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  • Riflessi di Una Mente

TRA NUDITÁ E PUDORE



Fotografia, scultura, pittura, cinema, televisione, video, pubblicità, giornali, riviste, Internet, installazioni, montaggi, assemblaggi stilistici e performance sono, spesso, contenitori di nudi parziali o totali.

Nelle arti figurative, originate sin dalla preistoria, si distingue il "nudo artistico", che mette in luce la bellezza, dal "nudo erotico", che evidenzia la sensualità. La vera essenza dell'arte è, quindi, la bellezza unita alla sensualità, una meravigliosa materializzazione del Nudo con l'Arte, spesso confusa con la fin troppo inflazionata volgarità.

Generalmente, il concetto di nudità dipende da punti di vista geografici, culturali, storici, sociali.

Sin dalla creazione del mondo, gli Uomini vivevano originariamente senza abiti come situazione naturale, ma in seguito all'introduzione dell'abbigliamento per diversi fattori, molte culture hanno tenuto un'ampia varietà di atteggiamenti sulla nudità.

Nell'Antica Grecia e nella Roma Classica la pubblica nudità era accettata nel contesto dei bagni pubblici o nell'atletica. Fino all'inizio dell'VIII secolo i Cristiani nell'Europa Occidentale erano battezzati nudi, emergendo dall'acqua come Adamo ed Eva prima della caduta dal Paradiso.

"La scomparsa del battesimo per immersione nell'epoca Carolingia diede alla nudità una connotazione sessuale che era precedentemente assente per i cristiani" (Rouche, 1987, p. 455). Fino all'Ottocento la nudità pubblica era considerata oscena. Agli inizi del Novecento un uomo a petto nudo era scandaloso in talune spiagge.

La raffigurazione della nudità nell'arte, ad esempio nel Medioevo, veniva considerata blasfema, mentre in tempi più recenti i nudi in pittura e scultura venivano tollerati con diversi standard.

Poiché le attitudini sociali sulla nudità artistica erano cambiate, ciò aveva, talvolta, condotto a conflitti sull'arte, ad esempio con la Chiesa Cattolica Romana che organizzò la cosiddetta campagna della foglia di fico per coprire la nudità nell'arte, iniziando dalle opere dell'artista rinascimentale Michelangelo.

Nelle civiltà sviluppate nei climi caldi africani, americani, sud-est asiatici, la nudità è stata un fatto abituale per uomini e donne (es: i Chumash, i Quechua, …).

"L'arte non è mai casta, si dovrebbe tenerla lontana da tutti i candidi ignoranti. Non dovrebbero mai lasciare che gente impreparata vi si avvicini. Sì, l'arte è pericolosa. Se è casta non è arte" citava il pittore Pablo Picasso.

La rappresentazione della nudità nella cinematografia occidentale è stata più a lungo causa di controversie. La nudità totale è stata maggiormente accettata dal cinema europeo, mentre nel cinema americano il pubblico l’ha sempre mal sopportata prediligendo l’eccesso di violenza e lo sproloquio.

L’esibizione nei teleschermi di parti anatomiche femminili specialmente e, in minore misura, maschili nel lontano passato è stata limitata da censure e tabù, dalla moralità di derivazione prevalentemente cattolica e dalla forte presenza del comune senso del pudore. Fino agli anni sessanta il nudo cinematografico, seppure in situazioni soft, era considerato peccaminoso, complice un ipocrita e superficiale bigottismo imperante poi, col passare degli anni, l’evoluzione della morale, i cambiamenti del costume, l’emancipazione (?) della donna accentuarono, fino all’esagerazione e al cattivo gusto, la tendenza a rendere sempre più espliciti i rapporti sessuali, i nudi integrali, le situazioni erotiche.

Sono pochi i film che si pregiano di contenere belle scene di nudo, opportune e funzionali alla storia, senza sconfinare nel voyeurismo, al contrario di sempre più registi e produttori ricorrenti a sequenze ardite che appaiono poco organiche alla trama, decontestualizzate, del tutto superflue, assolutamente prive di motivazione e di fondamento al solo scopo di suscitare falsi clamori per aumentare incassi e pubblicità, quasi a garantire, in anticipo, il successo di un film. Una brutta consuetudine, questa, che lentamente va ad assottigliare la fragile linea che separa la rappresentazione “artistica” dal prodotto semplicemente “volgare”. Le trame lasciano, così, il posto all’esibizione spropositata e all’ostentazione sconcia del corpo femminile che diventa la protagonista assoluta di un prodotto sempre più scadente. Il nudo tout court inizia a fare capolino in tutti i generi cinematografici, dai western ai film di fantascienza, dai thriller agli horror, dai polizieschi alla commedia che sia sexy o no.


Come effetto, si ha la sovraesposizione del nudo stesso che, alla fine, diventa, in molti casi, solo un pretesto. Sono centinaia e centinaia le pellicole di scarso valore che vengono girate, non sempre a basso costo e spesso con un cast altamente qualificato, in cui l’unico obiettivo diventa quello di esporre nudità femminili. Un’evoluzione che ha portato ben presto ad una politica commerciale legata alla presenza obbligata del nudo femminile che diventa voluttuaria, ovverosia banale, scontata, morbosa, priva di sensata carica emotiva e sensuale, disaffezionando e disabituando il pubblico, divenuto sempre più pecoreccio e senza pretese, al cinema di qualità. Lontanissimi, quindi, i tempi in cui frammenti di pelle scoperta suscitavano interesse, scandalo, curiosità.

I film sono specchio della realtà, metafora della vita, ovvero evasione, fantasia, diversità. La varietà, la scelta, l’originalità sono attrici assenti dal panorama cinematografico. Al cinema come in televisione, a teatro, in rete, nelle riviste, le immagini sono strumento globale di comunicazione, di incontro e scontro di culture, di mentalità e di sensibilità differenti, di dinamiche sociali e artistiche opposte. L’uso e l’abuso del nudo comportano, di conseguenza, un’enorme responsabilità e richiedono molta cautela. Le più svariate forme di protesta, le invocazioni di libertà civili, il rifiuto di convenzioni sociali, la ribellione al conformismo trovavano nell’esporsi senza veli la loro rappresentazione ideale e, in parte, giustificativa. Niente a che vedere con l’eccessiva imposizione, rasente l’assuefazione, di una perversa mania di “commercializzare”, svendendo ai quattro venti la dignità umana per effimera gloria di qualcuno e sventolando la rivendicazione di una distorta e opportunistica concezione di libertà. La vera libertà, infatti, è avere l’opportunità di scelta.


Scegliere di denudarsi e di vedere esposti corpi nudi in tutte le salse può piacere fino ad un certo limite ma si dovrebbe anche considerare coloro che si trovano, loro malgrado e malvolentieri, costretti a sorbirsi passivamente tale bombardamento. Dare per assodata la presenza, in un qualsiasi girato o rivista che non sia volutamente osé, di almeno una sequenza o foto di sesso e di nudo per non deludere la supposta malsana malizia di una minoranza a scapito, invece, del buon gusto della maggioranza, oltre che sciocco è anche avvilente.

La presunta necessità popolare di “vedere nudo” non risparmia altri media seppure accompagnata da numerose polemiche. Le copertine di dischi e di CD contenenti foto di nudo pubblicate da artisti come Jimi Hendrix, John Lennon e Yoko Ono, Blind Faith, e Jane's Addiction, sono state, per anni, causa di discussioni. Alcuni musicisti rock si sono addirittura esibiti cover free sul palco durante i loro concerti: tra questi alcuni componenti dei complessi dei Jane's Addiction, Rage Against the Machine, Green Day, The Jesus Lizard, Red Hot Chili Peppers, e blink-182.

La vera sensualità, il sano erotismo, il giusto spogliarsi non si esprimono per forza nel nudo parziale o integrale spregiudicato maldestramente buttato in pasto ai “guardoni”, bensì trovano massima espressione nelle movenze di un corpo provocante che non necessariamente si mostra del tutto, nell’immaginazione di un amplesso eccitante, in interminabili e improbabili esibizioni amatorie, in uno sguardo invitante, revival di pudore, romanticismo e ammiccamento.


L’attenzione del pubblico non è di facile conquista. Il piacere che un bel nudo procura alla vista è dovuto alla sua moderazione, all’attinenza al contesto e non alla sua estesa, generica, sconveniente, costante e fastidiosa manifestazione indecente e grossolana.


RIFLESSIONI

Il pudore è fondamentale nei confronti di sé stessi e per rapportarsi con gli altri di persona e online. Che rapporto hai con il pudore? Quale consapevolezza ti porta ad esibirti o a non esibirti pubblicamente con atteggiamenti, comportamenti fisici e verbali disinibiti?


🎬 Guarda il video "Il pudore online" per stimolare la tua riflessione.



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