
Riflessi di Lydia
Mi fa sempre sorridere leggere o ascoltare storie di donne che si vantano di avere una vita domestica e famigliare meravigliosa e, allo stesso tempo, una carriera professionale fiorente, come se avessero scoperto l’elisir dell’equilibrio perfetto.
In un mondo in cui il fare più cose contemporaneamente è diventato una sorta di mantra, la figura della donna capace di destreggiarsi tra carriera e vita familiare senza apparenti sforzi è ormai quasi mitologica.
Mi fa sempre sorridere leggere o ascoltare storie di donne che si vantano di avere una vita domestica e famigliare meravigliosa e, allo stesso tempo, una carriera professionale fiorente, come se avessero scoperto l’elisir dell’equilibrio perfetto.
Eppure, dietro questi racconti scintillanti si cela una realtà ben più complessa e, oserei dire, ingannevole.
Il concetto di equilibrio tra vita lavorativa e famigliare viene spesso presentato come un obiettivo raggiungibile, un traguardo da conquistare con impegno e dedizione.
Ma la verità è ben diversa.
Nessuno ci dice che, per ottenere questo equilibrio, bisogna affrontare compromessi, sacrifici e, talvolta, una buona dose di frustrazione. La società sembra alzare continuamente l’asticella, chiedendo alle donne di assumere contemporaneamente i ruoli di madri impeccabili, mogli devote e professioniste di successo. Così, mentre viene detto alle donne che possono avere tutto, si ignora il carico emotivo e fisico che questo comporta.
È qui che emerge la saggezza della donna consapevole.
Lei sa che non solo è impossibile fare tutto e farlo bene, ma che provarci è persino dannoso. Il multitasking (in italiano, "multicompito"), celebrato come una virtù, si rivela spesso un nemico: concentrarsi su troppi obiettivi simultaneamente non porta a eccellere in nessuno di essi, ma genera ansia e insoddisfazione. È fondamentale riconoscere che rinunciare a qualcosa non è una sconfitta, ma una scelta consapevole e responsabile. Questa consapevolezza non va vista come una debolezza, ma come una forma di forza autentica.
Le donne che raccontano la loro “vita perfetta” rischiano, in realtà, di perpetuare un mito tossico, creando aspettative irrealistiche nelle altre.
In un’economia che premia la produttività e la disponibilità illimitata, è facile cadere nella trappola di pensare che sia possibile avere successo in tutti gli ambiti senza pagare un prezzo, spesso in termini di salute psicofisica.
Ma, in fin dei conti, cosa significa davvero avere una vita soddisfacente? È un equilibrio illusorio o una verità personale che va oltre il semplice apparire?
La vera realizzazione non sta nel tentativo di evitare i compromessi, ma nella libertà di scegliere autonomamente, senza interferenze né condizionamenti, e comprendere quali siano i valori che contano davvero per ciascuna donna. Lavorare fuori o dentro casa, fare la madre, l'amica, la compagna o la moglie richiede tempo e dedizione. Spesso, la necessità di decidere a cosa dedicarsi diventa un atto d’amore verso sé stesse e verso chi le circonda.
Le donne consapevoli sanno che il vero potere risiede nella capacità di stabilire delle priorità, di dire “no” quando necessario e di accettare che non devono essere tutto per tutti.
L’illusione dell’equilibrio perfetto tra lavoro e famiglia è un mito da sfatare.
Le storie di successo di donne che sembrano correre su due ruote senza mai cadere sono affascinanti, ma non devono distrarre dalla realtà.
La forza sta nell’accettare i propri limiti e nell’abbracciare le scelte che riflettono ciò che desideriamo davvero. Solo così potremo vivere una vita che ci rispecchia, lontana dalle false illusioni di perfezione.
