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La consapevolezza del lavoro verso una nuova prospettiva oltre il risultato perfetto

Riflessi di Lydia

La consapevolezza nel lavoro ci invita a riconsiderare il nostro rapporto con le attività che svolgiamo, adottando una prospettiva attenta e riflessiva che distingue tre aspetti fondamentali.

Quante volte, nel corso della nostra giornata, ci troviamo a dover gestire una miriade di impegni? Il viaggio di lavoro, la videoconferenza delle 10, il progetto da completare entro la scadenza, l'appuntamento con il commercialista, la spesa da fare, il cane da portare a passeggio... e, alla fine, solo alla fine, forse, un momento da dedicare a noi stessi. Un momento che spesso non si concretizza mai, rimandato a domani, al giorno successivo, a un fine settimana libero che sembra non arrivare mai.


In una società dove la produttività regna sovrana, il successo è misurato dalla nostra capacità di competere incessantemente. Se ci si considera vincenti, si è sempre in corsa, mentre chi non riesce a tenere il passo viene etichettato come un fallito.

In questo contesto, il lavoro diventa l'elemento predominante delle nostre vite, relegando tutto il resto a un ruolo secondario. Le relazioni personali, il benessere e il tempo per noi stessi vengono sacrificati sull'altare dell'efficienza e del rendimento. Ogni istante è dedicato a raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, mentre il semplice atto di prendersi una pausa viene visto come un segno di debolezza. In questa frenesia, ci si dimentica che la vera ricchezza risiede anche nei momenti di pausa e nelle connessioni umane; ma in un mondo dove il risultato è tutto, questi aspetti vengono spesso trascurati.

Eh sì, perché il valore di un lavoro si misura dal suo risultato finale.


Ma pochi sanno che c'è un'altra dimensione fondamentale che merita attenzione: la consapevolezza del processo lavorativo.


Per esplorare questa idea, è utile considerare le differenze tra i concetti latini di labor, opus e actio. Questi termini non solo arricchiscono il nostro vocabolario, ma offrono anche una nuova prospettiva sul significato del lavoro.


Iniziamo con labor, che si riferisce all'impegno e alla fatica fisica o mentale profusi in un'attività. È la base grezza dell'esperienza lavorativa, quella sensazione a volte pesante di dover svolgere compiti necessari, che richiedono sforzo e dedizione. Ma cosa succede quando ci concentriamo esclusivamente su questo aspetto? Spesso finiamo per sentirci sopraffatti, perdendo di vista il valore intrinseco che può derivare dal nostro impegno.


Passiamo ora a opus, che denota l’opera o il risultato concreto di questa fatica. Qui, il focus è sul prodotto finale, il “cosa” del nostro lavoro. Viviamo in un'epoca in cui il successo è spesso misurato dalle metriche di rendimento, dalla produttività e dai risultati tangibili. Tuttavia, se valutiamo il lavoro solo in base a ciò che produciamo, rischiamo di ridurre la nostra esperienza lavorativa a una mera questione di numeri e traguardi. Ci allontaniamo dalla passione e dal significato del nostro operare.


Infine, abbiamo actio, che rappresenta l’atto in sé, il movimento, l’azione che porta a una trasformazione. Questo concetto invita a riflettere sull'importanza del viaggio piuttosto che della destinazione. Ogni piccola azione che compiamo ha il potere di influenzare ciò che ci circonda, di trasformare il nostro ambiente e noi stessi in modi che spesso non possiamo prevedere.


La consapevolezza è saper andare oltre il risultato perfetto, dando preminenza e valore al processo.


Cosa significa?


Invece di concentrarci disperatamente sul raggiungimento di un risultato che perfetto non sarà mai, possiamo iniziare a celebrare il percorso sotto forma di crescita personale, apprendimento e scoperta.


Immaginiamo, allora, di iniziare un progetto con la mentalità di labor: siamo motivati, resilienti e pronti a investire energie. Questa fase dura, faticosa, è ciò che costruisce le fondamenta per un eventuale successo. Durante questo processo, ogni passo, ogni errore, ogni piccola vittoria diventa un'opportunità per imparare e crescere.


Passando a opus, possiamo ancora lasciare che il risultato finale sia importante, ma senza la pressione di dover essere perfetti. Dobbiamo accettare che ciascuna opera è unica, e che la bellezza risiede non solo nel prodotto finito, ma anche nelle storie raccontate lungo il cammino.


Infine, abbracciare actio significa abbandonare l'ossessione per il risultato e immergersi nel momento presente. Quando ci concentriamo sull'azione, invece di pensare costantemente al futuro, possiamo trovare una gioia autentica nell'esperienza stessa, anche quando il percorso è irto di ostacoli.


Quindi... ricordando le differenze tra labor, opus e actio, possiamo iniziare a valorizzare il percorso tanto quanto il traguardo, ad abbracciare la bellezza del processo e a riconoscere che la vera realizzazione non consiste solo nel raggiungere risultati perfetti, ma nel vivere appieno ogni momento di lavoro.


La prossima volta che ci sediamo davanti al nostro lavoro, chiediamoci: «Come posso essere più presente?», «Come posso celebrare il mio impegno e il mio processo?»

Solo così potremo trasformare il nostro lavoro in un’esperienza ricca e soddisfacente, capace di riflettere il meglio di noi stessi.


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