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  • Riflessi di Una Mente

L'EDUCAZIONE



(Questo articolo vuole essere uno spaccato volutamente generalizzato a scopo provocatorio al fine della riflessione sul concetto di “Educazione”).


“Gli italiani sono il popolo più maleducato del mondo”.


Leggere un titolo del genere su un noto giornale non può lasciare indifferente soprattutto se italiano.


L’Italia è da sempre una nazione splendida dal punto di vista paesaggistico, culturale, morfologico, culinario, storico, artistico, architettonico.

Colline, montagne, pianure, spiagge, mari, laghi, fiumi, città, paesini, industria e agricoltura, tecnologie e tradizioni. All’Italia non manca nulla.

Purtroppo, è abitata dagli italiani.


Mafiosi, qualunquisti, invidiosi, vendicativi, complessati, ipocriti, ladri, buonisti, le definizioni si sprecano ma maleducati proprio ci mancava!


Eppure, all’apparente atteggiamento generoso, solidale e amichevole, al buon gusto estetico e stilistico riconosciuti nel mondo, si insinua un comportamento arrogante, prepotente, menefreghista che mina le relazioni tra individui e rovina il vivere quotidiano.


Il termine “Grazie” è praticamente sparito dal vocabolario italiano, così come “Scusi” e “Mi dispiace”. Il saluto è diventato un optional come lasciare il gabinetto senza tirare lo sciacquone e lavarsi le mani.

Le fondamentali regole educative di portamento, di atteggiamento, di comportamento, in pubblico, in casa, al lavoro, in rete, sono dimenticate.


Qualche esempio di ordinaria maleducazione.

In gran parte dei paesi del mondo quando si incrocia lo sguardo di uno sconosciuto si saluta cordialmente, magari accompagnato da un sorriso accennato, e si prosegue per la propria strada. In Italia ci si fissa molto indiscretamente e a lungo con il muso duro. In Italia non si saluta se non ci si conosce. Quando si entra in un negozio non è conveniente un “Buongiorno” o “Buonasera” ma, se costretti, solo un vago “ciao”. L’uso cortese del “Lei” on-line è sparito e nella vita reale offende uomini e donne perché sinonimo di vecchiaia e ripugna i giovani perché troppo rispettoso verso il prossimo e, di questi tempi, avere rispetto non è più di moda. Il “ciao” e il “tu”, sembra che accorcino le distanze sociali ma assottigliano anche notevolmente le buone maniere.


L’abuso del “tu” a tutti i livelli e gradi è ormai affermata consuetudine. Non ci sarebbe niente di sbagliato se non fosse utilizzato nel senso più denigratorio e dispregiativo del termine. Con l’usanza del “tu” si è più inclini a polemizzare, si crea la falsa illusione di stare a proprio agio e permettersi facili confidenze.

Al “tu” si associa l’idea errata di avere tutti lo stesso valore. Ci si abbassa tutti allo stesso livello sociale, culturale e morale.

Basti recarsi presso un qualsiasi sportello postale, bancario, amministrativo, ospedaliero per rendersi conto di quanto fastidioso, diffamatorio, spregevole, distintivo e discriminatorio possa risultare questa cattiva pratica.


Dietro una tastiera non è diverso.

Il “tu” permette di arrogarsi il diritto di giudicare il prossimo con quella disinvoltura che sfocia nell’arroganza, nell’aggressività, nell’intolleranza di messaggi poco eleganti, educati e rispettosi della diversità di opinioni e scelte individuali.


In Italia la visibilità e l’omologazione dettano legge. Il presentarsi impeccabili, meglio se costruiti, la pettinatura alla moda, il trucco appariscente, il “ritocchino” da eterna “giovincella” per le donne e la sindrome da “Peter Pan” per gli uomini sono il diktat della società odierna, amplificata nell’on-line. Non sarebbe così grave se tali ridicole corse contro il naturale decorso del tempo non fossero accompagnate dal linguaggio triviale, impetuoso, volgare.

Maschi e femmine di ogni età adottano terminologie e intercalari comuni da far rabbrividire il peggiore dei maleducati.

I bambini non sono esenti. Una volta si distinguevano i beneducati dai maleducati con tutto il giustificato rammarico e il conseguente disappunto per questi ultimi. Oggi, inspiegabilmente, i bambini sono tutti definiti simpaticamente “vivaci”.

Invece, questi piccoli dittatori pretendono e ottengono tutto quello che vogliono con la massima facilità. Sono scusati, scagionati, sostenuti e incitati dagli stessi genitori che non hanno più la voglia e la capacità di imporre le basilari regole comportamentali. Sono lasciati senza freni dagli insegnanti che non hanno più lo stimolo e le risorse per insegnare loro la disciplina. I bambini e i ragazzi camminano curvi, mangiano male, fumano e bevono alcool in eccesso, non vogliono ascoltare, non sanno parlare a bassa voce, non hanno paura di niente salvo di non appartenere al “gruppo”. Non accettano rimproveri, consigli, suggerimenti salvo che dalle amicizie sbagliate. I piccoli teppisti in erba sono gratificati dagli stessi atteggiamenti degli adulti che li circondano, divenuti con il tempo, complici passivi, considerati di poco conto.


I media non aiutano. I modelli attuali sono finalizzati alla commercializzazione, al consumo e allo spreco. L’ostentazione della giovinezza, della bellezza, della ricchezza a tutto campo oscurano i valori non pecuniari.

Gli adulti sono diventati, forse, brutti e cattivi loro malgrado ma i loro figli sono la proiezione di questo degrado morale e comportamentale assurto come esempio da imitare e da seguire nella vita reale come nel mondo virtuale.


L’educazione in generale degli italiani è dunque estinta?


Hanno contribuito alla prematura morte, per esempio, le mancate risposte dei cittadini da parte degli organi istituzionali, le cortesi due righe di riscontro all’invio dei curricula dei candidati ai selezionatori del personale, le promesse mai mantenute, gli impegni scordati, i ritardi non motivati, i contrattempi non comunicati, la fiducia mal riposta, le scuse mai arrivate, i ringraziamenti latitanti, le intenzioni illusorie.

Gli italiani hanno perso il senso della misura, dell’ordine, del buon senso, dell’umorismo, dell’(auto)ironia, della consapevolezza, della genuinità, della semplicità.


Nessuno è più disposto a imparare, a riflettere, a rimediare, a pentirsi.


Tutti si sentono padroni di violare la moralità, l’etica e tutto ciò che non gli aggrada, non si sa a quale titolo.

Il contegno, la buona condotta, il rispetto, la sobrietà sembrano termini d’altri tempi, sorpassati, antiquati, demodé, non si capisce chi l’abbia deciso.

Qualcuno si sente inadeguato, incompreso e disgustato di fronte allo spettacolo deprimente dell’Essere umano in declino. Parolacce, bestemmie, imprecazioni, rutti reboanti, schiamazzi, polemiche, disprezzo, facili costumi non possono che acuire il malessere sociale anche nel più stupido degli uomini.


“Gli italiani sono il popolo più maleducato del mondo”. Sarebbe tempo di cambiare.


RIFLESSIONI

Viviamo nell’era digitale e dipendiamo dalla (inter)connessione Internet 24 ore al giorno. On-line si trova di tutto: confronto, supporto, informazione, conoscenza, e comunicare, condividere, esprimersi via web è ormai consuetudine consolidata.


Ma ci sappiamo comportare in maniera sempre adeguata?

Educazione, cortesia, gentilezza, rispetto delle regole, della riservatezza e della sicurezza nel web servono davvero?

Dal tuo punto di vista come ti sembra che la comunicazione in presenza e on-line si sia evoluta nei modi e nei toni?


👉 Quanto conta l'educazione nei rapporti di coppia? E nella vita casalinga?

Se ti interessa l'argomento, vai alla pagina del Diario di una vita consapevole riguardo alla "Parità di genere in casa"

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