
Riflessi di Lydia
Diventare madre è una scelta, non un obbligo. L’istinto materno non è una realtà universale e non desiderare dei figli non è un atto egoistico. La felicità di una donna non deve necessariamente passare attraverso la maternità, né tutte sentono una vocazione materna. La realizzazione personale può avvenire anche senza diventare madri, e le coppie senza figli tendono spesso a essere più longeve e felici. Ma la società è davvero pronta ad accettare tutto questo?
Oggi rifletto sulla libertà delle donne di scegliere se avere figli, un tema centrale nell’emancipazione e nell’uguaglianza dei diritti.
Avere figli non è un obbligo, ma una scelta personale che merita rispetto, qualunque essa sia. Desiderare la maternità non è motivo di vergogna, così come non lo è scegliere consapevolmente di non diventare madre.
Non si chiede mai a una donna perché abbia avuto figli, ma se non ne ha, si pretende sempre una spiegazione. Soprattutto se la risposta è: «Non ho figli perché non voglio». In questi casi, si passa facilmente dalla compassione al giudizio, soprattutto verso chi rivendica con serenità la propria scelta. Eppure, cresce il numero di donne che, con consapevolezza e determinazione, scelgono di non procreare.
La discriminazione verso le donne senza figli è ancora diffusa, spesso alimentata anche da altre donne, con frasi come: «Tu non sei madre, non puoi capire», senza pensare che l'istinto materno non è universale e che la maternità non è una vocazione destinata a tutte.
Ci sono donne che non possono avere figli per motivi fisiologici, psicologici, economici o personali, e domande indiscrete su questo tema sono spesso dolorose e fuori luogo.
Curiosamente, non si giudica egoista chi sceglie di avere figli, mentre si etichetta come tale chi decide di non averne.
Fare la madre non è l’unica aspirazione possibile per una donna, e sarebbe meglio essere sincere con sé stesse piuttosto che accettare un ruolo non sentito, rischiando di compromettere la propria vita e quella di un bambino.
Nessuno critica le madri che non si prendono cura dei figli, ma si giudica chi non li vuole.
Forse, se ci fossero meno figli, si potrebbe dedicare loro più attenzione e rispetto, evitando di considerarli trofei.
La domanda più sensata non sarebbe più «Hai figli?», ma «Hai figli felici, amati, beneducati?».
Non diventare madre non significa non essere donna: le due identità non coincidono.
Sia che si tratti di childless (senza figli non per scelta) o childfree (libere dai figli per scelta), nessuna donna dovrebbe essere etichettata come incompleta o anormale.
Maternità e felicità non sono sinonimi.
Lo dimostra anche il crescente numero di uomini e donne che scelgono di non avere figli e la diffusione di spazi childfree. Chi ha figli, infatti, non deve imporli a chi non li desidera.
Una donna è pienamente donna, indipendentemente dal fatto che abbia figli, non possa averne o non li voglia. Tuttavia, la società fatica ancora ad accettare questa libertà: basta osservare sguardi, commenti e giudizi.
Le donne che dichiarano di non volere figli sono spesso oggetto di incredulità, pressioni e consigli non richiesti, a differenza degli uomini, per cui la scelta di non diventare padri è meno problematizzata.
Anche l’età anagrafica influisce sulle aspettative: alle giovani si dice che cambieranno idea, alle adulte si chiede cosa aspettino, si suggerisce l’adozione o si invoca la scienza. Tutto questo nega la libertà di non volere figli, considerandola una scelta sbagliata o incomprensibile.
Spesso si associa la decisione di non avere figli a traumi o mancanza di affetto, come se fosse necessario giustificarsi.
Se è accettato desiderare figli, dovrebbe esserlo anche il contrario.
Si teme l’estinzione dell’umanità, ma si ignora l’impatto ambientale di una crescita incontrollata.
A causa di una mentalità arretrata, molte donne non vivono la vita che desiderano, condizionate da giudizi, sensi di colpa e ostracismo sociale.
La realizzazione di una donna non dipende dalla maternità.
Vivere secondo le proprie convinzioni è fondamentale: la coerenza non è un crimine, né lo è cambiare idea o sottrarsi alle aspettative altrui. Il valore di una donna non si misura sulla base della maternità. Ogni donna ha il diritto di non giustificare le proprie scelte e di cercare la propria felicità, senza preoccuparsi di soddisfare le aspettative degli altri.
