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DONNE IN CERCA DI ACCETTAZIONE

  • Immagine del redattore: Riflessi di Una Mente
    Riflessi di Una Mente
  • 3 mar 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 12 mar



L'universo femminile è in costante evoluzione, ma non sempre in direzione proattiva. La lotta per i diritti delle donne ha aperto porte precedentemente chiuse, abbattuto barriere, messo fine ai pregiudizi e riconosciuto il loro autentico valore nella società. Ma è davvero così?

Si è spesso contrapposti il sesso femminile a quello maschile, il ruolo di moglie e di madre a quello di lavoratrice fuori casa, la vecchia e la nuova generazione, in confronto perenne e in contraddizioni ripetute.

Se è dato per scontato che una femmina nasca in un contesto maschile e maschilista, crescere facendo i conti con una mentalità retrograda e vivere, combattendo per affermarsi in un mondo che la imprigiona in un ruolo di comodo, è tutt’altro che facile.

Dover giustificare ogni propria scelta non condivisa, convivere con i sensi di colpa indotti o convincersi delle proprie ragioni, in barba a chi rema contro, è impresa assai frequente. Se si aggiungono il senso di solitudine, la mancanza di sostegno e di comunicazione e un atteggiamento critico, il quadro prospettato è alquanto complicato.

Poiché è regola consolidata che dall’uomo non si pretenda nulla, al contrario del "gentil sesso", lui, a prescindere, è commiserato e appoggiato, scusato, difeso e perdonato.

All’uomo non si comanda, non si rimprovera di non saper gestire le faccende domestiche, non si chiede di fare al di là delle proprie capacità, da lui non ci si attendono miracoli e lo si ama ugualmente. La donna, invece, è osservata, commentata e giudicata ogni volta. Pur facendo i salti mortali tutti i giorni, i riconoscimenti sono quasi elemosinati e il disappunto per le eventuali mancanze è sempre in agguato. La colpa per l’iperattività che l’affligge è sempre sua, se l’è voluta e cercata, unica responsabile della propria controbattuta sorte.

Le aspettative per lei sono sempre alte. Dapprima deve essere una ubbidiente bambina, poi una diligente ragazza, infine un’ invidiabile bellezza, una brava moglie, una amorevole madre, una efficiente lavoratrice domestica e in carriera, una riconoscente figlia, una docile nuora, una fidata amica, una persona forte e gentile, intelligente e ingenua, morigerata e sensuale, appassionata e paziente, modesta e curata, seria e sorridente, determinata e accomodante, tenace e disponibile, meglio se propensa al sacrificio, ma senza autocommiserazione e sottomessa con rassegnazione alle dure leggi della gerarchia famigliare, del mercato lavorativo, della società virile.

Spesso trascurata, tradita e incompresa, non è soddisfatta del proprio uomo come del proprio lavoro dentro le quattro mura, perché sminuita, sfruttata, non valorizzata, e fuori perché sottoimpiegata, mal stipendiata, molte volte ricattata. Non è nemmeno grata per fare la mamma, perché troppo intenta a piangere per ciò che la gravidanza le ha tolto piuttosto che per ciò che le ha regalato. Non è mai appagata abbastanza per quello che è, che ha e che fa.

Dato che è cosa risaputa che si presta a innumerevoli mansioni casalinghe e alle attività fuori dal focolare domestico, è fatto ovvio che se la cavi benissimo da sola. La donna, infatti, malvolentieri delega.

Debole e indifesa o spavalda e aggressiva, per una sorta di presunzione egocentrica e onnipotente, ha l’ambizione di essere onnipresente in ogni dove. Si autoinfligge responsabilità, incombenze e impegni tali da rendersi utile e indispensabile. Piuttosto che precludersi una strada, sebbene stanca, stressata, esaurita, prosegue imperterrita nel malsano individuale masochismo autodistruttivo.

Dimostra anche di avere moltissima difficoltà a rinunciare. Vuole guadagnare adeguatamente al suo livello di preparazione e di titoli di studio, ma non a scapito di formarsi una famiglia. Cerca la maternità, ma non a scapito della sua realizzazione professionale.

Coerenza, serenità, fiducia ed equilibrio mancano alla saccente “tuttofare” che, orgogliosa, sventola la bandiera del multitasking come atto di eccellenza e di prevaricazione. È indubbio che, se paragonata all’uomo, la donna dimostra di avere più destrezza e coordinazione nel districarsi tra più attività contemporaneamente dovute, comunque, più ad una componente biologica che di bravura. Anziché farsene un vanto, sarebbe più producente soffermarsi sulla fatica, sulla falsa convenienza e sulla penalità che ne deriva.

Complici una certa educazione, una arcaica cultura e una forte tradizione unita a un semplice tornaconto di comodo, la disuguaglianza di genere è tale che se ne paghi lo scotto. Le innumerevoli risorse femminili, invece di incanalarle nella solidarietà, nell’appoggio e nella compiacenza tra donne, vengono assurte a rivalità. La concorrenza con le amiche è spietata, la competizione con gli uomini è impari, il condizionamento delle madri è spossante. Continuamente in lotta per rivendicare volontà e diritti fuori e dentro le mura domestiche, le donne finiscono per imbruttirsi, incattivirsi, punirsi.

La concretezza della vita quotidiana imperfetta, ingiusta, crudele, in antitesi con la concezione del proprio valore, capacità e grado di competenza, inasprisce i rapporti.

Così, in cerca di consensi, l’oramai dilagante omologato atteggiamento spregiudicato, il linguaggio sgraziato, l’abbigliamento impudico, l’abitudine a bere e a fumare, quasi a dimostrare che emulando gli antagonisti maschi si spalanchi, come per magia, l’accesso all’accettazione sociale, non fanno altro che alimentare una distorta visione dell’emancipazione femminile. Pur di farsi apprezzare, una larga fetta si lascia manipolare fisicamente e moralmente per compiacere il prossimo, camuffando la propria personalità e sottostando a sfruttamento e a violenze psicologiche e corporali non indifferenti.

Gli uomini sottovalutano, non capiscono, non aiutano. Quelli che si concentrano sul problema vengono considerati ipocriti, deficitari, maldestri, perché quelle più caparbie impongono le loro direttive, i loro tempi, le loro modalità. Esagerando nei toni e nei metodi, sono convinte che nessuno sia all’altezza dei loro compiti e, di conseguenza, dei loro meriti, e che nessuno riesca a essere organizzato ed efficiente quanto loro.

Amiche e nemiche di loro stesse, indistintamente si sfidano, si criticano, si scontrano, si assolvono o condannano, si perdono o prendono posizioni estremiste, si esaltano o si deprimono.

È palese che oltrepassare i limiti, mettersi continuamente alla gogna, perdersi in competizioni controproducenti, sprecare energie preziose per dimostrare quanto si conti non porta alla valorizzazione e all’approvazione del proprio status e operato.

Avere il coraggio e la tranquillità di uscire dalla confusione causata da dettami impersonali, assecondando, invece, la propria inclinazione, è conquista ben più saggia di giri a vuoto, sforzi infruttuosi e giochi di nervi. La figura femminile ne uscirebbe più logica ed equilibrata, poiché colei che si ascolta, si accetta.



RIFLESSIONE


A che punto è la donna?

Cosa ha perso e cosa ha guadagnato strada facendo?

È più felice, appagata, soddisfatta o è diventata sempre più schiava di sé stessa?

Quanto la donna è consapevole della sua attuale condizione e quanto tempo e cura dedica al suo sé interiore?

Il tono dell'articolo vuole essere provocatorio, un po’ critico con l'intenzione di scuotere il sesso femminile dalla sua deriva verso l’inseguimento di un modello che non le fa onore.

Quale tipo di donna siete? Come manifestate il vostro essere donna nel contesto in cui vivete e lavorate?



Se vi è piaciuto l'articolo non dimenticate di mettere il vostro 💗



👉 Leggete la pagina del "Diario di una vita consapevole" riguardo alla "Festa della donna"


👉 Se vi interessa l'argomento inerente all'emancipazione femminile tra le 4 mura domestiche, andate alla pagina del "Diario di una vita consapevole" riguardo alla "Parità di genere in casa"


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