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Le dinamiche online rispecchiano la realtà

Riflessi di Lydia

Nell’epoca contemporanea si assiste a una crescente dissonanza tra competenze individuali e riconoscimento sociale. Per quanto una persona possa essere preparata o talentuosa, il valore intrinseco delle sue qualità rischia di rimanere irrilevante se non sostenuto da una rete di contatti solida.

Questo fenomeno si amplifica nella dimensione digitale, dove le stesse dinamiche sociali che caratterizzano le interazioni faccia a faccia si riflettono in modo ancora più marcato.


Nella vita reale, le relazioni si costruiscono nel tempo, attraverso incontri, scambi e piccoli gesti quotidiani. Tuttavia, se non si è conosciuti e riconosciuti come membri di un gruppo, si rischia di diventare invisibili.

Anche nel panorama virtuale si manifesta la cosiddetta “legge dell’invisibilità sociale”: chi non dispone di una cerchia consolidata viene escluso dalle conversazioni e dai dibattiti.

Ne deriva un paradosso significativo: la centralità della presenza fisica nella creazione di legami si traduce in una sorta di elitismo relazionale anche online.

Se non si possiedono connessioni reali, la propria identità digitale fatica persino a esistere.

Da questa prospettiva, la questione della socialità si fa ancora più complessa.


In Italia, paese noto per la sua presunta accoglienza, chi arriva “da fuori” viene spesso guardato con diffidenza, ignorato o lasciato ai margini. Si tratta di un’anomalia sociale che si riflette nella vita quotidiana: trasferirsi in una nuova città, per quanto possa sembrare un’opportunità, si traduce spesso in un isolamento quasi totale. Le persone, in generale, non salutano chi percepiscono come “estraneo” al proprio quartiere, rafforzando una barriera sociale difficile da superare. Questa realtà si riflette anche online: chi non appartiene a un gruppo preesistente diventa semplicemente invisibile, privo di rappresentazione, interazione e scambi significativi.

L’essere “non oriundi” pesa, traducendosi spesso in una forma di invisibilità sociale che, nel mondo digitale, si accentua ulteriormente: se non si è già trasferita la propria cerchia di conoscenze online, si rischia di restare soli.

Se nella vita reale non si è conosciuti, difficilmente qualcuno cercherà il profilo online, commenterà i post o interagirà con i contenuti di chi è considerato "forestiero". Al contrario, chi si conosce di persona sarà più propenso a seguire, sostenere e partecipare attivamente alla presenza digitale. La rete, in definitiva, non fa che amplificare ciò che già esiste nella realtà: relazioni, reti di conoscenza, cerchie di amicizie.


Molti pensano che online sia più facile stringere nuove amicizie o costruire una rete di contatti, ma la verità è che le stesse barriere incontrate nella vita reale si ripresentano anche sul web.


Il paradosso si accentua considerando il circolo vizioso che si crea: la mancanza di interazioni porta a una mancanza di visibilità, che a sua volta conduce a ulteriore esclusione. Così, il nuovo arrivato – che sia un nuovo membro della comunità, un professionista in cerca di opportunità o una persona desiderosa di ampliare la propria rete sociale – si trova spesso relegato in un limbo sociale dal quale è quasi impossibile uscire.


L’era digitale, invece di abbattere le barriere, finisce per perpetuarle in forme più sottili ma altrettanto efficaci.


È evidente che il riconoscimento sociale non deriva solo da abilità e competenze, ma soprattutto dalla connessione con gli altri, sia nel mondo reale che in quello virtuale. Se la rete di relazioni non è già costruita, si rischia di trovarsi in una condizione di ostracismo che mortifica non solo il valore personale, ma anche la ricchezza che si potrebbe portare alla comunità. Il sistema relazionale, dunque, sembra premiare, senza appello, non i meriti, ma l’appartenenza.


Essere consapevoli delle dinamiche sociali, sia offline che online, permette di riconoscere i meccanismi di esclusione e invisibilità che possono ostacolare la propria crescita personale e professionale. La consapevolezza aiuta a non attribuire il proprio valore esclusivamente al riconoscimento esterno, ma a mantenere un senso di autostima e autenticità anche quando si è “nuovi” o poco conosciuti in un ambiente.

Applicare la consapevolezza significa, innanzitutto, osservare senza giudizio la realtà delle relazioni e accettare che l’inclusione richiede tempo e pazienza. Significa anche agire in modo intenzionale: coltivare relazioni autentiche, partecipare attivamente alle conversazioni, offrire valore senza aspettarsi un ritorno immediato. Online, questo si traduce nel condividere contenuti che rispecchiano la propria identità, interagire con sincerità e costruire connessioni gradualmente con chi si ritiene in sintonia con il proprio pensiero, senza forzature.

Essere consapevoli permette inoltre di non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà iniziali e di evitare il rischio di adattarsi a dinamiche che non rispecchiano i propri valori, solo per essere accettati. La consapevolezza diventa così uno strumento per restare fedeli a sé stessi, per perseverare e per trovare, nel tempo, il proprio spazio sia nella realtà che nel mondo digitale.


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