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LA BELLEZZA DELLA SOLITUDINE

  • Immagine del redattore: Riflessi di Una Mente
    Riflessi di Una Mente
  • 10 nov 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 12 mar



La vita sociale è un caos di rumori e influenze, mentre la solitudine rappresenta la protezione della sfera privata e dell'integrità dell'anima, un valore per la comunità. L'uomo non è solo un animale sociale, ma anche un individuo unico che ha bisogno di isolamento.

La società contemporanea, però, ha rotto questo equilibrio.

Le tecnologie della comunicazione, come telefono, la televisione e la connettività sono centrali nella vita quotidiana. I nuclei familiari si rimpiccioliscono, le madri lavorano e cresce la diffidenza nei confronti degli altri. In questo, Internet consente la comunicazione tra persone isolate, sostituendo il contatto con interazioni virtuali. Essere visibili e connessi offre una falsa sicurezza e un'illusione celebrità, rendendo difficile accettare la solitudine.

La costante presenza immaginaria degli altri e la ricerca di riconoscimento aumentano frustrazione e complessi, mentre la paura di essere esclusi socialmente supera la necessità di rifessione e prudenza.

Non conta essere sinceri o autentici, ma essere visibili. La visibilità significa esistere e vivere in relazione agli altri, cercando consenso e appartenenza. Intimità e capacità di riflessione individuale diventano sacrificabili.

Evitare la solitudine è un segnale preoccupante, poiché indica una difficoltà a gestirla. Gli studenti, dalla scuola all'università, sono costantemente protetti da famigliari e insegnanti per paura di comportamenti autodistruttivi e pensieri non conformi alla cultura dominante estroversa.

Ognuno ha il diritto di isolarsi, anche se ciò può renderlo impopolare, poiché la socialità è diventata fondamentale. La socializzazione forzata, basata su sorrisi e interessamenti fittizi domina, e chi desidera restare solo è spesso criticato ed escluso.

La solitudine è spesso vista come un isolamento o una debolezza, riservata a santi e poeti, mentre è inaccettabile per le persone "normali". Alla solitudine è comunemente associata anche la noia. Ecco, quindi, che viene in automatico l’accensione del televisore, del computer, della radio, del cellulare, del tablet, e che corrono prontamente in soccorso gli allarmati amici che si sentono in dovere di intrattenere lo sfortunato solitario di turno. Questa compagnia, anche se superficiale e virtuale, diventa necessaria per accettarsi e adattarsi agli altri.

L'abuso della tecnologia porta a cercare conforto negli altri per sfuggire all'isolamento, senza rendersi conto che ciò lo amplifica. Ci si aggrappa alla tastiera come un salvagente, dimenticando che la vera salvezza è interiore. Si è persa l'importanza di stare da soli, insieme a introspezione, dignità e visione personale. La vita spirituale e privata è sostituita da una frenesia sociale insoddisfacente, dove ogni momento deve essere immortalato e condiviso online, spesso per un pubblico indifferente. È una situazione triste.

La mente solitaria si distingue dalla massa, perciò è ritenuta pericolosa, perché non manipolabile. La voce del solitario trova ascolto nel silenzio, perciò preferisce stare in disparte fuori dal frastuono sterile.

La solitudine promuove misura, buon senso e libertà di scelta, proteggendo riservatezza e intelligenza. Chi sa stare solo è più capace di amare e condividere, libero da egoismo e dipendenza. Per loro, la compagnia è tanto una libertà quanto scelta di restare soli, trovando forza e benessere nella solitudine.

Lo stare per conto proprio li mette in rapporto con l’essenza più intima di loro stessi, al contrario di quelle persone che alla sola idea di rimanere sole vengono assalite da inquietudini, malesseri, fobie. Prigioniere della mancanza di fiducia, di stima e di amore, le persone malate di socialità vagano alla sempiterna disperata ricerca di nuovi amici, amori, guide, investendoli delle loro troppe fragilità e non in grado di liberarle dall’angoscia continua che le affligge. Ricercare la compagnia degli altri è rifuggire la propria. Eppure la liberazione dalle gabbie mentali imposte dagli altri inizia con l'accettazione, la consapevolezza e l’approvazione di sé. Basti pensare a quali nefandezze si sia più facilmente portati a compiere in gruppo per capire che l’individuo preso nella sua unicità è, spesso, migliore di quanto si ostini a negarlo. L’artefatto bisogno dell’altro è un’invenzione che non placa i sentimenti negativi che alimentano la paura dello stare in compagnia di sé stessi. L’altro è trasformato in illusoria àncora di salvezza, in tana sicura, in uscita di emergenza messe a disposizione, a comodo, a comando, a piacimento.

Il progresso, la crescita e il miglioramento richiedono la capacità di godere della solitudine. Solo imparando a stare bene con noi stessi possiamo apprezzare la compagnia degli altri. In verità, nessuna vera eccellenza sociale, che sia artistica, politica, filosofica, scientifica o semplicemente morale, può nascere senza solitudine.

Non a caso «Dio è solo; ma il Diavolo no: ha un sacco di compagnia». (H. D. Thoreau).



RIFLESSIONE

Le persone che sanno stare da sole tendono a essere più abili nel condividere e nel comunicare. Per loro, la compagnia degli altri rappresenta una libertà totale, tanto quanto la scelta di farne a meno. In effetti, nessuna vera eccellenza sociale, sia essa artistica, politica, filosofica, scientifica o morale, può emergere senza la solitudine.

Voi avete un’indole solitaria o rifuggite la solitudine circondandovi di stimoli sociali, visivi e sonori? Che relazione avete con la solitudine? Riuscite a ritagliarvi un momento per dare ascolto alla parte più intima di voi?


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🎬 Guardate il video "Il valore della solitudine" affinché possa esservi utile, fornirvi uno spunto di riflessione e sia una fonte di ispirazione a chi sente la necessità di ritagliarsi un istante di serenità.


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