Riflessi di Lydia
🌼 A che punto è la donna? Cosa ha perso e cosa ha guadagnato strada facendo? È più felice, appagata, soddisfatta o è diventata schiava di sé stessa? Quanto la donna è consapevole della sua attuale condizione e quanto tempo e cura dedica al suo sé interiore?
Benché originariamente densa di significato, nel tempo anche questa ricorrenza (come la festa della mamma e del papà), ha perso di sostanza, di sentimento, di originalità.
Tralasciando l’aspetto fuorviante ad uso e consumo commerciale, l’intento di dedicare una giornata internazionale alla donna è lodevole per ricordare sia le faticose, fin qui, conquiste sociali, politiche, economiche, sia le prevaricazioni, le discriminazioni e le violenze fisiche e psicologiche a cui le donne sono state e sono tuttora soggette in ogni parte del globo.
Questa ricorrenza è l’occasione anche per fare il punto della situazione, per dare vita a nuove iniziative, per riproporre promesse, per dare voce al sotterraneo scontento femminile, per darsi forza e coraggio quando il resto dell’anno si è lasciate sole e tutte contro tutto e tutti.
Ma la discrepanza tra l’ideale e la realtà fa sì che la Festa della donna sia vissuta dalle stesse donne con distanza, disagio, disillusione, amarezza.
Mentre alcune la rivendicano con orgoglio femminista, altre la sminuiscono o non ne vogliono nemmeno sentir parlare.
Come la vivo io? Ebbene, mi fa piacere fare e ricevere gli auguri, però non sono molto rallegrata se penso alla condizione attuale femminile in generale. Se in troppi paesi del Terzo Mondo e in via di sviluppo le donne sono relegate solo alla procreazione, nell’opulento e progredito Occidente, non sono certo le marce per le strade, i cortei annuali dimostrativi, ripetitivi e retorici a cambiare la situazione di disparità di trattamento uomo - donna.
Per quanto mi riguarda, solo se e quando:
la donna capirà che “uguali diritti” non deve significare “parità di ruoli”,
se e quando il diktat (trad.: ordine perentorio)“Donna, se non hai figli non sei realizzata” sparirà dalla faccia della Terra,
la donna avrà la libertà di scegliere chi diventare senza essere giudicata, minacciata, ricattata né condannata,
non si sentirà in obbligo di giustificare ogni sua scelta di vita,
a parità di titoli di studio, esperienza lavorativa e formativa, il suo stipendio sarà equiparato a quello del suo omologo di sesso maschile,
avrà le stesse opportunità professionali offerte all’uomo, dall’uomo e per l’uomo,
emergerà per suo talento, ingegno, merito e valore e non grazie ad una quota imposta per legge,
verrà accettata senza sentirsi in colpa, in difetto, in minoranza,
non le servirà più snaturarsi scimmiottando la peggiore versione maschile per sentirsi all’altezza,
non si zapperà più i piedi da sola,
si uscirà dal vincolo mentale limitativo dell’età anagrafica,
ci sarà più solidarietà, comprensione e sostegno femminile,
allora sarò felice di festeggiare appieno questa giornata e tutte le altre dell’anno perché finalmente parte integrante di una mentalità e cultura societaria che non pregiudica, discrimina, limita, ostacola a priori il meraviglioso universo femminile.