
Riflessi di Lydia
Quanto è digitalmente “inquinato” il nostro cervello? Quanto tempo sprechiamo nel cestinare newsletter che nemmeno leggiamo, nel ricordare a quali canali e gruppi siamo iscritti, nel mantenere i contatti con persone che neanche ci piacciono?
Che sia in viaggio, al lavoro, o impegnata in faccende diverse, a ogni fine o inizio anno non rinuncio mai alla mia abituale pulizia digitale.
Rimango sempre stupita dalla quantità di "spazzatura" che riempie le mie caselle email (in italiano "messaggi di posta elettronica"), le mie piattaforme di messaggistica istantanea, ecc., e non mi riferisco solo allo spam (pratica di invio di messaggi pubblicitari indesiderati o non richiesti tramite indirizzi generici non verificati o sconosciuti).
Mi imbatto in nomi, cognomi, nickname (trad.: "soprannome"), denominazioni che non mi dicono più nulla, di cui non so più nulla; così come i gruppi a cui mi ero iscritta, i canali video, le communities (in italiano "comunità virtuali"), ... alcuni dei quali sono diventati sterili, "morti" o troppo polemici, aggressivi, opportunisti, orientati spudoratamente solo alla vendita o che hanno preso direzioni diverse dagli obiettivi per cui erano stati creati.
📩 I miei occhi intercettano una Newsletter (ovvero "notiziari virtuali" in italiano) di una professionista del settore tecnologico, che, dopo aver adottato un bambino, descrive le sue notti insonni tra pappe e pannolini e quanto senta, ora più che mai, la necessità di guadagnare.
Cosa c'entra?
Mi sono disiscritta immediatamente!
Lo stesso destino è toccato alla newsletter di una giovane professionista che si occupa di branding (attività strategiche e operative utili a posizionare una marca nella mente del pubblico) e marketing (insieme di strategie e analisi mirate a comprendere i bisogni del consumatore per realizzare prodotti adatti a soddisfarli).
Si è offesa perché ho osato farle notare, peraltro in forma privata, una certa incongruenza (per non dire confusione) nei suoi messaggi pubblicati online.
A volte si esprimeva al femminile, altre al maschile, e altre ancora al plurale. Gli asterischi che utilizzava in ogni comunicazione scritta, forse per timore di commettere errori, non erano un segno di inclusione, ma rendevano il rapporto con il destinatario impersonale, freddo e distante, poiché tipici delle automazioni, di cui lei ha sempre affermato di non avvalersi.

So che è una deformazione professionale, e qualche errore di distrazione può capitare. Nessuno è infallibile, quindi è importante fare attenzione quando si pubblica o si invia un contenuto a qualcuno, soprattutto se non lo si conosce ancora.
Scrivere un testo corretto dimostra, infatti, attenzione e impegno verso gli altri.
Per questo motivo, perché dovrei continuare a sforzarmi di tradurre, interpretare messaggi confusi o leggere: «Ciao Lydia, fatemi sapere quando siete più liber*», oppure «Non ti sei ancora mess* in gioco», «Se sei decis* a fare sul serio», «Quali sono le vostre difficoltà? Sei convint* di sbagliare tutto?».
Per quale motivo dovrei iscrivermi o continuare a ricevere newsletter (per fare un esempio) piene di anglicismi, intercalari, errori ortografici, grammaticali e lessicali? E non menzioniamo nemmeno la totale ignoranza della consecutio temporum (sistema logico-sintattico che nella lingua latina disciplina il rapporto dei tempi verbali tra la proposizione subordinata al modo congiuntivo e la sua reggente)!
Come digerire: «Hey, Lydia», «Hey, dai un'occhiata al mio regalo per te», «Hey, ti rivelo cosa ho pianificato per te», «Hey, ti aspetto nel gruppo?».
Dopo aver passato in rassegna un bel po' di "Hey" inizio a sentirmi nauseata.
📝Un ulteriore criterio che utilizzo per stabilire se rimuovere una persona dalla mia lista di contatti è scriverle personalmente, senza delegare a qualcun altro questo compito.
Questo non sembra applicarsi a tutti. Infatti, non è insolito che la persona a cui ho inviato il mio messaggio privato scritto di mio pugno deleghi i propri collaboratori per rispondermi.
In occasione dei miei auguri di Natale, per fare un esempio, si è attivata immediatamente la risposta automatica: «Ho ricevuto il tuo messaggio. Ti risponderò appena possibile».
Aspetta e spera. Non è detto che neanche rispondano.
È cosa frequente che invii un'email direttamente alle caselle di posta privata di persone che conosco da anni e riceva, invece, email da collaboratori che dicono: «Ciao Lydia, non mi conosci ma sono … del team/équipe/squadra di …, ti ringrazio molto per il tuo messaggio e ricambio le belle parole. Spero che continuerai a seguirci e ad acquistare i nostri corsi».
Denaro. È l'unica cosa che conta. Le relazioni umane sono secondarie rispetto all'obiettivo finale della vendita. Che peccato. Trattare tutti allo stesso modo, senza fare le giuste distinzioni, significa non dare valore alla persona, ma solo al suo denaro. Ignorare la sensibilità altrui, non mostrare empatia e mancare di delicatezza, raffinatezza e intelligenza emotiva, così come di quella EDUCAZIONE che distingue le persone di valore da quelle avide, può portare a sottovalutare le reazioni individuali.
Queste reazioni possono fare la differenza tra mantenere un/a cliente o perderlo/a a favore della concorrenza. Tutto questo non è un aspetto secondario.
Desidererei, quindi, esplorare contenuti in cui l'attenzione, che alcuni "professionisti" sostengono di dedicare ai propri clienti paganti, non si concentrasse esclusivamente sul servizio offerto, trascurando completamente la forma comunicativa.
Ci sono davvero tanti profili sui social (in italiano "di rete sociale") e sui siti web (in italiano "insieme di pagine in rete correlate") che esibiscono le competenze professionali delle figure specializzate, ma spesso trascurano dettagli importanti.
I visitatori, prima o poi, se ne accorgono: mancanza di punteggiatura, lettere mancanti, errori di battitura, collegamenti non funzionanti o paragrafi incompleti. A volte ci si imbatte in frasi come: «Questo è un paragrafo. Fai clic qui per modificarlo e aggiungere il tuo testo» oppure nel classico «Lorem ipsum dolor sit amet...», un testo privo di significato, usato dai redattori come riempitivo per bozzetti e prove grafiche.
Da questo emerge la serietà, il rispetto e l'affidabilità di un/a vero/a professionista.
Non è accettabile la solita scusa del "Nessuno se ne accorge" o del "Non importa come sia scritto, si comprende comunque".
Analogamente, non è corretto attribuire la colpa alla fretta, alla mancanza di tempo, all'eccessivo lavoro, alle distrazioni, al figlio che fa i capricci, al cane da portare fuori, al gatto che salta sulla scrivania, ai numerosi caffè, ai diversi stati d’animo e di salute, alle varie incombenze.
Che problema c'è? Ora c'è l'IA (abbrevizione di Intelligenza Artificiale) che si sobbarca tutto il lavoro di riformulazione e correzione dei testi!

L'esperienza insegna che è meglio contattare un/a professionista che sia consapevole delle sue azioni (possibilmente concentrato/a su un solo compito alla volta) nel momento in cui le esegue, dedicandosi interamente a te.
📧Un ulteriore esempio di mancanza di professionalità, immaturità e "ansia da prestazione" l'ho vissuto con una consulente di moda.
Non gradendo il mio riscontro (dato in forma privata) sul suo corso che avevo frequentato, ha reagito d'impulso, eliminandomi dalla sua lista email per impedirmi di ricevere ulteriormente le sue newsletter, che sapeva mi piacevano molto (un gesto piuttosto ingenuo, considerando che avrei potuto riscrivermi con un altro indirizzo email, se avessi voluto).
Non ha nemmeno risposto alla mia richiesta di spiegazioni.
Si può definire professionalità? È il caso di prendersela? Certamente no.
Agendo in questo modo, ha perso una cliente (e molte altre, come ho scoperto successivamente), mentre io ho l'imbarazzo della scelta tra i professionisti che operano nel suo stesso settore.
Decidere chi e cosa mantenere o lasciar andare nel mondo digitale non è un compito semplice, poiché intervengono molti fattori soggettivi.
Per me è importante essere consapevole di cosa cerco, di cosa necessito, di quali informazioni possano soddisfare la mia sete di sapere, di cosa mi stimola la curiosità, di chi e cosa mi fa sorridere, di chi aggiunge valore alla mia vita e di chi mi tiene in considerazione.
Come nella vita reale, così nella giungla online, voglio dedicare la mia cura, attenzione e concentrazione a chi la merita, scegliendo di accompagnarmi esclusivamente a persone intelligenti, benevole, gentili che diano valore e senso al tempo che spendo per loro (perché il tempo è il bene più prezioso), per godere della loro compagnia virtuale, per visitare il loro curato sito web, per leggere le loro belle email e interesanti newsletters, per guardare i loro non banali video, per ascoltare i loro credibili podcast (in italiano "contenuti audio su Internet"), per ricevere risposte congrue alle richieste di informazioni, per percepire lo stesso riguardo che ho io nei loro confronti.
Questa è la mia linea da seguire per una pulizia digitale per me soddisfacente.
Qual è la vostra?
Presto uscirà il mio nuovo libro che tratterà questo e altri temi interessanti, quindi rimanete aggiornati!