INTERVISTA
Intervista a Dott.ssa Lydia: visione e consapevolezza
Scoprite la mia visione sulla crescita personale e i suggerimenti per vivere con consapevolezza nell'intervista rilasciata a G. Dalle Molle, giornalista, editore, ideatore e direttore della rivista narrativa “Inchiostro”, con cui ho collaborato per diversi anni.
Chi è Lydia e come nasce la Sua passione per il mondo letterario, dell'arte e dello spettacolo?
Nasco artisticamente come scrittrice di poesie e brevi racconti di fantasia, per poi evolvermi come sceneggiatrice e regista. Fin da bambina ho mostrato una multipotenzialità, con una particolare inclinazione per gli studi umanistici e le arti. Perciò, ho seguito anche corsi di musica, web design, montaggio digitale e teatro. Sono sempre stata guidata da una grande curiosità, e la mia poliedricità mi ha spinta a esplorare diverse discipline.
Qual è la situazione attuale del mondo artistico italiano?
Un problema comune a tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo, e non solo, è che l’Italia non investe abbastanza nella meritocrazia e nella possibilità di far emergere artisti talentuosi e sconosciuti. Fare cinema in Italia, come in qualsiasi altra professione di rilievo, è una sfida, soprattutto per le donne. Sui media, nel web, in televisione o al cinema, sembra che i posti di lavoro siano riservati a una ristretta élite, ed è per questo che la soddisfazione è ancora più grande quando si riceve un riconoscimento da un pubblico che apprezza il tuo lavoro. Si dovrebbe intraprendere qualsiasi carriera per passione e vocazione, non per le fluttuazioni del mercato del lavoro. Spesso si rischia di lavorare anche gratuitamente, specialmente all'inizio, facendo gavetta, arricchendo il curriculum, accumulando esperienza e imparando il più possibile con spirito di sacrificio, ma anche con coraggio e determinazione, nella speranza che questo porti a una futura stabilità lavorativa. Lo Stato, o chi per esso, dovrebbe fare di più per incentivare i giovani e supportare anche i professionisti più esperti che si trovano in una fase di "crisi" lavorativa.
Pensa che ci sia fiducia nel governo, nelle istituzioni, nello Stato e come dovrebbero agire?
La distanza tra cittadini e governanti è enorme. Dall'alto delle loro poltrone, molti politici sembrano preferire vivere in un mondo ideale, raccontando storie con finali felici per mantenere il loro posto alle prossime elezioni. Non si tratta di partiti o orientamenti politici, ma di mentalità. Non si può riporre fiducia in promesse non mantenute, verità nascoste e corruzione.
Affrontare le questioni apertamente è rischioso e impopolare, ma se nessuno ha il coraggio di cambiare la situazione attuale, agevolando l'andazzo generale, le cose continueranno a peggiorare e i cittadini si allontaneranno sempre di più dalle urne elettorali.
Cosa intende per "andazzo generale"?
Mi riferisco a certi comportamenti e manifestazioni diffuse di costume sociale: la sporcizia per le strade, il degrado urbano, la piccola delinquenza, il menefreghismo, le ingiustizie sociali e l'insofferenza sono, a mio avviso, tutti segnali di una scarsa fiducia e speranza per il futuro. C'è troppa indifferenza, troppe regole ignorate, troppo lassismo e buonismo. Non voglio entrare nei dettagli, altrimenti non finisco più, ma tutto può essere salvato e migliorato se si comprende che la collettività e il bene comune sono valori che nascono dall'azione di ogni singolo cittadino. È fondamentale ritrovare l'entusiasmo, le motivazioni, e serve quel coraggio che sembra un po' mancare.
Ha mai pensato di entrare in politica?
Sì, quando pensavo di essere un'invincibile combattente pronta a cambiare il mondo; non mi sono laureata in Scienze politiche internazionali per caso! Ho trascorso diversi anni lavorando nelle Istituzioni e in aziende legate al mondo politico, ma poi mi sono orientata verso altri interessi. Tuttora, però, seguo con attenzione la politica; mi affascina e mi appassiona, e anche se solo con il mio voto cerco di contribuire al programma di governo che considero più giusto e in linea con la mia visione di nazione.
Quale partito sarebbe conforme ai suoi giudizi etici e morali?
Il voto è segreto e, per quanto mi riguarda, deve rimanere tale. Ho le mie preferenze e le mie idee politiche che desidero tenere per me. Un personaggio pubblico ha la responsabilità delle proprie parole, azioni e comportamenti, decidendo cosa divulgare e cosa no. Ho sempre mantenuto un certo pudore e riservatezza riguardo alla mia vita intima e privata in ogni suo aspetto. Religione, politica e fede calcistica sono temi divisivi che preferisco non affrontare con persone che non conosco e non mi conoscono bene. È una scelta che faccio ogni giorno. Con i miei scritti, video e articoli, esce una parte di me, è inevitabile, ma non voglio che le mie opere vengano influenzate né dalle mie caratteristiche fisiche né dalle mie opinioni personali. Le mie creazioni devono avere una vita propria.
É per questo che non fa molte apparizioni pubbliche?
Da un po' di tempo ho la possibilità di creare anche senza dover essere fisicamente presente. Lavoro molto con la tecnologia e l'uso di strumenti informatici, e questo rappresenta un grande vantaggio, ovunque mi trovi. Ho già avuto la mia dose di popolarità e mi basta. Mi piace spostarmi, viaggiare, scoprire nuovi posti e conoscere nuove persone, senza necessariamente mettermi in mostra o cercare di farmi riconoscere. Non ho un ego smisurato né complessi da superare. Ho scelto di non diventare eccessivamente "famosa" per proteggere la mia intimità famigliare e il mio equilibrio. Non ho bisogno di apparire solo per il piacere di essere ammirata; non sento la necessità di mostrarmi in pubblico se non per motivi che considero validi. Sono io a decidere quando e se è opportuno farlo. Anche questa è una scelta che, sebbene non mi porti maggiore notorietà e quindi più guadagni, mi regala molta più serenità e tempo da dedicare ai miei affetti.
Come viene visto questo Suo atteggiamento?
Nel mondo dello spettacolo si vive molto di mondanità.Va bene la mondanità, va bene la vita ritirata, dipende da cosa si cerca e si desidera. Non ho bisogno di essere onnipresente, ed essendo molto selettiva scelgo ciò che è meglio per me in quel determinato periodo della mia vita. Sono una persona molto libera. È vero che chi non si vede, spesso, tende a essere dimenticato facilmente, ma a volte è anche bello uscire di scena per un po'.
Le donne sono sicure di sé stesse, sono emancipate, occupano posti di rilievo. Cosa hanno sacrificato, secondo Lei?
Ho scritto molti articoli su temi come la maternità, la vita di coppia e il lavoro femminile. Faccio fatica a riconoscermi nel prototipo della donna che la società e le stesse donne hanno creato oggi. Per sfuggire a un padre-padrone o a un marito tiranno, la donna si ritrova spesso chiusa in un ufficio o in una fabbrica, sotto la supervisione di un capo, per lo più maschio e maschilista, o peggio una donna mascolinizzata, con uno stipendio e una futura pensione inferiori a quelli dei colleghi uomini. Onestamente, non considero questo un segno di emancipazione. Certo, l'aspetto economico e l'indipendenza hanno la loro importanza, ma se il prezzo da pagare è una vita dedicata esclusivamente al lavoro sottopagato, un marito assente o in competizione con lei, un figlio cresciuto davanti a uno schermo e una serie di frustrazioni, non vedo un reale miglioramento. L'emancipazione dovrebbe mirare a ottenere un riconoscimento del ruolo femminile sia in famiglia che nella società, con parità di diritti, opportunità e libertà di scelta, senza confondere i ruoli che devono rimanere distinti tra uomo e donna. A mio avviso, le donne di oggi hanno sacrificato molto dei loro lati più caratteristici per diventare delle brutte copie maschili, confondendo la forza del carattere con l'aggressività, la femminilità con la volgarità, la determinazione con la sopraffazione, senza contare la perdita di rispetto e considerazione da parte degli uomini.
Perché gli uomini temono le donne "forti"?
L'uomo, più che la tempra, teme l'atteggiamento contraddittorio, aggressivo e arrogante della donna. Ha sempre percepito il suo controllo su di lei come una forma di "forza", mentre lei è stata educata da secoli a essere dolce, indifesa e accomodante. D'altro canto, la donna ha cominciato ad adottare comportamenti considerati "maschili", utilizzando un linguaggio scurrile e mostrando un comportamento disinibito, compreso l'abuso della sessualità del suo corpo e di vizi come sigarette e alcolici, tutto in nome di una libertà mal interpretata. Questo cambiamento destabilizza l'uomo e contribuisce a una degenerazione della figura femminile confusa o "persa".
In che senso la donna si è "persa"?
La donna ha sempre dovuto affrontare da sola le sue battaglie per il cambiamento, per raggiungere obiettivi e conquiste, ma ora si aspetta che l'uomo la comprenda. Il problema è che nemmeno lei sa più perché debba lavorare e guadagnare meno del suo collega maschio, perché le vengano offerte meno opportunità, perché asilo nido, nonni e tate le abbiano sottratto il suo ruolo primario di madre ed educatrice, perché non trovi solidarietà nelle altre donne, rese più agguerrite di lei, e perché non riceva comprensione da un compagno di vita depredato del suo ruolo. Inoltre, si chiede perché gli uomini la vedano come un'isterica o un oggetto sessuale, mentre le donne la considerano una sfigata, e perché debba sempre faticare tanto senza mai sentirsi soddisfatta. Ovviamente, ho generalizzato.
Un ritratto molto duro. Quale sarebbe allora la soluzione?
Un difetto comune tra le donne è la tendenza a voler fare tutto e, magari, anche bene, senza rinunciare a nulla. Desiderano essere mogli, amanti, madri e lavoratrici, ma anche indipendenti. Con il vanto di saper gestire il multitasking, spesso si penalizzano da sole. Dovrebbero avere l'umiltà di seguire ciò che sentono, senza sentirsi obbligate a giustificare ogni decisione. Spesso si sentono insoddisfatte di ciò che hanno, spinte dal desiderio di fare e dare di più, quando in realtà sarebbe più semplice e meno faticoso fare e dare di meno, ma con maggiore serenità e coerenza. A chi piace vedere una donna stressata che cerca di destreggiarsi tra mille impegni e si lamenta per questo? Se riuscisse a comprendere veramente ciò che desidera, piuttosto che ciò che gli altri dicono, vogliono e si aspettano da lei, ne trarrebbe sicuramente beneficio.
Una risorsa potrebbe essere il telelavoro?
Assolutamente. Credo che questa sia la formula lavorativa più adatta alle donne. In Italia, però, non è ancora molto diffusa, forse perché si fa fatica a concepire un lavoro domestico diverso da quello tradizionalmente inteso come "casalingo". È importante ricordare che anche il lavoro domestico è un'attività a tutti gli effetti, sebbene non retribuita.
Come mai si trovano queste resistenze?
Ho sentito molte donne esprimere la loro frustrazione per la monotonia di stare a casa, lamentandosi di non avere nulla di interessante da condividere con i propri figli e di sentirsi in colpa per non guadagnare. È davvero paradossale. Il telelavoro, o qualsiasi forma di lavoro da casa, rappresenta una grande opportunità sia per le aziende che per i lavoratori, a condizione che le mansioni e i ruoli lo consentano per entrambe le parti. Per i datori di lavoro, significa risparmiare su attrezzature, mobili, affitti e bollette; per i lavoratori, comporta un notevole risparmio di tempo e costi legati ai trasporti, alle rette per l'asilo e altro ancora. Si evitano le attese ai semafori, le code, i colleghi fastidiosi, le frustrazioni e le tensioni. Si ha la libertà di decidere quando fare una pausa, senza orari rigidi e senza pressioni, si può organizzare il proprio lavoro in autonomia e si ha più tempo per sé e per la famiglia. C'è una grande differenza tra uscire di casa per obbligo professionale e farlo per piacere personale.
Non trova, comunque, una componente discriminatoria nei confronti delle donne?
Uomini e donne godono degli stessi diritti, ma i loro ruoli sono differenti, il che implica che non possono svolgere le stesse attività nello stesso modo e con la stessa tempistica. Questa è la bellezza della diversità di genere. Tuttavia, persistono disparità nei trattamenti economici, come salari, pensioni e assicurazioni. Purtroppo, la discriminazione è ancora una realtà.
Le battaglie femministe, gli anni settanta, quali retaggi hanno lasciato le donne alle nuove generazioni?
Sono stati raggiunti importanti traguardi, non senza errori, ma ora è essenziale trovare un equilibrio tra uomini e donne. La competizione tra i sessi, sia nel lavoro che nelle relazioni personali e famigliari, risulta controproducente. Ognuno ha il proprio ruolo, scopo e valore, che si completano a vicenda. È fondamentale collaborare senza cercare di diventare delle brutte copie l'uno dell'altro. Se sono diventata la persona che sono e ho raggiunto i miei obiettivi, lo devo quasi esclusivamente a mia madre, una donna di grande intelligenza, saggezza e talento, che ha sempre saputo spiegarmi, ascoltarmi e sostenermi in ogni mio percorso, senza mai riempirmi di retorica femminista.
Quali sono stati i Suoi percorsi professionali?
Mi sono incamminata principalmente verso due direzioni: una più umanistica e l'altra più artistica. Non ho mai compreso perché si debba intraprendere una strada a scapito dell'altra. Ho sempre evitato di fossilizzarmi in un ruolo o in una mansione, mantenendo aperte diverse opportunità. Spesso ho accettato lavori che trovavo noiosi, ma ben retribuiti, per finanziare i miei progetti culturali e artistici, che altrimenti non avrebbero avuto supporto economico.
Ha citato Sua madre, che importanza ha nella Sua vita?
Ha un'importanza fondamentale. È sempre stata lei la persona più colta della casa. Una donna con un eloquio eccellente in cinque lingue, che legge, balla, suona, canta, scrive, racconta, disegna, dipinge e insegna con un entusiasmo e una forza contagiosi non può che esercitare un'influenza e un'energia positiva; è una vera fonte d'ispirazione per me. La sua versatilità e il suo talento la rendono una donna, una professionista e un'artista completa, capace di esprimere la propria creatività in molteplici forme. Io e lei intratteniamo conversazioni su qualsiasi argomento, godendo della massima libertà di espressione e di ragionamento.
Quali ricordi ha della Sua infanzia?
I miei ricordi d'infanzia e adolescenza sono indissolubilmente legati al suo sorriso contagioso, alla sua forte personalità e alla sua presenza mai invadente. La sua vitalità e i suoi discorsi universali hanno sempre coinvolto tutta la famiglia. Grazie a lei, sono cresciuta in un contesto internazionale, in un ambiente intellettualmente stimolante e in un'atmosfera serena e gioiosa. Oltre a essere mia madre, è un punto di riferimento e un esempio; è lei la destinataria della mia fierezza, della mia gratitudine e della mia ammirazione.
É determinante, quindi, avere una famiglia solida?
La definizione di solidità famigliare può variare. Non credo nell'unione forzata dalla convenzione, dalle pressioni sociali o dalle ipocrisie. Al contrario, ritengo che la solidità derivi dall'intelligenza, dalla volontà e dall'impegno che ogni membro della famiglia deve investire nel proprio ruolo unico e insostituibile, arricchito da affetto, dialogo e rispetto reciproco. Un figlio è felice se i genitori, o chi per loro, lo sono, e viceversa, indipendentemente dallo stato civile, dal legame di sangue o dal cognome che porta.
Di altri parenti cosa ricorda?
Da piccola, ricordo di aver avuto intorno a me una moltitudine di persone, soprattutto bambini con cui giocare, insieme a tanti regali, vacanze e feste in compagnia. Non conosco esattamente le qualifiche parentali, poiché ho troppi famigliari, spesso confusi con amici di famiglia, conoscenti, compagni d'infanzia, di scuola, di corsi, di merenda, vicini e colleghi di studi e di lavoro. Con il passare del tempo, molti parenti e affini sono diventati sfocati, perdendosi, dimenticandosi e sconoscendosi. Quando si è così numerosi e sparpagliati nel mondo, si finisce per diventare, per lo più, degli estranei. Se non si è disposti a superare le proprie idee e la presunzione delle "etichette" che qualcuno, per comodità e ignoranza, affibbia agli altri, si compromette una spontanea condivisione affettiva e una sana frequentazione. Data la grande quantità di persone incontrate lungo il mio eterogeneo cammino, ho adottato una strategia semplice: chi non è parte attiva della mia vita attuale, dei miei pensieri, dei miei sentimenti, delle mie attività e dei miei progetti, per me non esiste.
Delle famiglie "allargate" cosa pensa?
Ognuno è libero di vivere in accordo con il proprio sentire. I legami di sangue non garantiscono necessariamente armonia e benessere. Un matrimonio può terminare per motivi validi o futili, e non vedo nulla di sbagliato nel voler ricostruire una famiglia, sia essa di diritto che di fatto. L'importante è farlo con responsabilità e consapevolezza, come in ogni altra situazione. Non considero sconveniente, scandaloso o peccaminoso alcun tipo di relazione che nasca o si sviluppi alla luce del sole, con amore, pazienza e dedizione. La sincerità dei sentimenti non può mai essere condannata. Al contrario, vivere di pettegolezzi, falsità, pregiudizi, tradimenti, sotterfugi, amarezza, bugie, trasgressioni, invidia e cattiveria è decisamente peggio.
Secondo Lei gli amici sono importanti?
A mio avviso, si attribuisce eccessiva importanza al numero di amici e poca alla qualità dell'amicizia. Ritengo che il valore dell'amicizia cresca con l'età e l'esperienza. Durante l'adolescenza, gli amici sono considerati fondamentali, ma spesso vengono poi relegati a un ruolo di supplenza per colmare la mancanza di un amore o di autostima. L'amicizia è un legame che può nascere, durare, rinnovarsi e finire, presentando molteplici sfaccettature, ma non dovrebbe mai avere scopi egoistici.
Teme la solitudine?
Pur non sentendomi mai sola, non temo la solitudine; al contrario, la apprezzo. Ho un ottimo rapporto con me stessa e, di conseguenza, con gli altri. Mi piace socializzare e trascorrere del tempo con le persone che mi interessano e mi fanno stare bene, ma apprezzo anche la possibilità di isolarmi quando ne ho bisogno.
Gli animali quale posto occupano nel Suo cuore?
Sono nata e cresciuta circondata dall'amore di animali domestici e selvatici, e non riesco a immaginare la mia vita senza di loro. Non comprendo chi non li consideri membri a pieno titolo della famiglia. Tutto dipende dal legame che si crea con loro. Offrono tanto in cambio del minimo indispensabile. È un'esperienza che non si può descrivere a parole, ma si deve semplicemente vivere.
Qual è il Suo rapporto con la fede religiosa?
La fede non solo aiuta a vivere meglio, affrontare le avversità, superare gli ostacoli e alleviare la sofferenza, ma favorisce anche una connessione profonda con il proprio "Io". Essa permette di ritirarsi nei silenzi più eloquenti, di comprendere la natura di cui siamo parte integrante, di esplorare le nostre origini e di nutrire la speranza. Che si creda in un Dio o in un altro, indipendentemente dal nome o dalla forma con cui lo si invochi, la preghiera, se praticata con sincerità, rappresenta l'unica forma di introspezione priva di controindicazioni.
Molti percepiscono i segnali naturali che creano disastri ambientali come apocalittici. Per Lei come si manifesta la fine del mondo?
Quando si smette di gioire, di soffrire, di sentire, di indignarsi e di emozionarsi, si segna la fine del proprio mondo. Se tutti noi ci ricordassimo più spesso che la vita è solo un passaggio verso la morte, potremmo vivere meglio e commettere meno errori. In un senso più ampio, i segnali della distruzione del nostro pianeta si manifestano attraverso il surriscaldamento globale, i terremoti, l'attività vulcanica, i maremoti, ma anche attraverso carestie, guerre, genocidi ed epidemie. È certo che non possiamo continuare a maltrattare la Terra e poi lamentarci della mancanza di risorse per la sopravvivenza. Il nostro pianeta è sempre più vicino al collasso, e se la popolazione continuerà a crescere in modo incontrollato, rischiamo di trovarci a combattere per un semplice bicchiere d'acqua.
Vivere su un altro pianeta sarebbe un'opzione?
Si discute di possibili pianeti da colonizzare, non solo da esplorare e studiare. Molti investimenti sono destinati a ricerche spaziali che potrebbero invece essere utilizzati per il nostro straordinario pianeta. Quante vite potrebbero essere salvate dalla fame e dalle malattie con tutte le risorse spese per le missioni spaziali? La presunzione e la stupidità umana sembrano non avere limiti. Non credo che l'essere umano possa distaccarsi dalla propria appartenenza alla Terra, quindi trovo ridicolo anche solo pensare di fuggire da un pianeta considerato spacciato per cercare rifugio su un altro, specialmente con l'ausilio di celle, respiratori, caschi, tute, protezioni o modifiche genetiche per adattamenti vari. Che tipo di vita sarebbe?
Quali comportamenti altrui non sopporta?
Sono una persona che nutre un profondo rispetto per sé stessa e per gli altri. Non mi appartengono parole come "sopportare", "rassegnarsi" o "accontentarsi". Nei limiti del possibile, cerco di allontanarmi da individui che adottano comportamenti che non mi piacciono. Il problema del loro atteggiamento è, in fin dei conti, loro e non mio.
Ha svolto vari lavori sia in ambito privato che pubblico sia da dipendente che da autonomo. Cosa l'ha spinta a cambiare continuamente lavoro?
Sono stata educata all'autonomia e all'indipendenza, e sebbene non fossi spinta da necessità economiche, ho sempre ritenuto importante non gravare eccessivamente sul bilancio famigliare, provvedendo al mio sostentamento sin da giovane. I contratti a tempo determinato sono sempre stati la norma. Quando si è impegnati ad arricchire il proprio curriculum mentre si è ancora studenti, ogni esperienza conta. Tuttavia, il problema si presenta quando non ci sono alternative ai contratti precari. Il mio impegno ha dato i suoi frutti: scaduto un contratto, ne arrivava sempre un altro, permettendomi di lavorare in modo continuativo mentre studiavo all'Università. Ho avuto esperienze lavorative interessanti, altre meno stimolanti, alcune gratificanti ma mal retribuite, e altre meno coinvolgenti ma meglio pagate. Consapevole delle discriminazioni di genere in termini di stipendio e previdenza pensionistica, ho sempre rifiutato offerte lavorative che comportassero sfruttamento e ricatto, rimanendo fedele alla mia indole e alla mia personalità. Lavorare per vivere è una cosa, mentre vivere per essere schiacciati da un lavoro imposto da un mercato malsano è un'altra.
Quali sono ora i Suoi principali interessi?
Non saprei affermare quale attività preferisca di più. Cerco di garantire a ciascuna delle mie competenze il giusto spazio e tempo. in cui mi sento più portata per la scrittura, altri in cui mi dedico alla realizzazione di video o all'attività online. All'occorrenza, ricopro i ruoli di project manager, autrice, scrittrice e filmmaker. Ho molti interessi e un'immaginazione molto fervida, unita a un forte senso pratico, quindi non mi preoccupo: trovo sempre qualcosa a cui dedicarmi.
Cinema, libri, Web, non ha paura che agendo su più fronti perda di vista la Sua reale vocazione?
Ho molteplici vocazioni, forse una, cento o mille, o forse nessuna. Ogni tappa della mia vita ha portato con sé soddisfazioni e realizzazioni. Sono felice dei traguardi che ho raggiunto finora: ho viaggiato, fatto volontariato, pubblicato libri, lavorato in televisione, cinema e teatro, diretto, insegnato, coordinato, gestito, organizzato e creato. Mi considero molto privilegiata per la vita felice che ho avuto da bambina, da ragazza e ora da donna. Sono sempre stata amata, seguita e apprezzata. Ho ottenuto tutto ciò che desideravo, sebbene a un prezzo elevato. Nel mondo professionale, nulla mi è stato regalato; ho dovuto lottare per la mia integrità, dignità e libertà. Sono una lavoratrice che, in un certo senso, è "scomoda", poiché non mi lascio assoggettare, ricattare o influenzare. Penso con la mia testa, e questo rappresenta un problema per molti datori di lavoro. L’idea di avviare un’attività in autonomia mi attrae particolarmente - penso che questo sarà il passo naturale di tutto il mio percorso fin qui intrapreso. La prospettiva di poter plasmare il mio lavoro secondo le mie passioni e valori è estremamente stimolante, e sono convinta che sia la direzione verso cui mi sto muovendo, con tutte le conoscenze, competenze ed esperienze che ho accumulato! Fino a qualche anno fa, davo molta importanza allo "status" sociale, alla realizzazione professionale e a una giusta remunerazione. Con il passare del tempo, ho imparato che gli affetti hanno preso il sopravvento e ora tutto ruota attorno alla famiglia. Ogni fase della vita ha le sue priorità.
Secondo Lei, l'aspetto fisico quanto incide nelle esperienze di vita in questa società?
L'aspetto fisico è influenzato da diversi fattori: genetica, stato mentale e stile di vita che ciascuna persona sceglie di adottare. Sentirsi a proprio agio nel proprio corpo e piacersi è fondamentale, ma ognuno ha il proprio canone di bellezza, che corrisponde o non sempre corrisponde agli standard imposti dalle tendenze del momento. Essere considerati belli comporta una grande responsabilità, così come lo è essere potenti o carismatici. L’aspetto esteriore è, comunque, soggettivo, relativo e finalizzato a ciò che si si desidera comunicare di sé, dall'importanza e dal peso che se ne dà.
Ha paura di invecchiare?
Invecchiare è un processo naturale, al pari di nascere, crescere e morire, e bisogna accettare i cambiamenti che ne derivano. Gli artisti hanno un vantaggio unico: possono permettersi di non avere un'età definita o di non dichiararla, poiché l'arte è intrinsecamente eterna. Nel mio piccolo, mi illudo di far parte di questo mondo e di poter vivere il mio tempo sulla Terra in buona salute fisica e mentale, fino alla mia naturale scadenza. Desidero continuare a scoprire i colori, i sapori e i profumi che i meravigliosi luoghi del pianeta sanno offrire, senza mai mancare dell'Amore di chi me lo dimostra quotidianamente e dell'affetto incondizionato dei miei piccoli e grandi amici animali. Poiché «la vecchiaia inizia nel momento in cui cessa la capacità di apprendere», spero di essere così longeva da non fare in tempo a incontrarla.
Lei è molto decisa in tutto ciò che la riguarda, ha mai avuto dei rimpianti?
La vita è composta da scelte e decisioni, e io sono sempre serena e soddisfatta delle mie, poiché le prendo con consapevolezza. Mi ascolto attentamente e seguo le mie ispirazioni, inclinazioni e propensioni, senza lasciarmi influenzare da costrizioni, nostalgie, rimpianti o ripensamenti.
É questa la Sua ricetta della felicità?
Ognuno trova la sua. Io ho la mia e me la tengo stretta.
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