IL RISPETTO
- Riflessi di Una Mente
- 11 gen 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 12 mar

Sinonimi di rispetto sono: deferenza, riverenza, riguardo, ossequio.
Esaminiamo quanto questi concetti siano presenti nella nostra vita di tutti i giorni.
La giornata inizia alle sette con la sveglia, ma alle sei ci si sveglia di soprassalto per i rumori del vicino pensionato sopra, che cammina, accende la TV ad alto volume e trascina sedie, per poi uscire e tornare dal bar.
Si esce di casa, incappando nei bambini capricciosi che non vogliono andare a scuola e nelle madri in perenne ritardo. Si varca il cancello, affrontando il traffico e imprecazioni di automobilisti maleducati.
Il lavoro in ufficio inizia con l'acidità di stomaco, affrontando pratiche, scadenze e riunioni. Sarebbe più produttivo se l'ambiente fosse dedicato al lavoro e non ai pettegolezzi. Le macchinette del caffè dovrebbero essere abolite, poiché diventano luoghi di schiamazzi. Spostare la pausa caffè al bar esterno migliorerebbe la concentrazione e il lavoro.
La pausa pranzo è un dilemma: mangiare soli alla scrivania, esposti a sguardi indiscreti, o affollarsi in mensa, sperando mangiare in tempo? Anche a tavola con i colleghi, è difficile evitare argomenti di lavoro, e la vita privata diventa di dominio. Chi si sottrae a domande personali rischia di essere visto come asociale, rivelando quanto la riservatezza sia rara.
La diversità di vedute, opinioni, scelte, comportamenti è malvista, non condivisa e poco capita. Si condanna, si giudica, si depreca come se esistesse un’unica strada, un unico indirizzo, un unico pensiero per essere accettati. Omologazione di idee e azioni, per forza.
Dopo una giornata di lavoro, i colleghi si ritrovano insieme, nonostante le otto ore passate insieme, o per evitare di raccontare la giornata a casa. Passano il tempo tra strade affollate, negozi, palestre, trovando vari modi per accorciare la vita.
Alla sera si torna a casa stanchi non per godersi il meritato riposo, ma per battagliare nuovamente contro i vicini di fianco che invitano alle ore piccole gli amici, probabilmente tutti sordi, date le voci alte a sovrastare la musica frastornante e le risate sguaiate. Per non parlare dei bambini che corrono lungo il corridoio e giocano, saltando nervosamente incuranti del rimbombo atroce attraverso i muri, del per niente diligente pensionato che si corica su un letto a molle cigolanti dei tempi antichi e della moglie che, presa dalla noia, mette in moto la rumorosa lavatrice a mezzanotte.
Un quadro esagerato? Può darsi.
Basterebbe un po' di tatto, buon senso, educazione e disciplina per relazionarsi serenamente. Si chiede rispetto senza concederlo, si invoca la libertà senza conoscerla, si rivendica il diritto senza applicarlo e si celebra la privacy senza difenderla.
Pudore, sobrietà, equilibrio sono sconosciuti alla massa.
Referenza, riverenza, riguardo, ossequio, rispetto, sono, forse, vocaboli troppo impegnativi e faticosi da mettere in pratica in confronto al loro più facile e comodo contrario: il disprezzo.
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