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L'EDUCAZIONE

  • Immagine del redattore: Riflessi di Una Mente
    Riflessi di Una Mente
  • 30 giu 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 12 mar



(Questo articolo vuole essere uno spaccato volutamente generalizzato a scopo provocatorio al fine della riflessione sul concetto di “Educazione”).


«Gli italiani sono il popolo più maleducato del mondo».

Leggere un titolo del genere su un prestigioso quotidiano italiano non può passare inosservato.

L’Italia è da sempre una nazione splendida dal punto di vista paesaggistico, culturale, morfologico, culinario, storico, artistico, architettonico.

Colline, montagne, pianure, spiagge, mari, laghi, fiumi, città, paesini, industria e agricoltura, tecnologie e tradizioni. All’Italia non manca nulla.

Purtroppo, è abitata dagli italiani.

Mafiosi, qualunquisti, invidiosi, vendicativi, complessati, ipocriti, ladri, buonisti, le definizioni si sprecano, ma maleducati proprio ci mancava!

Nonostante l'apparente atteggiamento generoso, solidale e amichevole, e il buon gusto estetico e stilistico riconosciuto a livello mondiale, l'italiano cela un comportamento arrogante, prepotente e indifferente che compromette le relazioni tra le persone e deteriora la vita quotidiana.

Il termine «Grazie» è praticamente sparito dal vocabolario italiano, così come «Scusi» e «Mi dispiace». Il saluto è diventato un optional come uscire dal bagno senza tirare lo sciacquone e lavarsi le mani.

Le fondamentali regole educative di portamento, di atteggiamento, di comportamento, in pubblico, in casa, al lavoro, in rete, sono dimenticate.

Qualche esempio di ordinaria maleducazione.

In molte nazioni del mondo, quando si incrocia lo sguardo di uno sconosciuto è consueto salutare cordialmente, magari con un sorriso accennato, prima di proseguire per la propria strada. In Italia, invece, le persone tendono a fissare intensamente e a lungo con un'espressione imbronciata. In Italia non si saluta se non ci si conosce. Quando si entra in un negozio non è conveniente un «Buongiorno» o «Buonasera» ma, se costretti, solo un vago «ciao». L'uso formale del "Lei" online è praticamente scomparso e, nella vita reale, risulta offensivo sia per uomini che per donne, poiché associato all'idea di vecchiaia. Inoltre, i giovani lo trovano sgradito perché considerato eccessivamente rispettoso, e al giorno d'oggi, il rispetto non sembra essere una tendenza popolare. Il “ciao” e il “tu”, sembra che accorcino le distanze sociali ma assottigliano anche notevolmente le buone maniere.

L’abuso del “tu” a tutti i livelli e gradi è ormai affermata consuetudine. Non ci sarebbe niente di sbagliato, se non fosse utilizzato nel senso più denigratorio e dispregiativo del termine. Con l’usanza del “tu” si è più inclini a polemizzare, si crea la falsa illusione di stare a proprio agio e permettersi facili confidenze.

Al “tu” si associa l’idea errata di avere tutti lo stesso valore. Ci si abbassa tutti allo stesso livello sociale, culturale e morale.

Basti recarsi presso un qualsiasi sportello postale, bancario, amministrativo, ospedaliero per rendersi conto di quanto fastidioso, diffamatorio, spregevole, distintivo e discriminatorio possa risultare questa cattiva pratica.

Dietro a una tastiera non è diverso.

Il “tu” permette di arrogarsi il diritto di giudicare il prossimo con quella disinvoltura che sfocia nell’arroganza, nell’aggressività, nell’intolleranza di messaggi poco eleganti, educati e rispettosi della diversità di opinioni e scelte individuali.

In Italia la visibilità e l’omologazione dettano legge. La società odierna, amplificata online, promuove l'ideale di presentarsi in modo impeccabile, con uno stile costruito, acconciature alla moda e trucco audace. Per le donne, c'è la ricerca di un aspetto sempre giovane, mentre per gli uomini si manifesta la sindrome da "Peter Pan". Non sarebbe così grave, se tali ridicole corse contro il naturale decorso del tempo non fossero accompagnate dal linguaggio triviale, impetuoso, volgare.

Maschi e femmine di ogni età adottano terminologie e intercalari comuni da far rabbrividire il peggiore dei maleducati.

I bambini non sono esenti. Una volta si distinguevano i beneducati dai maleducati con tutto il giustificato rammarico e il conseguente disappunto per questi ultimi. Oggi, inspiegabilmente, i bambini sono tutti definiti simpaticamente “vivaci”.

Invece, questi piccoli dittatori pretendono e ottengono tutto quello che vogliono con la massima facilità. Sono scusati, scagionati, sostenuti e incitati dagli stessi genitori che non hanno più la voglia né la capacità di imporre le basilari regole comportamentali. Sono lasciati senza freni dagli insegnanti che non hanno più lo stimolo e le risorse per insegnare loro la disciplina. I bambini e i ragazzi si muovono con la schiena curva, seguono abitudini alimentari poco salutari, fumano e consumano alcol in eccesso. Non vogliono ascoltare, non sanno mantenere un tono di voce basso e non temono niente e nessuno, tranne il non essere accettati dal “gruppo”.

Non accettano critiche, consigli o suggerimenti, eccetto quelli provenienti da amicizie inadeguate. I giovani teppisti sono incentivati dagli stessi comportamenti degli adulti intorno a loro, che, col passare del tempo, sono diventati complici passivi e considerati irrilevanti.

I media non aiutano. I modelli attuali sono finalizzati alla commercializzazione, al consumo e allo spreco. L’ostentazione della giovinezza, della bellezza, della ricchezza a tutto campo oscurano i valori non pecuniari.

Gli adulti, forse loro malgrado, sono diventati brutti e cattivi, e i loro figli riflettono questo degrado morale, assumendo comportamenti da imitare sia nella vita reale che nel mondo virtuale.

L’educazione, in generale, degli italiani è dunque estinta?

Hanno contribuito alla prematura morte, per esempio, le mancate risposte dei cittadini da parte degli organi istituzionali, le cortesi due righe di riscontro all’invio dei curricula dei candidati ai selezionatori del personale, le promesse mai mantenute, gli impegni scordati, i ritardi non motivati, i contrattempi non comunicati, la fiducia mal riposta, le scuse mai arrivate, i ringraziamenti latitanti, le intenzioni illusorie.

Gli italiani hanno perso il senso della misura, della fiducia, dell’ordine, del buon senso, dell’umorismo, dell’(auto)ironia, della consapevolezza, della genuinità, della semplicità.

Nessuno è più disposto a imparare, a riflettere, a rimediare, a pentirsi.

Tutti si sentono autorizzati a violare la moralità, l'etica e tutto ciò con cui non sono d'accordo, sebbene sia chiaro su quali basi lo facciano.

Il contegno, la buona condotta, il rispetto, la sobrietà sembrano termini d’altri tempi, sorpassati, antiquati, demodé, non si capisce chi l’abbia deciso.

Qualcuno si sente inadeguato, incompreso e disgustato di fronte allo spettacolo deprimente dell’Umanità in declino. Parolacce, bestemmie, imprecazioni, rutti reboanti, schiamazzi, polemiche, disprezzo, facili costumi non possono che acuire il malessere sociale anche nel più stupido degli uomini.

“Gli italiani sono il popolo più maleducato del mondo”. Sarebbe tempo di cambiare.



RIFLESSIONE

Viviamo nell’era digitale e dipendiamo dalla (inter)connessione Internet 24 ore al giorno. Online si trova di tutto: confronto, supporto, informazione, conoscenza, e comunicare, condividere, esprimersi via web è ormai consuetudine consolidata.

Ma ci sappiamo comportare in maniera sempre adeguata?

Educazione, cortesia, gentilezza, rispetto delle regole, della riservatezza e della sicurezza nel web servono davvero?

Dal vostro punto di vista come vi sembra che la comunicazione in presenza e online si sia evoluta nei modi e nei toni?



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👉 Quanto conta l'educazione nei rapporti di coppia? E nella vita casalinga?

Se vi interessa l'argomento, andate alla pagina del "Diario di una vita consapevole" riguardo alla "Parità di genere in casa"


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