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  • Riflessi di Una Mente

DISCRIMINAZIONE ANAGRAFICA



Invidia, ignoranza, stupidità, paura, sono alla base della discriminazione anagrafica femminile.

L’avanzare dell’età è minacciosa, irriverente e crudele per le signore che, pur sentendosi vigorose e apparendo fresche come rose, sono discriminate nelle opportunità professionali, nella vita sentimentale e sociale.


Per l’uomo è diverso. Gli è permesso essere e considerarsi ancora un “ragazzo” nonostante acciacchi, demenza senile, pancia, calvizie e dentiera. Gli si giustifica una certa inclinazione preferenziale in fatto di compagnia femminile, gli si concedono più facilmente opportunità in amore come in carriera.

A differenza dell'uomo, la donna è penalizzata in ambito lavorativo, troppo spesso perché moglie e, peggio, madre. Si biasima se frequenta un uomo più giovane di lei, si deride se osa amarlo e, ancor più, sposarlo ed essere felice.


Ancora oggi, le donne faticano ad affermare le proprie scelte in ogni campo, troppo condizionate dal giudizio e pregiudizio altrui.

Sebbene la loro aspettativa di vita sia di gran lunga superiore rispetto a quella dei loro compagni, si ritengono vecchie prima del tempo rincorrendo l’eterna giovinezza con continui ritocchi estetici, esercizi estenuanti in palestra, costosi centri benessere, interventi chirurgici invasivi, trucco pesante, diete improbabili, in folle competizione con il sesso maschile sfoggiato “sempre verde” che le etichetta comunque “fuori mercato” compiuti i trentacinque anni, con la società consumistica che le appioppa malanni e problemi fisici di ogni specie.

L’incessante e inclemente autocritica spinge le donne, il più delle volte, a sentirsi inadeguate, ad incolparsi per non essere all’altezza, a rassegnarsi prima di mettersi alla prova, ad assecondare, di fatto, una società maschile e maschilista che ha come compito l’ipocrito gioco di comodo di addossare tutte le proprie insicurezze e debolezze al genere femminile.


L’emarginazione passa attraverso molteplici canali e una società, in cui la vecchiaia è rifuggita con ogni mezzo, è la chimera del controllo sul tempo che mira a perdere il senso dell’equilibrio, del buon gusto e della ineluttabilità.


Mentalità, educazione e cultura determinano stili e scelte di vita e, ancora una volta, le pari opportunità, anche anagrafiche, tanto acclamate e sperate, sembrano rivelarsi illusorie.


In verità, ci si scandalizza troppo per una questione che non ci si dovrebbe neanche porre.


Sin dai tempi antichi, amori anagraficamente discordanti sono sempre esistiti. In letteratura come nella realtà, l’età è un fattore del tutto secondario e irrilevante rispetto ai sentimenti e alla voglia di fare. Il fattore biologico può sembrare a sfavore della donna che la schiavizza a tal punto da farla, a volte, rinunciare ai propri desideri ma il coraggio e la forza, dimostrati in molte occasioni nel corso dei secoli, seppure tra innumerevoli difficoltà, l’hanno sempre avuta vinta sull’ipocrisia e sui falsi miti.


Contrastare gli stereotipi non è impresa facile, però, con la determinazione e l’intelligenza proprie delle donne, tutto è fattibile.

Peccato che molte ancora si perdano a seguire e a favorire un modello a loro sfavorevole solo per il delirante bisogno di accettazione e che altri combattono troppo aggressivamente esibendo il proprio corpo con esiti fatalmente controproducenti.


Mentre le giovani e le meno giovani cercano il modo giusto per farsi rispettare, agli eterni immaturi “ragazzi” si continua a fornire l’alibi del timore della vecchiaia, della solitudine e della morte che esorcizzano abilmente seguitando ad alimentare ridicole fandonie e finta propaganda di parte.


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