva cerchia sociale e lo trova in un uomo affascinante e benestante. Con una carriera ereditata dal suo facoltoso padre, lui può appagare ogni suo desiderio, incluso quello di conquistare il cuore di Giulietta.

​Lei, però, non ha messo in conto il suo carattere irascibile e la sua vita dissennata. Le varie tipologie di dipendenza che lo attanagliano minano la loro relazione, durevole il tempo dello stappo di una bottiglia di champagne. A seguito di ogni genere di angherie, Giulietta ha un crollo fisico e psicologico.

​In preda a un ciclone emotivo, il suo malessere aumenta, finché non viene ricoverata per lungo tempo in una clinica specializzata.

Trascorrono dieci anni e Giulietta ha costruito un impero multimilionario. Si è sposata con un giocatore di poker, ha una villa con piscina e campo da tennis, ha il suo autista di fiducia, il suo cuoco personale, il quale soddisfa alla lettera ogni sua voglia alimentare, e ha tre bambini, con i quali ama fare selfie di linguacce e smorfie irriverenti da pubblicare sui suoi numerosi profili social.

​Voleva girare il mondo e lo ha girato, voleva diventare una imprenditrice di successo e lo è diventata, voleva essere il faro di adoranti seguaci e lo è, voleva dimagrire ed è calata di peso. Giulietta ha persino realizzato il desiderio di avere un suo spazio in una radio nazionale, dove parla della sua vita. Se il programma ha avuto successo o meno è un'altra faccenda. È ormai famosa in tutto il mondo e ha raggiunto ogni traguardo che si era prefissata, come un robot programmato per conseguire obiettivi ben definiti.​

Suo malgrado, ancora una volta, prova una grande frustrazione nel non riuscire a colmare il senso di vuoto che non l’abbandona mai.

​Ha una forte crisi di nervi, dovuta, probabilmente, alla sua forsennata ricerca di risposte alle sue domande esistenziali: «Chi sono?», «Che scopo ha la mia vita?», «Sono felice?», «Sto vivendo come voglio?», «Cosa posso fare di più?».

​Ripercorre mentalmente la vita dei suoi ultimi dieci anni e si accorge che non è soddisfatta. Ha tutto, è invidiata da tutti, ma cosa conoscono gli altri di lei veramente? Gli abiti firmati che sfoggia? Gli eventi mondani a cui partecipa? Le personalità di spicco che frequenta? La sua esistenza patinata sulle riviste e sui social media?

​L’autoreferenza non l’appaga più. Capisce di voler condividere ben oltre le apparenze. Non solo, desidera anche arrivare al cuore della gente, aiutare le persone. Proprio lei che non sa aiutare nemmeno sé stessa, ma non importa. Il suo nuovo obiettivo è diventare popolare al di fuori del gruppo esclusivo che si è creata, il punto di riferimento di tutti coloro che si sentono smarriti.

​Le risulta facile assumere un professionista che scriva i suoi testi, una psicologa che parli per lei, una guida spirituale che le insegni a meditare, un social manager che amministri i suoi profili in rete, i suoi gruppi, le sue communities, una fotografa che scatti i lati migliori della sua figura artefatta, una consulente d’immagine che la valorizzi, un web designer che confezioni il suo nuovissimo sito. Coinvolge il marito nell’impresa e mette in bella mostra anche i suoi figli. Si circonda di due cani che compaiono onnipresenti in ogni sua foto di pubblico dominio per attirare nuovi seguaci e aggraziarsi gli amanti degli animali.

​Con tutto il denaro che ha a sua disposizione può permettersi di comprare l’eccellenza in ogni campo. Così si convince, un giorno, quasi per noia, che vuole scrivere la sua autobiografia e lo fa. Pubblica il suo primo libro in cui, attraverso le sue esperienze di vita, dispensa consigli su come raggiungere il benessere interiore, come controllare l’emotività e afferrare la felicità.

Molti dei suoi fan sono affascinati dal suo nuovo ruolo e ascoltano attentamente ogni sua parola; Giulietta si sente appagata da questo potere che ha sulle persone comuni.

​Firma copie estasiata dalla sua nuova carica, convinta di essere diventata una rinomata scrittrice, dal nulla, senza studi né preparazione di alcun tipo. Ma lei può tutto e il suo gregge asseconda il suo stato delirante di onnipotenza.

​Sono anni intensi, ma le sue domande rimangono in sospeso e la sua ricerca perdura tra autografi, scatti di fotografie e inviti da tutte le parti.

​Giulietta è allo stremo delle sue forze. Non può più continuare a giocare a rivestire più ruoli. Perché sente un immenso vuoto dentro di lei? Cosa le manca? Fare l’attrice. Perché non cimentarsi in televisione? E perché non in teatro o fare cinema?

Ha pianificato ogni dettaglio con cura, e i suoi sforzi si riflettono nel successo professionale e nell'aumento delle sue entrate. Le persone la cercano incessantemente, venerandola come una dea incarnata e una salvatrice di anime in difficoltà.

A livello personale prova ancora solo frustrazione. È una persona di testa, non di cuore.

​Giulietta si sta perdendo di vista, ci sta rimettendo in salute fisica e psicologica, non si ascolta, non si ama, mendica affetto, non mette in pratica ciò che propaga agli altri con tanta falsità.

Rifugge il vuoto esistenziale divenuto sempre più una voragine, facendo della sua vita una totale condivisione pubblica, in cerca di accettazione, rassicurazione, venerazione.

Condividere è la missione assoluta delle sue giornate, dispensando frasi motivazionali, consigli, prediche, sermoni che li ritornano addosso come grandi boomerang.

​Ben presto, infatti, le folle adoranti che fino a ieri erano disposti a comprare tutto ciò che propinava loro, si trasformano improvvisamente in persone che l’abbandonano, disaffezionate e stanche di lei, disinteressate della sua, in fondo, miserevole vita.

MORALE: Non si placa il vuoto esistenziale cercando all’esterno ciò che all’interno non si trova.

 

Circondarsi di ricchezze, fama e visibilità non dona in automatico la pace interiore, la serenità, l’energia rigenerante. Investire il prossimo della propria infelicità, insoddisfazione e frustrazione non è la soluzione ai propri problemi, disagi, malesseri.

Coltivare l’interiorità, porre l’attenzione sulla propria essenza, essere sinceri con sé stessi, non negare la verità su chi si è nel profondo, prendere coraggio su cosa perseguire al fine di un ben-essere duraturo, è un lavoro che richiede tempo, pazienza e un buon grado di consapevolezza. L'esistenza umana rappresenta un percorso di continua autoscoperta e crescita. È un viaggio verso il miglioramento, che solo una persona responsabile, equilibrata e motivata può intraprendere. Con curiosità e determinazione, si possono esplorare le proprie potenzialità e impegnarsi in ciò che si è capaci di fare al meglio, per vivere appieno la vita.

*Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale, poiché ogni storia è opera di fantasia e frutto dell'attività creativa dell'autrice.

NUOVO LIBRO!!!

​Se vi interessa il tema della consapevolezza personale, relazionale, professionale, ambientale e digitale, non potete perdervi il nuovo libro "Vivere in piena consapevolezza a 360° - Conoscere, comprendere e migliorare per cambiare intelligentemente la propria vita" di Dott.ssa Lydia.​

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