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QUELLA PASSIONE CHIAMATA CALCIO

  • Immagine del redattore: Riflessi di Una Mente
    Riflessi di Una Mente
  • 26 gen 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 25 giu


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Di origini antichissime, il gioco del calcio ebbe, probabilmente, i natali in Cina nel II secolo D.C. poi in Giappone, spostandosi nel IV secolo D.C. in Grecia e, nel Medioevo, in Italia. Ma la vera patria del calcio, come ora lo si conosce e lo si pratica, fu l’Inghilterra. Da lì si espanse nella vicina Scozia, nel Galles, nell’Irlanda del Nord e, successivamente, in tutto il mondo.

Da allora, partite amichevoli, campionati nazionali, europei, competizioni internazionali, coppe mondiali hanno fatto sognare ed emozionare milioni di persone. Appassionati di moduli, schemi di gioco e di calciomercato o semplici simpatizzanti del pallone riempiono stadi, bar, piazze.

I calciatori, che siano attaccanti, difensori, portieri o centrocampisti, diventano idoli per i ragazzini e figure di spicco nei rotocalchi. La passione per il calcio accomuna persone di ogni età e genere, generando un'euforia collettiva a ogni partita, dove in gioco ci sono ben più che due semplici squadre rivali a contendersi un titolo.

Per amore della propria squadra, si manifesta un lato violento del carattere, con insulti e aggressioni, pretesto di disagi e frustrazioni individuali. Gli stadi, da contenitori di pacifici tifosi, diventano potenziali scenari di violenza. Le decisioni di gioco scatenano accesi dibattiti e liti furiose che non risparmiano nessuno. Gli arbitri, da garanti delle regole, sono i bersagli preferiti delle rabbie popolari, mentre gli allenatori, da conoscitori di preparazione atletica, psicologica e tattica, vengono additati come responsabili di sconfitte, negligenze, ingiustizie, mancanze.

L'amore per il calcio è incondizionato, nonostante scandali di corruzione e illeciti. In un ambiente dove girano grandi interessi, è facile che ci siano problemi che offuscano la purezza del gioco, la freschezza e la genuinità della semplice voglia di prendere a calci un pallone. Il calcio, sempre sopravvalutato, è più di un semplice sport: è uno stile di vita, un sogno, un divertimento e una gioia che ha accompagnato molte generazioni.

Il calciatore, con i suoi guadagni milionari e una vita da nababbo, diventa un modello da emulare. Nonostante sacrifici come allenamenti, diete e infortuni, l'apparente vita senza pensieri piace a molti. La sua responsabilità è grande, poiché il suo linguaggio, comportamento e le sue azioni, sia in campo che fuori, inviano messaggi significativi.

Recenti episodi di violenza hanno contrastato le campagne di sensibilizzazione sul rispetto e la lealtà. La sportività cerca di riprendere il suo ruolo, ricordando che dietro l'industria sportiva, gli stipendi elevati e le stravaganze, c'è solo una persona con la passione per il calcio.



RIFLESSIONE

 

Il calcio sè ormai più una questione di soldi che uno sport vero e proprio. Non vi sembra triste pensare che i giocatori siano pagati a dismisura solo per dare un calcio a una palla, mentre chi lavora per il bene comune, come forze di polizia, insegnanti, medici o operai, ha uno stipendio misero? Quanto valore diamo davvero alle cose che contano di più?

Non sarebbe forse il momento di riflettere su cosa dovrebbe essere davvero lo sport, sui valori che dovrebbe trasmettere, e di ridimensionare questo triste spettacolo di esibizionismi? E, allo stesso tempo, non dovremmo chiedere che anche chi contribuisce al bene della società riceva il rispetto e il riconoscimento che merita?



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