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C'ERA UNA VOLTA...

  • Immagine del redattore: Riflessi di Una Mente
    Riflessi di Una Mente
  • 31 dic 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 25 giu


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Chi ha mai sentito parlare di Charles Perrault (si pronuncia: Sciàrl Péró)?

Chi conosce le favole:


  • Cendrillon (Cenerentola),

  • Barbe Bleue (Barbablù),

  • La Belle au Bois Dormant (La bella addormentata nel bosco),

  • Le Chat Botté (Il gatto con gli stivali),

  • Le Petit Chaperon Rouge (Cappuccetto rosso),

  • Le Petit Poucet (Pollicino),

  • Les Fées (Le Fate),

  • Peau d'Âne (Pelle d’asino),

  • Riquet à la Houpe (Enrichetto dal ciuffo),

  • Griselidis (Griselda),

  • Les souhaits ridicules (I desideri inutili),


non può non conoscere anche il loro vero autore.

Charles Perrault è uno scrittore francese che visse dal 1628 al 1703 sotto il regno del Re Sole, Luigi XIV. Fu eletto all’Académie Française nel 1671.

Sebbene molte storie siano trascrizioni della cultura popolare e tradizionale, lo scrittore francese le arricchiva con proprie intuizioni creative. Così nei suoi Contes de fées (“Racconti delle fate”) si ritrovano luoghi della Francia della sua epoca, come il Castello di Ussé rappresentato ne “La bella addormentata nel bosco” e ne “Il gatto con gli stivali”.

Alcune sue idee partorite dalla sua mente fantasiosa sono percepite, nella cultura popolare moderna, come parte essenziale delle relative fiabe. Le scarpette di cristallo, che fanno la loro apparizione, per la prima volta, nella Cenerentola di Perrault, non sono altro che una di queste originali idee.

A Perrault si deve anche la diffusione del nome “Mamma Oca” nella letteratura per bambini quale personaggio raffigurante un’oca antropomorfizzata nel ruolo di anziana signora di campagna che racconta fiabe o recita filastrocche. Infatti, i “Racconti di Mamma Oca” sono una celebre raccolta di fiabe di Charles Perrault. L'opera originale, pubblicata a Parigi nel 1697 presso Claude Barbin, si intitolava Histoires ou contes du temps passé, avec des moralités, ma in seguito divenne più nota col titolo Contes de ma mère l'Oye. Il titolo è stato variamente tradotto in italiano in “I racconti di Mamma Oca”, “I racconti di mamma l'Oca”, “I racconti di mia madre l'oca” e con altre formule simili. Oltre a contenere molte fra le favole più note di Perrault, il libro contribuì anche alla nascita della tradizione letteraria del personaggio di Mamma Oca.

Dopo la morte di Perrault, avvenuta nel 1703 a Parigi, venne pubblicata una raccolta di sue fiabe dal titolo Contes ("Racconti"), composta dai “Racconti di Mamma Oca” con l'aggiunta di altre tre storie in versi: Grisédélis, Les Souhaits ridicules e Peau d'âne.

Alcune delle notissime fiabe di Perrault (“Cenerentola”, “Cappuccetto rosso”, “Pollicino”, “La bella addormentata nel bosco”, …) sono state successivamente reinterpretate dai tedeschi fratelli Grimm a cui erroneamente si attribuisce la paternità.

Purtroppo, non solo gli autori di programmi televisivi e i relativi conduttori, ma anche gli insegnanti nelle scuole ignorano Charles Perrault quale vero autore di queste fiabe fornendo, così, false assegnazioni.

In periodi successivi, da “Cenerentola” e da “La bella addormentata nel bosco” ha tratto ispirazione il celebre Walt Disney per la traslazione animata dei suoi capolavori cinematografici.



RIFLESSIONE

 

Le fiabe sono oggetto di contestazione in una società in cui il "politicamente corretto" sembra prevalere su tutto, rischiando di privare la storia di personaggi e memorie del passato, con l'illusione di poterli cancellare. Tuttavia, il passato non può essere annullato né dimenticato; esso vive attraverso le favole che ci sono state raccontate e che hanno segnato la nostra infanzia. Nel tentativo di perseguire un'ideologia, ci stiamo davvero proteggendo, o stiamo piuttosto eliminando le storie e i personaggi che hanno contribuito a formare la nostra identità? Ogni fiaba sembra essere messa in discussione, come se fosse necessario rimuovere il passato per non offendere qualcuno. Ma il passato rimane vivo nelle nostre memorie. Cosa perdiamo realmente se decidiamo di rinunciare a quelle storie che ci hanno accompagnato e trasmesso valori fondamentali?



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