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MADRE A TUTTE LE ETÀ

  • Immagine del redattore: Riflessi di Una Mente
    Riflessi di Una Mente
  • 5 mag 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 12 mar



Si discute molto della maternità oltre i limiti naturali. Sebbene i tempi cambino, i dubbi sul "tempo massimo" per avere dei figli restano legittimi. Se l’età fertile per una donna ha un picco tra i venti e i trent’anni è perché Madre Natura ha stabilito così. Le argomentazioni contro o a favore della gravidanza tardiva si sprecano come le motivazioni soggettive di determinate scelte.

Il prolungarsi degli studi, la possibilità di un impiego al di fuori del nucleo familiare, l’indipendenza economica e l’aumento dell’aspettativa di vita hanno portato a una discrepanza tra le gravidanze spontanee in età biologica e il momento considerato “giusto”. Si fa quindi ricorso alla medicina e alle tecniche di fecondazione assistita, artificiale e programmata, il che genera diverse problematiche, in particolare di natura etica e morale. La salute della madre e del nascituro, la qualità vita, il vigore fisico e mentale, e i condizionamenti sociali solo alcuni degli aspetti da considerare.

Avere e crescere un figlio non è mai una passeggiata, a prescindere dall’età. È molto impegnativo e richiede una buona miscela di grinta e d’incoscienza. Se un’aspirante mamma considerasse il dispendio fisico, economico e morale, i costi per asili nido e tate, pannolini e altri bisogni del bebè, insieme agli impegni e alle malattie infettive infantili, potrebbe facilmente perdere la voglia di procreare.

Ma si sa, qualche rinuncia bisogna metterla in conto in cambio delle soddisfazioni che un figlio potrebbe dare, nonostante tutto.

Il fatto è che la maternità a venti-trenta anni è diversa da quella a quaranta-cinquanta. Calo di riflessi, energie discontinue, abitudini sconvolte, spirito di adattamento ridotto, maggior affaticamento, piccoli acciacchi, … Certo, oggigiorno l'aspettativa di vita è aumentata, i bambini possono essere concepiti in età avanzata senza necessariamente nascere con disabilità e si può scegliere un compagno più giovane senza problemi, ma data la facilità con cui le coppie, indipendentemente dall'età, si separano, è importante essere più cauti. Non è la giovinezza che si allunga, bensì la vecchiaia. Alcune malattie non portano più alla morte, ma possono comunque debilitare notevolmente. È possibile avere figli sani e belli anche dopo i cinquant'anni, ma la differenza di età tra madre e figlio diventa sempre più evidente col passare del tempo.

Quando nasce una nuova coppia si pensa subito, o quasi, ad avere un figlio, come se fosse un passaggio obbligato, un adempimento indispensabile, un salvacondotto per la felicità, una garanzia permanente per la stabilità del rapporto. La vita, invece, riserva sempre delle sorprese. Purtroppo, la nascita di un seppure tanto desiderato erede non è un’assicurazione contro la separazione, il disaccordo, il disinnamoramento, la sofferenza, il tradimento. Spesso, il bambino irrompe nella vita a due come “terzo incomodo” e la vita sentimentale e quella intima ne risentono fortemente. Le attenzioni verso il nuovo arrivato, la totale dipendenza dalla madre nel periodo dell’allattamento, l’ansia, il nervosismo, l’impreparazione, le divergenze su come crescerlo e l’intrusione di parenti e amici, possono mettere a dura prova la solidità del legame di coppia e determinarne la rottura.

D'altro canto, una cinquantenne che ovula e mestrua con la precisione di un orologio svizzero, con piena attività ormonale, fisica e sessuale che rimane incinta dovrebbe considerarsi sfortunata e con la natura avversa? Essere madre a 50 anni e oltre è sempre accaduto. I cosiddetti “figli della menopausa” erano figli, desiderati o no, non nipoti. Sebbene la possibilità di procreare era quasi nulla, era, comunque, normale, naturale. Vivere la maternità in tarda età era faticoso e difficile, ma si trattava di gravidanze spontanee, non di gravidanze progettate, pianificate, ostentate e sbandierate a rivalsa di una riavuta capacità e presunta completezza di un vuoto interiore.

In Italia, c’è una forte discriminazione tra i sessi. Padri in età da nonno non fanno più notizia. Non si può dire lo stesso di donne mature che decidono di mettere su famiglia. La spiegazione crudele e ingiusta non può essere che ovvia. Per un bambino, che si voglia ammettere oppure no, la figura materna è di gran lunga più discussa di quella paterna. Non che il padre non sia rilevante per un bambino, ma essere madre è per la vita. Il legame che s’instaura sin dal concepimento, anche se a volte conflittuale, dura per sempre, a differenza del rapporto paterno che si costruisce in un secondo momento. Ecco perché fa così paura e scalpore una madre in là con gli anni che renderà orfano prematuramente il proprio figlio, nella maggioranza dei casi, unico. Inoltre, gli psicologi affermano che i ragazzi di genitori non più giovanissimi si relazionano con difficoltà con i coetanei, sono tristi. Mamme e papà con i capelli bianchi e la camminata stanca vengono scambiati per i nonni, perciò si sentono in colpa nei confronti dei loro figli, inadeguati con gli altri genitori e fuori luogo con gli insegnanti.

Con tutto il rispetto per la categoria non infallibile degli studiosi della psiche, di figli “disturbati” per diversi motivi ce ne sono anche e soprattutto di mamme giovani, a volte sole, a volte vittime di violenza domestica o semplicemente immature, sprovvedute, incapaci, insofferenti, più dedite al proprio aspetto e alle attività fuori di casa che alle esigenze del proprio figlio. La facilità con cui una donna vuole mettere al mondo un bambino per poi non occuparsene in termini educativi è impressionante.

Certi bimbi, oggi, sono “brutti” per tutt’altre ragioni che esulano dall’età biologica. Ci sono genitrici canute che sono attente, presenti e per niente imbarazzate nella vita dei loro figli felici, spensierati e sereni, viceversa madri “fresche” irresponsabili, assenti, piene di desideri e frustrazioni con bambini incompresi, nervosi, stressati e pieni di problemi comportamentali.

L’idea romantica dell’aspirante madre nell’avere un bel bambolotto da vestire ed esibire si scontra ben presto con le incombenze, i doveri e le responsabilità che una maternità comporta. Non tutte le donne sono fatte per fare la madre. La discriminazione contro le donne non-madri è condannabile né più né meno dell’accanimento, dell’ossessione, dell’ideologia coatta di procreazione. La falsa illusione di avere il dominio, il controllo e la padronanza sui tempi e sulle modalità per partorire è innaturale e deleteria. Le donne vogliono e pretendono troppo da loro stesse. Se non ottengono ciò che si sono ostinatamente o condizionatamente imposte, non sanno farsene una ragione. I buoni propositi delle lotte per i diritti, le libertà acquisite, le conquiste civili le hanno portate a vivere le privazioni come sconfitte e fallimenti personali. La rassegnazione al destino o alla sorte si traduce in insoddisfazione e depressione. Non si è più disposte ad accontentarsi, a guardare oltre la propria presunzione. Si è perso il vero significato del sacrificio, il senso della rinuncia, il valore della libera scelta.

Fare la madre non è un fugace istinto, una moda del momento, una sgargiante passerella, una forzatura sociale, è una vocazione che non tutte hanno.

Se alcune donne hanno dei figli da giovane, da adulta o da più matura, è una questione di opportunità e di casi della vita. I figli arrivano se devono arrivare.

Per tutte le donne, indistintamente, prioritario sarebbe anteporre sempre il benessere psico-fisico del nascituro al proprio egoistico “bisogno” di maternità a tutti i costi e a tutte le età.



RIFLESSIONE

Non si è tutte madri, ma certamente si è tutte figlie. Fare la madre è un mestiere, un compito, una missione, un impegno che richiede tanta pazienza, dedizione, attenzione, cura, tempo e amore. Sono sempre molte le persone pronte a esternare le proprie opinioni su come siete e su come fate la mamma o come dovete rapportarvi con vostra madre.

Voi, madri, cosa non vorreste mai sentirvi dire?

C’è una frase, un consiglio, un giudizio che vi hanno spesso rivolto o che voi avete rivolto a un’altra madre o alla vostra?



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🎬 Guardate il video "Cosa non dire ad una madre"


🎬 Per aumentare il vostro grado di consapevolezza nei riguardi della maternità, leggete la pagina del "Diario di una vita consapevole" riguardo a "La libertà di non volere figli"


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