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DIRITTO ALLA RISERVATEZZA

  • Immagine del redattore: Riflessi di Una Mente
    Riflessi di Una Mente
  • 29 set 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 12 mar



Privacy è un termine inglese equivalente in italiano alla riservatezza o privatezza.

Ralph Waldo Emerson, filosofo statunitense di fine ottocento, fu uno dei primi al mondo a formulare una legge sulla riservatezza in base alla convinzione che la solitudine fosse fonte di libertà.

Il diritto alla riservatezza si traduce nel diritto di ogni persona di controllare i propri dati personali e di scegliere, in caso, come vengano trattati da altri.

Le disposizioni generali sul trattamento dei dati riguardano protezione e modalità, il diritto di accesso e di esercizio, l’informativa all’interessato ed il consenso, la definizione delle responsabilità interne all’organizzazione che opera con i dati sensibili.

L’utilizzo di Internet, chat e Voice over ip su vasta scala richiede una sicurezza informatica per ovviare a spyware che, installandosi in maniera fraudolenta nel personal computer, provvede a spiare pagine visitate, account di posta elettronica e via dicendo.

Va indagata nella sua singolarità la videosorveglianza, nella quale una parziale invasione della privacy è concessa, a patto che rientri in determinati limiti.

La tracciabilità dei cellulari, l’intercettazione telefonica o il reperimento degli indirizzi di posta elettronica possono essere un’intromissione nell’esercizio di tale diritto, ragione per cui la salvaguardia delle informazioni passa attraverso garanti, laboratori di privacy, carta dei diritti, convenzioni tra paesi, accordi, ecc.

L’ingerenza di una qualche autorità può essere, tuttavia, inevitabile per la pubblica sicurezza, per la difesa e per la prevenzione dei reati, per la protezione della salute e degli altri diritti e libertà.

Tutto bene, quindi, la tutela è garantita e la libertà salvaguardata. Invece no. Fatta la legge, trovato l’inganno. A ogni servizio, prestazione, richiesta, è reso obbligatorio, vincolante, perentorio il consenso al trattamento dei dati personali. Per mezzo di una firma tutti hanno accesso alle informazioni che riguardano la persona interessata. Che sia per motivi di salute, di lavoro, di intervento, di transazione e altro, il rispetto dei dati viene meno.

La linea di demarcazione tra il diritto alla riservatezza e il diritto all’informazione di terzi sembra, quindi, essere molto labile. La privacy non è più considerata un diritto a evitare intrusioni, ma un diritto di terzi di portare a conoscenza fatti e notizie rilevanti per il diritto all’informazione giornalistica, televisiva, giudiziaria, indagini di mercato, aziende di telemarketing e mediante il pretesto di tessere fedeltà, sconti, raccolte punti, concorsi, premi.

Il trattamento dei dati comuni (nome, cognome, data di nascita, codice fiscale/ partita I.V.A, indirizzo, numeri di telefono, email), può essere reso necessario per l’espletamento di varie pratiche, ma i dati sensibili sono e devono rimanere segreti per evitare ogni tipo di discriminazione, abuso e commercializzazione.

Tali dati si riferiscono all’appartenenza di razza, alla professione religiosa, al pensiero filosofico, alle abitudini sessuali, allo stato di salute, all’orientamento politico, sindacale, associazionistico, tutte informazioni i cui trattamenti possono causare ripercussioni anche gravi all’interessato.

Le notizie sulla vita privata delle persone devono essere divulgate nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e delle di dignità delle persone fisiche mediante leggi adatte e senso di onestà, perciò buona regola sarebbe leggere attentamente ogni informativa del consenso ai dati personali e sensibili prima di apporre la propria firma e non avere il timore immotivato di sollevare obiezioni in caso si ritenga sia presente una violazione dei propri diritti.



RIFLESSIONE

Si presta poca attenzione alla cessione dei propri dati, intenti a ottenere al più presto l’oggetto del nostro bisogno e desiderio (es: carte fedeltà nei negozi).

Voi prestate attenzione a ciò che firmate o acconsentite? Leggete sempre l’informativa sul trattamento dei dati, l’informativa sulla privacy e sull’uso dei cookie? Conoscete la destinazione dei vostri dati e come rivalervi?



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