
Riflessi di Lydia
Nell’era dei social media e della comunicazione visiva incessante, la pressione a conformarsi a modelli di bellezza spesso irraggiungibili è diventata insostenibile, soprattutto tra le più giovani.
La chirurgia plastica, un tempo riservata a casi eccezionali o a vere necessità mediche, si è trasformata in una pratica sempre più comune, utilizzata da ragazze adolescenti per compiacere gli altri e adattarsi a standard di bellezza effimeri.
Questo fenomeno merita una riflessione seria, poiché evidenzia una crisi d'identità collettiva e una debolezza morale che nessuno può ignorare.
È aberrante pensare che la prosecuzione di una vita sana e benefica possa dipendere dall'aspetto fisico.
Quando una giovane decide di sottoporsi a un intervento invasivo di chirurgia estetica per assomigliare a un'influencer o per diventare la copia di sé stessa con i ritocchi digitali, non solo compromette la propria integrità fisica, ma alimenta anche una cultura superficialmente esteriore.
In questo contesto, l'autenticità viene sacrificata sull'altare dell'approvazione sociale. Complici sono i gusti maschili, assecondati dalle stesse donne che stanno al gioco, votate al massacro fisico. Sono corresponsabili anche i filtri televisivi applicati alle conduttrici che hanno superato una certa età anagrafica (ma che non deve trasparire) e il ricorso, se non "obbligato", altamente consigliato alla chirurgia estetica delle donne esposte al pubblico per mascherare il processo inevitabile di invecchiamento.
Non si tratta di procedure cosmetiche non chirurgiche, atte al miglioramento di qualche imperfezione e nemmeno del divieto alle donne di fare del loro corpo ciò che vogliono per sentirsi più belle.
Il capello grigio o bianco non è benvisto, come non sono gradite le zampe di gallina, le rughe di espressione, un volto e un corpo al naturale.
Troppo spesso, ci dimentichiamo che le buone maniere, un sorriso genuino, una risata contagiosa, un cuore puro e un carattere piacevole sono i veri indicatori della bellezza.
L'aspetto, per quanto possa sembrare attraente, è solo un involucro temporaneo della persona che siamo realmente; dobbiamo esserne consapevoli.
Il culto della giovinezza e bellezza a tutti i costi ha conseguenze devastanti sulla salute mentale delle giovani.
Le statistiche parlano chiaro: ansia, depressione e disturbi alimentari sono in aumento tra coloro che si sentono inadeguate rispetto agli ideali caricaturali e costruiti ad arte.
Le giovanissime che si sottopongono a interventi di chirurgia estetica per ottenere labbra eccessivamente grandi, un seno sproporzionato rispetto alla costituzione corporea, una vita da vespa, sacrificando alcune costole in dolorose operazioni, o per sfoggiare costose faccette dentali anonime, sembrano ignorare il messaggio inquietante che inviano: «Non mi considero abbastanza bella nella mia persona, quindi scelgo di trasformarmi in qualcuno che possa suscitare maggiore ammirazione negli altri».
Questa narrativa non fa altro che perpetuare un ciclo di insoddisfazione e ricerca incessante di approvazione basata su aspetti superficiali.
Inoltre, la chirurgia non risolve alla radice il problema dell'auto-accettazione.
Alterare il proprio aspetto esteriore non cambia il modo in cui ci percepiamo o come ci sentiamo interiormente.
Se i valori fondamentali che definiscono la nostra essenza non vengono riconosciuti e celebrati, ci troveremo sempre a rincorrere un'illusione.
È essenziale comprendere, invece, che il valore di una persona non risiede nel suo aspetto fisico, ma nella sua personalità, nelle sue esperienze e nella sua capacità di connettersi con gli altri.
Cosa diremmo a una giovane che combatte ogni giorno contro l'immagine riflessa nello specchio, bombardata da messaggi che la invitano a cambiare, a migliorare, a "diventare" qualcun'altra? Forse, dovremmo insegnarle a valorizzare la propria unicità e a sentirsi a suo agio nella propria pelle.
Allo stesso modo, dovremmo incoraggiare una cultura che celebri la diversità, promuovendo l'idea che bellezza e autenticità possono convivere senza ricorrere a trasformazioni artificiali.
Tutti noi abbiamo la responsabilità di cambiare il paradigma bellezza=approvazione in bellezza=autenticità, opponendoci fermamente all'idea che la chirurgia sia una soluzione ai problemi legati all'immagine corporea.
Dobbiamo lottare affinché il valore di una donna non venga ridotto a mere caratteristiche fisiche.
È giunto il tempo di promuovere una nuova cronaca, in cui i valori personali prevalgano sull'apparenza esteriore e le giovani possano crescere in un ambiente che le supporti nell'accettare sé stesse per ciò che sono, piuttosto che per apparire la bambolina sexy che non devono essere (a meno che non sia quello che vogliono veramente).
Solo così potremo sperare di interrompere questo ciclo pericoloso e dannoso, restituendo alle nuove generazioni il diritto di essere originalmente, unicamente e autenticamente belle.
Voi come vi sentite nel vostro corpo? Siete consapevoli della vostra vera bellezza senza ricorrere al bisturi?
