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  • Riflessi di Una Mente

LA VERA LIBERTÀ



Qual è la vera libertà oggi per la donna occidentale?


Sin dalla notte dei tempi la donna non era considerata o, meglio, lo era alla stessa stregua di un capo di bestiame se non addirittura di una di merce di scambio, soggiogata per volere di una qualsivoglia figura maschile.

Nel susseguirsi dei secoli la letteratura classica, la filosofia e le varie religioni, più o meno dichiaratamente, hanno demonizzato, sminuito e screditato l’essere nata femmina.

Così, per rincorrere quella sognata libertà scambiata per “indipendenza” le donne si sono snaturate molto rapidamente.

Hanno rinunciato, come hanno più volte imparato a fare per istinto di sopravvivenza, all’innata grazia, alla delicatezza e alla garbatezza per ostentare i loro punti di forza quali la volontà, la determinazione, la tenacia sempre più con aggressività, arroganza e prepotenza.

Volevano e vogliono tuttora dimostrare qualcosa a loro stesse e all’altro sesso come una sorta di rivalsa, di vendetta, di rivincita, di riscatto per spodestare quel che rimane del “gentil sesso” e simulare il modello maschile per trarne un qualche beneficio.


L’uomo, infatti, con la sua mentalità e cultura ha, astutamente a suo vantaggio, forgiato la società a suo uso e consumo. Come in una gara, ìmpari sin dall’inizio, le donne sono entrate in competizione con l’uomo scimmiottandolo nel linguaggio e nel comportamento, diventandone la brutta copia senza rendersi conto che uomini e donne hanno RUOLI diversi per natura.


Hanno ridotto la loro femminilità ad una volgare esibizione, hanno venduto il corpo e la brillante mente al miglior offerente per avvantaggiarsi nelle posizioni sociali, hanno attenuato la loro sensibilità ai minimi termini per non apparire troppo sfruttabili. Alla fine, hanno faticosamente ottenuto denaro, autorità, prestigio, fama e notorietà, spesso a scapito della dignità personale, della bellezza interiore, della serenità e vanificando il vero scopo per cui sono nate: amare ed essere amate. Elementare.


La verità è che molte di loro si sono smarrite. La loro funzione primaria di colonna familiare portante è crollata, di riferimento figliare è vacillato, di modello dei valori etici e morali sociali, sparito. Sono risucchiate da un mondo stressante, frenetico e totalizzante che propina loro cose inutili e frivole di cui convinte di non poterne fare a meno. Se non vanno dal hair stylist si sentono brutte, se non vanno dall’estetista non si sentono ammirate, se non si vestono alla moda si sentono impresentabili, se non escono con le amiche e non frequentano locali, meglio se cool, si sentono sorpassate, se non si omologano alla massa si sentono invisibili. Per non parlare delle false ossessioni di età e di inestetismi studiati ad hoc dal mercato consumistico che fa credere loro di essere vecchie a trent’anni e da buttare a quaranta. Boicottate dai messaggi ingannatori e dalle icone fasulle, spendono soldi ed energie in diete, creme, pillole, tinture, interventi estetici invasivi, diventando cloni le une delle altre assomigliandosi per fobie, nevrosi, isterismi, rese più schiave di prima dell’“usa e getta” mediatico e rifuggendo dalla “perfetta imperfezione”, vero elemento di unicità che le caratterizza.


Le donne non si piacciono più. Non si amano più. Non si rispettano più.


Detestano rinunciare, sacrificarsi, privarsi, ma non fanno altro. Sono confuse e troppo sicure, apatiche e iperattive, costanti e incoerenti. Non sono contente di essere finalmente libere da un ruolo casalingo perché sognano una famiglia, ma se ce l’hanno sono insoddisfatte perché rimpiangono la spensieratezza di quando erano senza.

Vogliono un lavoro che spesso non è quello sperato, ma piuttosto che starsene a casa preferiscono nuocersi e umiliarsi accettando condizioni contrattuali sfavorevoli, con un salario inadeguato e una mansione non all’altezza di esperienze, titolo di studio e vocazione, pena l’espatrio forzato.

Vogliono avanzare con le sole proprie forze ma mai essere abbandonate, autonome ma non sole, mogli ma non casalinghe, madri ma senza privazioni. Sono costrette a forti contraddizioni, a conflitti interiori, a scelte sofferte perché tutto non possono avere. Le casalinghe vengono descritte come annoiate, disperate, invidiose, avvilite, fallite, parassite sociali per il loro lavoro non riconosciuto e non retribuito, così è meglio essere considerate agguerrite, aggressive, produttive in una catena di montaggio in una fabbrica qui e oggi e da un’altra parte, forse, domani o in uno squallido ufficio sempre agli ordini di un datore di lavoro che ha la presunzione di pensare di disporre delle loro vite a proprio piacimento.

Malauguratamente le donne danno troppa importanza al lavoro fuori da casa per sentirsi realizzate non contemplando abbastanza seriamente, qualora si presentasse l’occasione, il più comodo “lavoro agile” o imprenditoriale.


Lavorare tra le mura domestiche, infatti, non equivale necessariamente a ricoprire solo il ruolo di casalinga. Oggigiorno si ha l’opportunità di svolgere mansioni professionali che non richiedono spostamenti, giornate intere e orari fissi ma solo un semplice computer e una connessione Internet.


La crisi economico-finanziaria ha pesantemente penalizzato le donne, già in partenza discriminate. Loro malgrado si ritrovano ad essere impiegate senza impiego, imprenditrici senza imprese, libere professioniste senza professione. Non tutte sanno vivere di poco e per questo diventano ricattabili a fronte di un mercato del lavoro sempre più intransigente e disumano. Quello che è più grave è che le donne si sentono in colpa se non contribuiscono economicamente, correndo il rischio di ridurre tutta la loro vita ad una banale equazione costo/prezzo.

Per chi è sola, lavorare e guadagnare può diventare una necessità ma per chi è in coppia, uno stipendio può anche bastare, sapendo rinunciare al superfluo. Oggi più che mai, per costrizione o per scelta, con retribuzione o meno, rimanere a casa può essere un vero e proprio toccasana, un equilibrio ritrovato, una condizione rivalutata. Organizzare la giornata senza un estraneo che dica cosa si deve o non si deve e come lo si deve fare, senza dover imbattersi in code nel traffico e semafori, senza dovere timbrare o badgeare, senza dovere parlare controvoglia, senza per forza sorridere quando si ha invece voglia di piangere, senza dover a tutti i costi bere il caffè per usufruire di una pausa e scherzare con i colleghi che reputiamo idioti, senza aspettare che l’inflessibile orario detti quando è ora di andare al bagno, di mangiare, di uscire, è un privilegio, non una condanna.

Allentare impegni e carichi mentali, coltivare le attività per priorità, le passioni e gli interessi, concedersi il lusso di un viaggio nei propri pensieri senza badare all’orologio, giostrarsi con le faccende di casa senza obblighi alcuni, passeggiare quando e quanto si vuole, stare in pantofole tutto il giorno, leggere un buon libro, ascoltare musica, giocare con il cane o con il gatto, non vedere l’ora che il consorte torni a casa, abbracciarlo e chiacchierare insieme della giornata trascorsa è una piacevole riscoperta, non una disgrazia. La lentezza è la riscoperta del proprio ritmo naturale, è prendere coscienza di sé stesse, è ritrovare la serenità perduta.


La ricchezza delle donne è che riescono a svolgere un ruolo nella società che di certo non è calcolabile in termini di denaro ma di merito. Sposarsi non è solo portare la fede al dito, avere un figlio non è solo averlo partorito, stare in casa non è solo avere un tetto sopra la testa. I figli, se ci sono, ringrazieranno la madre che li ha educati dedicandogli tutta l’attenzione, l’amore e la pazienza che un bimbo richiede e si aspetta, saranno grati di non essere stati sballottati a orari pazzeschi e sempre di corsa in caotici asili nido o cresciuti dai surrogati nonni, tate o baby-sitter occasionali.

Il marito avrà più rispetto per una compagna, un’amante, una consigliera serena e appagata dal suo indispensabile ruolo familiare e da lavoratrice soddisfatta anziché avere accanto una donna fantasma, distratta, infelice, ansiosa e stressata da un lavoro senza gratificazione e prospettive.

Le donne non delegano nessuno e capiscono benissimo quando è ora di rimettersi in discussione. Accontentarsi non è rassegnarsi, ritirarsi non è fallire, scegliere non è fuggire.


A casa le donne comandano, dirigono, dispongono, gestiscono, decidono, lavorano instancabilmente a tutto tondo in qualsiasi stato e situazione. Sanno essere all’occorrenza cuoche, arredatrici, contabili, infermiere, psicologhe, massaie, sarte, perciò: “Qual è la vera libertà, oggi, per una donna?”


Correre senza sapere il perché o fermarsi a riflettere su cosa è meglio per sé stessa?




RIFLESSIONI

Produttività, nervosismo, stress ci accompagnano ogni giorno.

Diamo eccessivo peso e valore alla frenesia, alla fretta, alla rapidità di pensiero e di azione.

Ci siamo abituati a correre, al multitasking, alla velocità, allo sforzo, a vivere più speditamente e a lavorare più a lungo, ben più di ciò che riusciamo a sopportare.


C’è nulla di più sbagliato?


🎬 Guarda il video "Essere multitasking" per scoprire quanto sia dannoso per la tua salute


👉 Se ti interessa l'argomento inerente all'emancipazione femminile tra le 4 mura domestiche, vai alla pagina del Diario di una vita consapevole riguardo alla "Parità di genere in casa"

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