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IL BRUTTO VIZIO DI (STRA)PARLARE

  • Immagine del redattore: Riflessi di Una Mente
    Riflessi di Una Mente
  • 17 nov 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 11 mar



L’Essere umano è un "animale" sociale e per questo necessita di interagire, scambiare, confrontarsi, comunicare con gli altri suoi simili.

Il problema sorge quando si parla a vanvera per riempire il silenzio, imponendo la propria presenza su chi desidera restare solo con propri pensieri, superando così il naturale bisogno di socializzare.

Il silenzio può incutere timore, nonostante sia presente in abbondanza nei sottosuoli, nelle terre desolate e nelle profondità degli oceani della Terra. Ovunque l'Uomo è arrivato, ha portato con sé tipi di inquinamento, inclusi quelli atmosferico, luminoso e acustico.

Ristoranti, alberghi, negozi e altri luoghi sono accompagnati non solo dal vociferare delle persone, ma anche da radio, musica e pubblicità, confusione. Questo vizio di riempire il silenzio ha invaso anche ospedali e studi professionali, dove il benessere dei pazienti dovrebbe avere la priorità su una compagnia rumorosa forzata.

Non si ha più la facoltà di scegliere. Non c’è sala d’attesa, ascensore, atrio, corridoio immune da colonna sonora. Ma neanche la musica più assordante calma i logorroici. Aumentare il volume non fa che generare frastuono e mal di testa. Non vengono risparmiati neppure le telecronache televisive che siano sportive o culturali.

Commentare l’evento è una cosa, parlare ininterrottamente durante l’intero svolgimento con opinioni superflue e discutibili è una vera tortura.

È davvero frustrante dover affrontare il continuo intervento dei commentatori su un brano musicale che si desidererebbe ascoltare per intero, persino sull'inno nazionale che non appartiene al proprio paese, durante le cerimonie di apertura dei giochi olimpici, i balletti classici, le gare e le varie rappresentazioni e competizioni.

Il flusso continuo di parole supera l’eventuale traduzione simultanea e la spiegazione necessaria.

Quando il troppo è troppo, il piacere di ascoltare non è più un piacere e diventa una molestia.

Si parla spesso solo per il piacere di farlo, ignorando l'interesse dell'interlocutore, crogiolandosi in argomenti indifferenti spettegolando, anche senza essere interpellati.

Si parla, sempre più spesso gridando, comunque e dovunque e sempre meno si ascolta, si ragiona, si prende atto, si chiede, si rispetta.

Comunicare, fabbisogno di ogni essere vivente, è decisamente tutt'altro.


RIFLESSIONE

Ascoltare molto e parlare poco, bene e a proposito. Di difficile attuazione in questa "era della comunicazione" in cui tutti si sentono in potere e dovere di dire la propria su tutto e tutti. Perché tacere risulta essere così faticoso?

«Tacere quando si è obbligati a parlare è segno di debolezza e imprudenza, ma parlare quando si dovrebbe tacere, è segno di leggerezza e scarsa discrezione» Joseph Antoine Toussaint Dinouart.


Voi cosa ne pensate?



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