GLI ARTISTI NON HANNO ETÀ
- Riflessi di Una Mente
- 3 dic 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 12 mar

L’età è alla base dei rapporti sociali, lavorativi, amichevoli, sentimentali.
Le inserzioni di lavoro, i bandi dei concorsi, gli annunci di ricerca o di partecipazione del personale hanno come denominatore comune l'età anagrafica. Il limite di età è sancito da una miriade di convinzioni, ipotesi, parametri, supposizioni che hanno influito su leggi, regolamenti, decreti.
La popolazione è suddivisa per categorie: i bambini, i giovani, tendenzialmente dai 15 ai 24/29 anni, fino ai 35 anni si è ancora in tempo per considerarsi tali, gli anziani di seconda, terza e quarta età che partono dai 60 anni in poi. C’è da capire chi ha più di 35 anni e meno di 60 in quale categoria rientri.
Agevolazioni, incentivi fiscali, contratti ad hoc facilitano l’ingresso nel mondo del lavoro dei denominati “giovani” mentre i “non più giovani” devono arrangiarsi come possono. I disoccupati "over 35" aumentano, faticano ad occuparsi e a rioccuparsi. Questi potenziali lavoratori per il mercato lavorativo, di fatto, non esistono.
In un mondo in cui l’eterna giovinezza è propagandata, rincorsa, ostentata, i limiti di età sono una vera contraddizione. Un candidato dovrebbe essere valutato sulla base della sua capacità di lavorare bene, sia mentalmente che fisicamente, oltre che per la sua volontà competenza e professionalità, e non in base a un’età biologica ritenuta inadeguata secondo chissà quale criterio.
Gli atleti, gli sportivi e alcune categorie che sottopongono il proprio corpo a mansioni stressanti, dopo un certo periodo di attività, dovrebbero considerare di limitare o interrompere completamente il loro impiego. Non si tratta tanto di limiti legati all'età anagrafica, quanto piuttosto di limitazioni per un corpo eccessivamente sollecitato.
Il problema è che si giudica in base all’età, si sceglie in base all’età, si condanna o si assolve in base all’età.
Ogni persona vive le diverse fasi della vita, seguendo il naturale sviluppo del corpo e della mente, senza che questo influisca negativamente sulla sua vita personale, affettiva, lavorativa e sociale.
L'aumento dell'aspettativa di vita ha portato a un posticipo dell'età pensionabile. Pertanto, perché un cinquantenne, che statisticamente ha davanti a sé ancora trent'anni o più di vita, dovrebbe essere considerato troppo "vecchio" per essere assunto? Ancora di più, un quarantenne dovrebbe essere visto come una persona con esperienza e desiderosa di rimettersi in gioco.
Nell’ambito artistico, la situazione non è migliore. Limiti di età per partecipare a premi letterari, progetti audiovisivi, concorsi multimediali e così via. La maturità si misura sull’esperienza, non su un calendario. Ci sono culture dove essere nella fase finale della vita è associato a saggezza, rispetto e considerazione. Dovrebbero i vari Beethoven, Picasso e Montanelli astenersi dal comporre, dipingere o scrivere semplicemente perché più anziani? Gli artisti dovrebbero avere un enorme vantaggio rispetto agli altri: il lusso di essere senza età (o di non dichiararla), poiché l'arte in sé è eterna.
La salute, la determinazione e la capacità devono avere la precedenza rispetto ai condizionamenti delle mode, delle leggende, degli interessi, della superficialità e dell'ignoranza collettiva. Infatti se "La vecchiaia inizia quando si smette di imparare", allora si rimane giovani fino alla morte.
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