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Festa del papà

Riflessi di Lydia

A fronte dei tanti padri virtuosi, premurosi, presenti, attenti e amorevoli esiste, purtroppo, un’altrettanta folta schiera di padri non così lodevoli.
Meglio un mancato padre o un cattivo padre?

“Caro papà, oggi si celebra la tua festa e io ti voglio manifestare pubblicamente tutto il mio affetto perché sei il papà migliore al mondo, sei il mio eroe, non ti sostituirei con nessun altro al mondo 😍”

 

Quanto sarebbe bello se ogni figlio e figlia potesse dichiarare una frase così perché nata dal profondo del cuore e corrispondente al vero.

 

A fronte dei tanti padri virtuosi, premurosi, presenti, attenti e amorevoli esiste, purtroppo, un’altrettanta folta schiera di padri non così lodevoli.

 

Diventare padre non è tassativo. In troppe culture procreare è un passo obbligato, una trasmissione nel tempo di geni, sangue, nome e tradizioni che poco o nulla hanno a che vedere con l’amore, il rispetto e la tutela del bambino.

Evitare di mettere al mondo una creatura, per chi non si sente portato a questo ruolo, dovrebbe, invece, essere doveroso. Un uomo consapevole, sincero e onesto con sé stesso e con la propria compagna si rifiuterebbe di mettere al mondo, con fin troppa leggerezza e irresponsabilità, dei figli indesiderati, malvoluti, destinati ad una esistenza senza di lui. La paternità deve essere una scelta consapevole non solo nei confronti del nascituro ma anche della propria compagna, futura madre.

 

Il 19 marzo omaggia San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, padre putativo di Gesù, di conseguenza, invocato protettore dei padri di famiglia. Altresì, segna la fine della stagione invernale che, in alcune nazioni, tra cui l’Italia, coincide con la festa che celebra la paternità e le relazioni con i figli.

 

Papà è chi ti ama, ti educa e ti cresce, non chi ti mette al mondo e non se ne cura.

 

Infatti, più che essere semplicemente un genitore, la festa deve far onore al papà, biologico, surrogato, adottivo, acquisito, affettivo, che partecipa, collabora e accompagna il bambino in tutte le sue fasi della crescita e che è costantemente vicino fisicamente e spiritualmente per tutta la vita. Quanti cosiddetti padri sono all’altezza del proprio compito e meritevoli di essere oggi festeggiati? Voi siete uno tra questi?

 

Io sono grata perché non mi è mai mancata la figura paterna e troppo scontato sarebbe, qui, elogiare i tanti padri che si sforzano di dare il massimo e il meglio di sé ai propri figli tramite l’educazione, gli insegnamenti, la trasmissione dei valori, la presenza costante e l’esempio, prima di tutto.

 

Altrettanto facile risulterebbe criticare tutti quegli uomini che, al contrario, sono padri in maniera egoistica, superficiale, distratta, incosciente, irresponsabile.

 

Invece, in questa giornata voglio cogliere l’occasione per dare voce a tutti quei figli, forse anche esigui statisticamente perciò messi in sordina, ma molti di più rispetto al pensiero collettivo, cresciuti bene anche senza la presenza di un padre, riconosciuti alla nascita oppure no, non per forza resi vulnerabili, sofferenti, arrabbiati, rancorosi e infelici come vuole definire una certa letteratura sociologica e psicologica.



L’idea di scrivere una lettera aperta di un figlio o figlia ad un padre assente prende spunto da un aforisma della scrittrice, saggista, filosofa, insegnante e femminista francese Simone-Lucie-Ernestine-Marie Bertrand de Beauvoir, conosciuta come Simone de Beauvoir, che recita:“Capita a volte che il padre si occupi della prole − un fenomeno abbastanza frequente fra i pesci”.

 

La lettera è rivolta, in occasione della festa del papà, alla folta schiera di procreatori che preferiscono, senza tanti complimenti, lasciare tutta la responsabilità alle future madri e “dimenticarsi” dei propri figli.

Meglio un mancato padre o un cattivo padre?

 

“Caro papà che non sei per me,

 

tu sei stato e sei tuttora un assente; non so se sei vivo o morto, non so niente di te. So che sei il mio genitore biologico ma nella mia vita di tutti i giorni non esisti.

Tu non hai mai voluto saperne nulla di me, vedermi, conoscermi, renderti partecipe della mia vita ma la costante consapevolezza del mio essere incolpevole mi ha reso una persona più forte, più indipendente, più coraggiosa. Non ho mai sofferto della tua scelta di risultare un latitante, un fantasma, un anonimo oppure uno schizzo di inchiostro su un documento, grazie a mia madre che ha riempito d’affetto la mia vita con tutto il suo immenso cuore tale da non avere mai sentito il bisogno anche del tuo. Non serbo rancore, odio, risentimento, rabbia, compassione, pietà o altro sentimento nei tuoi confronti, uomo che non conosco. Ti perdono perché io non ho colpa né vergogna, non sono una tua vittima, ho le redini della mia vita, decido di seguire il cuore e non il mio ego. Non mi sei mai mancato sin dall’infanzia e non mi manchi nemmeno oggi da persona adulta e matura con una vita serena e felice. Non ti idealizzo né ti contemplo, sono cosciente che equivarrebbe a pensare al nulla. So solo che, alla faccia di tutti i detrattori che vogliono a tutti i costi affibbiarmi questa ferita che non mi appartiene, non ti voglio né male né bene, mi sei totalmente indifferente. Se non altro, una cosa positiva te la riconosco, tuo malgrado: la tua esistenza su questa terra ha permesso che io nascessi.

Io sono ancora qui.”

 

Essere consapevoli delle proprie emozioni significa riuscire a vedere con gli occhi del cuore. Comunque viviate la condizione di figlio e di figlia, senza un padre accanto per sua volontà e per sua scelta, non aggrappatevi al pensiero della sua assenza. Procedete oltre. Sprigionatevi dalle vostre catene e dalle vostre gabbie mentali che vi impediscono o vi limitano a riflettere e ad agire secondo le vostre potenzialità. Ciò che non è in vostro potere non dipende da voi, non ne avete il controllo. Accettate la realtà oggettiva per quella che è e vivete con consapevolezza la vostra realtà composta di vostre scelte, di vostri obiettivi, di vostre responsabilità.

 

Che rapporto avete con vostro padre? Chi vi ha cresciuto, il vostro genitore biologico o un papà acquisito? Vi siete mai chiesti, nel caso voleste provare l’esperienza della paternità, che padre vorreste essere?

 

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