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  • Riflessi di Una Mente

GLI ARTISTI NON HANNO ETÀ



L’età è alla base dei rapporti sociali, lavorativi, amichevoli, sentimentali.

Le inserzioni di lavoro, i bandi dei concorsi, gli annunci di ricerca o di partecipazione del personale hanno come denominatore comune l'età anagrafica. Il limite di età è sancito da una miriade di convinzioni, ipotesi, parametri, supposizioni che hanno influito su leggi, regolamenti, decreti.


La popolazione è suddivisa per categorie: i bambini, i giovani, tendenzialmente dai 15 ai 24/29 anni, fino ai 35 anni si è ancora in tempo per considerarsi tali, gli anziani di seconda, terza e quarta età che partono dai 60 anni in poi. C’è da capire chi ha più di 35 anni e meno di 60 in quale categoria rientri.


Agevolazioni, incentivi fiscali, contratti ad hoc facilitano l’ingresso nel mondo del lavoro dei denominati “giovani” mentre i “non più giovani” devono arrangiarsi come possono. I disoccupati "over 35" aumentano, faticano ad occuparsi e a rioccuparsi. Questi potenziali lavoratori per il mercato lavorativo, di fatto, non esistono.


In un mondo in cui l’eterna giovinezza è propagandata, rincorsa, ostentata, i limiti di età sono una vera contraddizione. Un candidato dovrebbe essere esaminato perché in grado di lavorare bene, mentalmente e fisicamente, perché volonteroso, competente, professionale e non perché ha un’età biologica che non è quella giusta secondo chissà quale logica.


Gli atleti, gli sportivi e alcune categorie che mettono a dura prova il proprio fisico con mansioni logoranti e stressanti, dopo un certo periodo di attività, è giusto che limitino o smettano del tutto. Più che di limiti di età anagrafica si tratta, quindi, di limiti salutari per un corpo troppo sfruttato.


Il problema è che si giudica in base all’età, si sceglie in base all’età, si condanna o si assolve in base all’età.


Ogni individuo attraversa le varie stagioni della vita come il naturale evolversi del corpo e della mente ma senza che ciò significhi influenzare negativamente la sua vita privata, sentimentale, professionale, sociale.


L’innalzarsi dell’aspettativa di vita ha determinato un ritardamento dell’età pensionabile. Allora, perché un cinquantenne che ha di fronte a sé statisticamente ancora una trentina-quarantina d’anni di vita dovrebbe essere reputato troppo “vecchio” per essere assunto? A maggior ragione, un quarantenne che dovrebbe essere una persona con una certa esperienza alle spalle e con altrettanta voglia di rimettersi in gioco.


Nell’ambito artistico le cose non vanno meglio. Limiti di età per partecipare ad un premio letterario, un progetto audiovisivo, un concorso multimediale e così via. La maturità si misura sull’esperienza non su un calendario. Ci sono dei popoli e delle culture in cui essere sul viale del tramonto equivale a saggezza, rispetto, considerazione.

I poveri Beethoven, Picasso, Montanelli, per citarne alcuni, avrebbero dovuto esimersi dal continuare a comporre, dipingere o scrivere perché ormai anziani?

Gli artisti dovrebbero avere un enorme vantaggio rispetto agli altri: poter concedersi il lusso di non avere età (o di non dichiararla) poiché l'arte in sé è eterna.


La salute, la volontà, la capacità devono prevalere sui condizionamenti dettati dalle mode, dalle leggende, dagli interessi, dalla stupidità e dall'ignoranza collettiva, poiché se “La vecchiaia inizia nel momento in cui cessa la capacità di apprendere” si è giovani fino alla morte.


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