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  • Riflessi di Una Mente

CHI SI OFFRE VOLONTARIO?



Altruismo, solidarietà, generosità sono i sentimenti che animano una flotta, in costante crescita, di persone singole o riunite in associazioni, enti e comitati, con lo scopo di aiutare chiunque ne abbia bisogno. Sono, infatti, numerose le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, non governative e non profit che svolgono opere di volontariato.


Ragioni private e personali, senso di ingiustizia sociale, delirio mistico, vuoto o missione di vita, pena di misura alternativa, qualunque sia la motivazione, il volontariato individuale e/o collettivo si pone come soluzione ai problemi trascurati, mal gestiti, non affrontati dagli organi preposti. Alle mancanze e all’incuria delle Istituzioni sopperiscono, infatti, anche se erroneamente, i soli cittadini armati di buona volontà e di molti ideali.


Il buon cuore a servizio degli altri, oltre che stabilito per legge, obbliga a rifiutare qualsiasi compenso in termini di denaro, largamente ricompensato dalla gratificazione del solo gesto altruistico.


Non rispondendo alle logiche di profitto e di mercato, i volontari forniscono gratuitamente le loro prestazioni in molteplici campi riguardanti persone, animali, tutela dell’ambiente.


Beneficenza, donazioni, 5×1000, impiego di energia e del proprio prezioso tempo per il bene comune sprigionano egoistiche benefiche sensazioni alla coscienza di chi li elargisce ben più di chi li usufruisce.


Fare del bene fa sentire bene, il mondo sembra più bello e la gente più cordiale. L’incontro con l’altro ristabilisce l’armonia dell’anima, alimenta il proprio “ego” creando l’illusione dell’essere indispensabile e rinforza l’idea di aiutare concretamente il prossimo con poco.


Con la sua visione rosea della vita, il volontario corre il rischio di essere sempre più spinto dall’impellente necessità di oltrepassare il limite del semplice innocuo servizio occasionale.

Lo stato di comodo, di interesse, di buonismo, infatti, è dietro l’angolo. Quando un’opera non è più spontanea perché imposta da regole sociali, il tempo da dedicarvi non è più libero poiché scandito da giornate e orari ben precisi e la reperibilità diventa totale e incondizionata, allora di “volontario” rimane molto poco.

Pretendere a titolo gratuito una prestazione che, di fatto, potrebbe e dovrebbe essere retribuita alla stessa stregua di un vero e proprio lavoro per mansioni e orari, oltre che immorale, è ingiusto.

Approfittare dell’eccessiva buona disposizione umana per coprire il vuoto ingiustificato lasciato da uomini e donne eletti e stipendiati oltremisura per interventi a vantaggio del paese e non del proprio, è indecente e palesemente ipocrita.


La persona volonterosa compensa l’assenza dello Stato, sostituendolo, a fin di bene, nelle sue carenti funzioni, assecondandolo nella sua malata concezione e sollevandolo dalle spettanti responsabilità.

Lo Stato non provvede ai bisogni dei cittadini dal momento che, per sua fortuna, se ne occupa il lodevole volontario, il quale, pur senza compenso, paga le tasse per i servizi che non ha. Il volontario diventa, così, il surrogato di tante competenze perdute, tolte, riciclate.

Come per altre categorie non pagate o non abbastanza (stagisti, tirocinanti, praticanti, apprendisti), i volontari possono assistere, sostenere, affiancare, per brevi periodi, professionisti competenti, adeguatamente formati e con regolare busta paga, in caso di reale necessità, di emergenza, di carenza momentanea di risorse umane, di urgenza.

Sono impiegati a sostituzione di figure professionali per convenienza economica, fiscale, contributiva, speculari alla loro opera caritatevole per non dover assumere personale. Sfruttare la buona fede dei volontari frodando i disoccupati bisognosi di lavorare, non dovrebbe trovare alcuna comprensione ma solo profonda indignazione.


Purtroppo, al di là delle buone intenzioni e della fiducia sconfinata nel prossimo, una società capitalistica in cui economia e finanza decidono del destino di una nazione, non è possibile ottemperare agli innumerevoli tassativi oneri economici quotidiani con la sola buona pratica gratuita.


L’entusiasmo e la forza vitale che possiede un volontario, lavoratore con tanto tempo libero, non dovrebbe mai incontrare la logica furbesca di politiche e poteri di parte.

Il vero significato nel prestare la propria opera a titolo gratuito è nel non chiedere nulla in cambio se non il rispetto e la giusta considerazione del proprio operato a sostegno e integrazione di uno Stato che funziona.


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