INTANTO, VA BENE COSÌ
- Riflessi di Una Mente
- 3 nov 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 12 mar

L'Italia è un paese caratterizzato da un elevato debito pubblico e da una pressione fiscale altrettanto alta, fattori che suscitano molte preoccupazioni a parole, ma non nei fatti. I vari governi che si sono succeduti hanno fatto poco per cambiare questa tendenza in continua crescita.
Gli italiani eccellono nel lamentarsi, nel criticare e nel polemizzare, ma quando arriva il momento di agire per cambiare le cose, mostrano tutti lo stesso atteggiamento, quello buonista.
Lo spirito di rassegnazione e il debole senso civico campeggiano in molti settori. La volontà di lavorare in modo organizzato ed efficiente viene presto soppiantata da una mentalità malavitosa che non lascia molto scampo. Nonostante gli sforzi per seguire la retta via, si incontrano sempre ostacoli che compromettono pratiche ed eventi. La situazione appare viziata e pilotata, portando a un atteggiamento di menefreghismo e omertà nella collettività. L’abitudine a raccontarsi favole di fronte ai disastri è il risultato naturale di decenni di malaffare.
L'evasione fiscale è una grave piaga nazionale, ma non è una priorità da affrontare. Gli onesti continuano a pagare per chi evade, mentre i servizi sociali e sanitari subiscono tagli, colpendo i più bisognosi. Il malcontento cresce, ma si accetta passivamente la situazione.
Le strutture scolastiche e l'emigrazione delle menti brillanti non sorprendono più. Gli investimenti esteri vengono allontanati dagli scandali e da una tassazione troppo elevata, mentre il patrimonio artistico e culturale è trascurato e soggetto a vandalismi. I pochi parchi sono abbandonati, diventando luoghi di degrado e discariche.
Si decanta tanto l’accoglienza condannando il razzismo ma non si è altrettanto in grado di offrire una vita dignitosa agli innumerevoli disperati che fuggono da fame e guerre, se non facendo leva sul buon cuore delle singole persone impotenti di fronte all’inerzia della politica.
Si costruisce dove è vietato, causando disastri per abusi edilizi, mentre opere faraoniche iniziate rimangono incompiute. La burocrazia soffoca l'economia e, invece di supportare le piccole e medie aziende in difficoltà, si lasciano fallire, portando a tragiche conseguenze per imprenditori e dipendenti.
La manodopera a basso costo e la concorrenza sleale sono deprecate, ma favorite. Gli scioperi sono visti come un disagio per i cittadini, non come strumenti di rivendicazione. Si incoraggiano le giovani coppie ad acquistare case senza mutui accessibili e si critica la bassa natalità senza tutelare la maternità. Si esige che le donne lavorino nonostante le discriminazioni, mentre i giovani sono accusati di pigrizia senza reali opportunità.
Per smuovere le coscienze, spesso è necessaria una tragedia (morti negli stadi, per strada, nei cantieri), dopodiché le cose tornano a essere peggiori di prima. I consumi rimangono stagnanti, non solo a causa della crisi. Gli stipendi sono minimi e la disoccupazione è alta. Le carceri sono sovraffollate per mancanza di educazione alla legalità e il crimine spesso nasce dallassenza di alternative fornite dallo Stato.
Conoscenze, clientelismi, raccomandazioni fanno parte del modo di sopravvivere italiano togliendo risorse preziose a talenti e meriti che farebbero grande il Belpaese.
“Fregare prima di essere fregati” e "L’occasione fa l’uomo ladro" fanno ben supporre che gli italiani preferiscano usare la furbizia più dell'intelligenza. In verità, non è neanche colpa loro. È il sistema che favorisce scorciatoie e metodi poco ortodossi, incoraggiando aggressività e arroganza, poiché educazione e rispetto non portano risultati. Così, trionfano soprusi e ingiustizie, vince sempre è più scaltro, non chi è onesto.
In questo contesto, i mangiatori di pizza e i suonatori di mandolino conoscono le regole per prosperare nella giungla di malfattori che hanno creato, senza indignarsi per i danni subiti. Vendono parti del paese e fanno affari per profitto, arricchendo sempre i soliti noti. La società, lo Stato e le Istituzioni sembrano separate dalla popolazione, in una competizione continua per il furto.
L’Italia è uno strano paese, grandi potenzialità, ma poco coraggio. Nel proprio piccolo ognuno è chiamato a fare grandi rivoluzioni, pensare con la propria testa, agire coerentemente, ma a costo di fatica, reputazione e giudizi.
Così, manca il fegato di prendere una posizione, di andare controcorrente, di condannare a viva voce comportamenti illeciti, di infliggere pene esemplari, di essere impopolari per il bene comune, di affermare la propria sana individualità e lasciare il gruppo che travia, di dare il buon esempio con la certezza che, col tempo, gli altri facciano altrettanto. Il problema vero è che si aspetta sempre che sia qualcun altro a prendere l’iniziativa, a sfidare l’anarchia prestabilita e a rimetterci, quasi sicuramente, se lasciato solo.
In perenne attesa della vittima sacrificale per il bene della patria che instilli un po’ di fierezza nazionale e che faccia amare lo “Stivale” per le molte virtù, per ora infangate, oscurate, nascoste, si continua a lamentarsi, a polemizzare, a pensare, parlare e scrivere sempre male dell’Italia e degli italiani. Si vede che a molti, per i più svariati motivi, “Intanto, va bene così”.
RIFLESSIONE
La parola RESILIENZA riempie tanti canali video, articoli sulle riviste e post dei blog. Come allenarla, come svilupparla, come rinforzarla questa attitudine, mentalità, capacità così importante per la vita quotidiana? Voi come la utilizzate? A fini personali o per scopi più elevati?
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