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Dove metto il "focus"?

Riflessi di Lydia

Mantenere il "focus" vuol dire rimanere centrati sull'obiettivo da portare a termine senza distrazioni, dispersioni, scuse, giudizi. Voi ne siete capaci?

Mi capita di leggere articoli del tipo: “Focus (=attenzione) su obiettivi e risultati”, “Non puoi definirti un bravo imprenditore se non metti il focus…”, “Dove puntare il proprio focus”, tecniche di qua e di là, elenchi su elenchi, bla, bla, bla.


Sovente il contenuto di questi articoli non è sempre di sostanza ma è un pretesto per fare pubblicità e dirottarci al proprio studio professionale, attività, marchio. Non è raro, infatti, che l’articolo si concluda presto con “Vorresti ma non sai come fare? Affidati a me, professionista competente, in grado di aiutarti in maniera efficace”.


Nulla di male nell’autopromuoversi ma quante volte il lettore, una volta attratto dal titolone, rimane deluso o insoddisfatto del contenuto?

A me è successo tantissime volte, non solo leggendo articoli ma anche guardando video, ascoltando podcast (=contenuti audio su internet), parlando e ascoltando chi di turno. Tanto rumore per nulla.


Di tanti argomenti da cui potevo prendere spunto e prendere ad esempio, ho scelto di trattare il tema del “Focus” perché, a mio avviso, mantenere alta la concentrazione in ciò che si sta facendo nel "qui e ora" è la chiave per la riuscita in ogni progetto di vita e di lavoro.


C’è a chi viene spontaneo cristallizzare l’attenzione e a chi no. Ci sono menti naturalmente più concentrate e altre più dispersive. Fatto sta che avere e mantenere il focus è un potere vero e proprio che si sviluppa tramite l’allenamento.


Quante volte si parla senza prima definire un ragionamento, si ascolta distrattamente il proprio interlocutore, si commenta un post (=messaggio inviato a un blog o a un gruppo di discussione in Internet) e, risposta dopo risposta, si va a finire fuori tema?


Ci si trova a fare qualcosa pensando ad altro.


I pensieri vagano nella mente affollandola di circoli viziosi, paure, ansie, preoccupazioni, rimuginii, angosce, ossessioni, giudizi e pregiudizi, critiche, convinzioni limitanti, boicottaggi, sabotaggi e così via.

Tutta questa eccessiva attività cerebrale produce disordine, confusione, stress.


Ma cos’è questo “focus”?



Il termine è latino, significa punto focale, la convergenza di concentrazione, la cura, l'azione, il centro, il fulcro di massima importanza e nitidezza a cui si presta attenzione.


Focalizzarsi su qualcosa è, quindi, essere pienamente presenti in ciò che si sta operando.


Come fare?


- Partendo da una buona consapevolezza di sé

- Portando ogni idea su un piano concreto e realizzabile nel momento presente

- Avendo chiaro l’obiettivo/risultato che si vuole raggiungere

- Imparando a non giudicare e a non giudicarsi


La consapevolezza di sé è fondamentale per non fare il passo più lungo della gamba. Sopravvalutarsi è anche peggio che sottovalutarsi. La sfida deve pareggiare l’abilità. Conoscendosi e riconoscendo con tutta onestà i propri limiti, i punti di forza, i talenti, le capacità, la volontà, la determinazione, l’entusiasmo, la soddisfazione, l’interesse nel portare a termine un compito, si ha maggiori possibilità di raggiungere lo scopo.


Le idee e i pensieri che transitano per la testa rimarranno tali finché non si tramuteranno in azioni. Per questo motivo, occorre avere un obiettivo chiaro che, già in sé, è un progresso.

La preparazione è doverosa, così programmare, pianificare e rimanere fedeli alla tabella di marcia è fondamentale per il raggiungimento di ogni obiettivo prefissato, che sia realistico.

Il dovere è diverso dal volere, di conseguenza, maggiore dovrà essere la dose di concentrazione per qualcosa che si deve fare anche senza provare un totale senso di appagamento.


L’assenza di giudizio aiuta proprio in questo. Se, mentre facciamo qualcosa che non ci piace (per esempio sul luogo di lavoro), ci facciamo “pesare” quello che facciamo, ce ne freghiamo del risultato, non vediamo l’ora di finire, ci lamentiamo durante tutto il processo e non prestiamo la dovuta cura e attenzione nello svolgimento, la fatica sarà doppia e il risultato non sempre dei migliori.

Dobbiamo, invece, fare e dare il massimo del nostro potenziale in quel preciso momento senza perderci per raggiungere la perfezione (che non esiste).


Infatti, il giudicare alla fine se si è fatto bene o male, pensare a posteriori se si poteva fare meglio o in altro modo, cruciarsi su come fare per rimediare, pensare di disfare per rifare da capo, immobilizzarsi perché o perfetto o niente, autocommiserarsi, autoflagellarsi, convincersi che non si vale niente, che si è degli incapaci, produce solo frustrazione per un fatto che è già passato. Il passato è evento già trascorso di cui non si ha più il potere di cambiare, così il futuro, incognita che non conosciamo.


Solo il presente è sotto il nostro controllo. Per non avere rimpianti, sensi di colpa, per non rimproverarci (“Ah, se ci avessi pensato prima”, “Ah, se avessi fatto o non avessi fatto”), è necessario porre l'attenzione sulle cose che riteniamo importanti, prioritarie, urgenti, portarle a compimento al meglio delle nostre forze.


Si comincia da un piccolo passo alla volta, pochi minuti di focalizzazione totale, un po’ come lo stato di flusso creativo che ci isola da tutto il resto e la meditazione che ci porta ad ascoltare la nostra essenza escludendo il mondo fuori. È così.


Voi che avete letto questa pagina dall'inizio alla fine, in questi 10 minuti e 15 secondi avete messo il "focus" 😉?

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