PER FARE UN ALBERO
- Riflessi di Una Mente
- 21 apr 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 12 mar

L’Italia è il paese del traffico e del cemento. Nonostante la stragrande maggioranza degli italiani provenga dai piccoli centri e dalle campagne e abbia almeno un antenato, non troppo lontano, di estrazione contadina, la mentalità ecologista non fa parte del suo DNA. Basti osservare le poche aree verdi cittadine invase da fazzoletti sporchi, mozziconi di sigaretta, sacchetti di plastica, bottiglie vuote. La concezione del bello e del pulito, evidentemente, non riguarda i prati, i parchi, le aiuole e tutti gli spazi naturalistici ridotti a discariche a cielo aperto.
Chi ha la grande fortuna di possedere una casa con un giardino si affretta a piastrellare ogni centimetro dell’area, non solo ad uso pedonale. I pochi arbusti vengono insensibilmente strappati, recisi, tagliati, poiché nella mentalità italiana le foglie, che cadono naturalmente dall’albero, sporcano e attirano chissà quali brutte bestie. I pochi che resistono sono soffocati dallo smog, sono violati da un assente senso civico e relegati a poche zone ghettizzate.
Per riempire quei vialetti grigi cementificati si ricorre, al massimo, a qualche piantina in vaso. Nelle rotonde stradali nemmeno più quello. Per abbellire strade, viali, piazze si preferisce il monumento in balìa degli escrementi dei piccioni, la scultura moderna in ferro che si arrugginisce, l’anonima fontanella che rimane sempre o quasi senz’acqua.
Gli alberi disturbano.
Ogni primavera si assiste impotenti alla stagionale potatura (che dovrebbe essere effettuata in inverno quando la pianta dorme), la quale si traduce in uno scempio vergognoso. Le verdi rigogliose foglie, i germogli e i rami nuovi vengono rimossi, lasciando la povera pianta a uno scheletro vivente. Le giustificazioni sono oro colato per tutti, spaziano dalla sporcizia alla mancanza di visuale, dal disturbo allergico alla troppa invadenza territoriale.
Si è scordato che l’Uomo, sin dalla sua venuta sulla Terra, è stato da sempre accompagnato dall’albero. Nella Bibbia l'Albero della Vita equivale alla vita eterna e alla conoscenza del bene e del male. «La vegetazione rigogliosa è solidale con la condizione dell’uomo legato alla terra», si legge in Isaia 61,1. Essa, da una parte simboleggia la sua caducità e la sua effimera consistenza, dall’altra raffigura la prestanza, la bellezza, il vigore e la fecondità dell’uomo per la ricchezza dei frutti, sia nella vita fisica che in quella morale.
Nella tradizione cristiana l'albero rappresenta la vita dello spirito e il ciclo della morte e della rinascita come il Cristo risorto. È la storia di un popolo con il suo Dio. È l’avventura della Fede.
Da sempre legato al culto di Dei e Dee, l’albero evoca meditazione, contemplazione, concentrazione, perpetua rigenerazione, fecondità e trascendenza.
Per le sue radici affondate nel suolo e per i rami che si elevano al cielo, l'albero è ritenuto universalmente un simbolo dei rapporti tra terra e cielo, divenendo sinonimo di asse del mondo.
Nell’“Inferno” della Divina Commedia, Dante "coglie" un ramicello da un grande arbusto e viene sorpreso da un grido seguito dal fuoriuscire di sangue marrone dal punto reciso. «Perché mi laceri? Eravamo uomini e ora siamo piante, perciò la tua mano dovrebbe essere più clemente». Dante impaurito lascia subito il ramo. Si tratta, quindi, di uomini trasformati in piante, un decadimento verso una forma di vita inferiore, pena principale dei dannati di questo girone. Essi hanno rifiutato la loro condizione umana uccidendosi e per questo non sono degni di avere il loro corpo.
La figura dell'albero sanguinante è ripresa dal III canto dell'”Eneide”, dove si narra che Enea, sbarcato sulle rive del mare di Tracia, strappa alcuni rami da una pianta, ma dal legno troncato esce sangue. Polidoro, ultimogenito di re Priamo, si è trasformato in pianta dopo essere stato trucidato e crivellato dalle frecce di Polimestore per impadronirsi del suo oro.
Benché l’albero venga citato, osannato, difeso in varie epoche e in vari contesti da poeti, scrittori, saggisti, cantautori e ovviamente da naturalisti, ambientalisti, biologi, sembra che sia sacrificabile in nome dell’urbanizzazione incontrollata e del capriccio singolo e collettivo.
Negli ultimi tempi si è cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della salvaguardia dell’ambiente e del rispetto per la natura, del patrimonio arboreo e boschivo, della tutela della biodiversità. Variegate e sempre più numerose sono le iniziative a tal riguardo. Una controtendenza alla sembra in atto, ma i tempi sono lunghi e molti alberi, anche secolari, intanto, vengono abbattuti nel sacro nome dell'eccessiva e incontenibile voglia di cementificazione e di legna da ardere.
Gli allarmismi e le continue minacce di catastrofi naturali hanno portato l’essere umano a prendere coscienza della grave situazione e a fare di tutto per contrastare i cambiamenti climatici e prevenire il dissesto idrogeologico. La natura si ribella all’uomo incivile e ingrato, non concede sconti e non perdona nessuno. Si dimentica troppo facilmente che ogni atto contro l’ambiente è controproducente per la persona, per la sua salute per il suo benessere fisico e spirituale.
Riparare laddove si è sbagliato, rimediare allo sterminio di zone verdi, reimpiantando fragili fuscelli qua e là e ricostruendo ad hoc piccoli giardini pubblici è una misera consolazione, se il deperimento di tali aree è quasi certo. Infatti, la mancata manutenzione del verde pubblico è un’altra triste realtà tutta italiana.
Più che di educazione ambientale e civica si tratta di cambiare mentalità. Provare per credere.
«Gli alberi non tradiscono, non odiano, irradiano solo felicità e amore. Ecco perché l'uomo stando vicino agli alberi, avverte una corrente positiva e rigeneratrice».
Romano Battaglia, Foglie, 2009
«Amo gli alberi perché sembrano più rassegnati di ogni altro essere o cosa al modo in cui devono vivere».
Willa Cather, O pionieri!, 1913
«Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo. Noi li abbattiamo e li trasformiamo in carta per potervi registrare, invece, la nostra vuotaggine».
Kahlil Gibran, Sabbia e spuma, 1926
«La tragedia consiste in questo: che l'albero non si piega ma si spezza».
Ludwig Wittgenstein
«Gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo in ascolto».
Rabindranath Tagore, Lucciole
RIFLESSIONE
La riflessione correlata all'articolo è la bellezza. La bellezza è ovunque. Ne siamo consapevoli? Basta accorgersene. Può essere colta nella solitudine, nel silenzio, nel raccoglimento, in un dipinto, in un fiore, in un tramonto, in un paesaggio, in uno sguardo, in un libro, in una melodia, in un albero.
Quale bellezza riuscite a cogliere dalle vostre giornate? Quale albero vi piace o sentite più affini a voi? E perché? Cosa simboleggia per voi l'albero?
Ogni risposta è individuale, soggettiva, personale. Non esiste una risposta giusta o sbagliata. Nessuno vi giudica, rendetevi consapevoli di quanta bellezza ci sia davanti al vostro naso e ai vostri occhi.
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