LA VERA LIBERTÀ
- Riflessi di Una Mente
- 19 mag 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 12 mar

Qual è la vera libertà oggi per la donna occidentale?
Sin dalla notte dei tempi la donna non era considerata o, meglio, lo era alla stessa stregua di un capo di bestiame se non addirittura di una di merce di scambio, soggiogata per volere di una qualsivoglia figura maschile.
Nel susseguirsi dei secoli la letteratura classica, la filosofia e le varie religioni, più o meno dichiaratamente, hanno demonizzato, sminuito e screditato l’essere nata femmina.
Così, per rincorrere quella sognata libertà scambiata per “indipendenza” le donne si sono snaturate molto rapidamente.
Hanno rinunciato, come hanno più volte imparato a fare per istinto di sopravvivenza, all’innata grazia, alla delicatezza e alla garbatezza per ostentare i loro punti di forza quali la volontà, la determinazione, la tenacia sempre più con aggressività, arroganza e prepotenza.
Volevano e vogliono tuttora dimostrare qualcosa a loro stesse e all’altro sesso come una sorta di rivalsa, di vendetta, di rivincita, di riscatto per spodestare quel che rimane del “gentil sesso” e simulare il modello maschile per trarne un qualche beneficio.
L’uomo ha, astutamente, plasmato la società secondo la sua mentalità e cultura, a suo favore. Come in una corsa ineguale fin dall'inizio, le donne hanno cercato di competere con gli uomini emulando il loro linguaggio e comportamento, diventando così una loro pallida imitazione, senza percepire che uomini e donne hanno ruoli diversi per natura.
Hanno ridotto la loro femminilità ad una volgare esibizione, hanno venduto il corpo e la brillante mente al miglior offerente per avvantaggiarsi nelle posizioni sociali, hanno attenuato la loro sensibilità ai minimi termini per non apparire troppo sfruttabili. Alla fine, hanno faticosamente ottenuto denaro, autorità, prestigio, fama e notorietà, spesso a scapito della dignità personale, della bellezza interiore, della serenità e vanificando il vero scopo per cui sono nate: amare ed essere amate.
In verità, molte di loro si sono smarrite. La loro funzione primaria di colonna familiare portante è crollata, di riferimento figliare è vacillato, di modello dei valori etici e morali sociali, sparito. Sono risucchiate da un mondo stressante, frenetico e totalizzante che propina loro cose inutili e frivole di cui sono convinte di non poterne fare a meno. Se non vanno dal hair stylist si sentono brutte, se non vanno dall’estetista non si sentono ammirate, se non si vestono alla moda si sentono impresentabili, se non escono con le amiche e non frequentano locali, meglio se cool, si sentono sorpassate, se non si omologano alla massa si sentono invisibili. Per non parlare delle false ossessioni di età e di inestetismi studiati ad hoc dal mercato consumistico che fa credere loro di essere vecchie a trent’anni e da buttare a quaranta. Boicottate dai messaggi ingannatori e dalle icone fasulle, spendono soldi ed energie in diete, creme, pillole, tinture, interventi estetici invasivi, diventando cloni le une delle altre, assomigliandosi per fobie, nevrosi, isterismi, rese più schiave di prima dell’“usa e getta” mediatico e rifuggendo dalla “perfetta imperfezione”, vero elemento di unicità che le caratterizza.
Le donne non si piacciono più. Non si amano più. Non si rispettano più.
Detestano rinunciare, sacrificarsi, privarsi, ma non fanno altro. Sono confuse e troppo sicure, apatiche e iperattive, costanti e incoerenti. Le donne desiderano la libertà da un ruolo casalingo, si sentono insoddisfatte nella vita famigliare, rimpiangendo la spensieratezza di quando erano da sole. Preferiscono accettare lavori che non corrispondono alle loro aspettative piuttosto che restare a casa. Così, si trovano a subire e umiliarsi, accettando condizioni contrattuali sfavorevoli, stipendi inadeguati e mansioni che non rispecchiano le loro esperienze, titoli di studio e aspirazioni, altrimenti rischiano di dover emigrare.
Vogliono avanzare con le sole proprie forze ma mai essere abbandonate, autonome ma non sole, mogli ma non casalinghe, madri ma senza privazioni. Sono costrette a forti contraddizioni, a conflitti interiori, a scelte sofferte, perché tutto non possono avere.
Le casalinghe vengono dipinte come annoiate, disperate, invidiose, avvilite, fallite, parassite sociali a causa del loro lavoro non riconosciuto e non retribuito, mentre è preferibile essere considerate produttive in una fabbrica o in un ufficio sempre agli ordini di un datore di lavoro che ha la presunzione di pensare di disporre delle loro vite a proprio piacimento.
Malauguratamente le donne danno troppa importanza al lavoro fuori da casa per sentirsi realizzate, non contemplando abbastanza seriamente, qualora si presentasse l’occasione, il più comodo “lavoro agile” o imprenditoriale.
Lavorare tra le mura domestiche, infatti, non equivale necessariamente a ricoprire solo il ruolo di casalinga. Oggigiorno si ha l’opportunità di svolgere mansioni professionali che non richiedono spostamenti, giornate intere e orari fissi, ma solo un semplice computer e una connessione Internet.
La crisi economica ha colpito duramente le donne, già discriminate, costringendole a essere impiegate senza lavoro, imprenditrici senza aziende e libere professioniste senza professione. Molte non riescono a vivere con poco e diventano vulnerabili in un mercato del lavoro intransigente. Inoltre, si sentono in colpa se non contribuiscono economicamente, rischiando di ridurre la loro vita a una semplice equazione costo/prezzo.
Per chi è sola, lavorare e guadagnare può diventare una necessità, ma per chi è in coppia, uno stipendio può anche bastare, sapendo rinunciare al superfluo. Oggi più che mai, per costrizione o per scelta, con retribuzione o meno, rimanere a casa può essere un vero e proprio toccasana, un equilibrio ritrovato, una condizione rivalutata. Organizzare la propria giornata senza un estraneo che imponga regole su come comportarsi, evitando il traffico e le code ai semafori, senza dover timbrare o utilizzare il tesserino di riconoscimento, senza sentirsi obbligati a conversare voglia o a sorridere quando si desidera piangere. Non dover bere caffè per concedersi una pausa o scherzare con colleghi che consideriamo poco intelligenti, e non dover seguire un orario rigido che stabilisca quando andare in bagno, mangiare o uscire, è un privilegio, non una condanna.
Liberarsi da impegni e fardelli mentali, dare priorità alle attività, alle passioni e agli interessi, concedersi il lusso di viaggiare nei propri pensieri senza fretta, gestire le faccende domestiche senza alcun obbligo, passeggiare a piacere, restare in pantofole tutto il giorno, leggere un buon libro, ascoltare musica, giocare con il cane o il gatto, attendere con gioia il ritorno del compagno o marito per abbracciarlo e chiacchierare sulla giornata trascorsa è una riscoperta piacevole, non una disgrazia. La lentezza è la riscoperta del proprio ritmo naturale, è prendere coscienza di sé stesse, è ritrovare la serenità perduta.
La ricchezza delle donne risiede nel loro ruolo insostituibile nella società, non misurabile in denaro, ma in merito. Sposarsi, avere figli e gestire la casa vanno oltre gli aspetti scontati; i figli riconosceranno l’amore e la dedizione materna, apprezzando di essere cresciuti con attenzione e pazienza anziché in modo frenetico o da figure surrogate.
Il marito avrà più rispetto per una compagna, un’amante, una consigliera serena e appagata dal suo indispensabile ruolo familiare e da lavoratrice soddisfatta anziché avere accanto una donna fantasma, distratta, infelice, ansiosa e stressata da un lavoro senza gratificazione e prospettive.
Le donne non delegano nessuno e capiscono benissimo quando è ora di rimettersi in discussione. Accontentarsi non è rassegnarsi, ritirarsi non è fallire, scegliere non è fuggire.
A casa le donne comandano, dirigono, dispongono, gestiscono, decidono, lavorano instancabilmente a tutto tondo in qualsiasi stato e situazione. Sanno essere all’occorrenza cuoche, arredatrici, contabili, infermiere, psicologhe, massaie, sarte, perciò qual è la vera libertà, oggi, per una donna?
RIFLESSIONE
Produttività, nervosismo, stress ci accompagnano ogni giorno.
Diamo eccessivo peso e valore alla frenesia, alla fretta, alla rapidità di pensiero e di azione.
Ci siamo abituate a correre, al multitasking, alla velocità, allo sforzo, a vivere più speditamente e a lavorare più a lungo, ben più di ciò che riusciamo a sopportare.
C’è nulla di più sbagliato?
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🎬 Guardate il video "Essere multitasking" per scoprire quanto sia dannoso per la vostra salute.
👉 Se vi interessa l'argomento inerente all'emancipazione femminile tra le quattro mura domestiche, andate alla pagina del "Diario di una vita consapevole" riguardo alla "Parità di genere in casa"
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