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  • Riflessi di Una Mente

CASA DOLCE CASA



Appartamento, casa singola, loft, attico, villa, villetta,… le scelte si sprecano.


Tutti hanno idee e preferenze ma ben pochi riescono a tenervi fede.


Le ragioni sono principalmente di natura economica.

La scelta di prendere in affitto un appartamento è minoritaria rispetto all’acquisto. In Italia si preferisce avere il possesso del bene piuttosto che, un domani, vedersi tolto il tetto da sopra la testa da un locatore lunatico. L’essere proprietario della propria dimora è una tappa che per molti ha la sua importanza.


Il problema è che il tetto da sopra la testa viene tolto egualmente anche in veste di proprietari se non si riesce a pagare la rata del mutuo. Le banche elargiscono prestiti non certo a scopo benefico. L’incertezza delle prospettive future, le crisi di mercato, la perdita del lavoro non garantiscono più la sicurezza del puntuale pagamento che la banca esige. Così, la casa, che dovrebbe essere un diritto, diventa un lusso.


Chi ha la fortuna di avere la casa dei sogni, magari nella zona prescelta, si trova a dover fronteggiare una serie di inconvenienti.


La prima cosa è la gente. La casa può trovarsi nel posto più bello, nella zona più comoda, in un contesto che è la fine del mondo ma se capitano i vicini sbagliati si è finito di vivere.


Dopo aver arredato con gusto personale quello che dovrebbe essere il nido perfetto, arrivano i primi tafferugli con il vicino che, se non si è oriundi, ci guarda con sospetto. Niente paura, si viene trattati da “forestieri” anche se si proviene dal comune accanto. Lo sguardo insistente, il saluto negato, l’aria imbronciata sono i segnali evidenti che non si è benvenuti.


Se a lungo si è sognato una casetta con un bel giardino e ora quel sogno si è avverato, l’incubo sta per subentrare. Gli alberi sporcano con le loro foglie che il vento porta nel giardino adiacente, i petali dei fiori macchiano gli indumenti stesi ad asciugare, chissà perché, proprio in prossimità del recinto che separa la biancheria dalle piante, la siepe che delinea il confine non è abbastanza alta per garantire la privacy oppure, al contrario, lo è troppo per riuscire a dare sbirciate indiscrete. Se si ha la disgrazia di possedere animali, specie cani, i guai con il vicino sono assicurati.

Il piccolo amico a quattro zampe deve ben guardarsi dall’urinare fuori dal suo territorio, abbaiare, disturbare.


I bambini maleducati, invece, possono anche strillare fino a diventare cianotici, correre, saltare, sbattere i cancelli, tanto a loro è permesso tutto.


Nel caso in cui ci si presta a mettere le chiavi nella toppa per la prima volta, si corre il rischio di venire subito assaliti dalla “donna-qui-comando-io” di turno o dal “pensionato-vigilante” che non perdono tempo a riferire quanto si deve fare e, soprattutto quanto NON si deve fare.


Le villette a schiera sono le più tremende dal punto di vista acustico poiché le pareti in comune non sono spesse abbastanza e, volentieri, le stanze di una non combaciano con quelle dell’altra. Così, ci si ritrova ad avere la camera da letto con la parete del bagno del vicino oppure della cucina. I garage e i giardinetti sono inevitabilmente esposti agli sguardi e ai rumori molesti altrui. In pratica si è sempre in allerta o in libertà vigilata.


In appartamento le cose non vanno diversamente. Primi o ultimi piani che siano, i vicini si fanno sentire ugualmente.

Aspirapolveri, lavatrici e lavastoviglie in piena attività nelle ore serali e notturne, calzature chiassose, televisori e stereo ad alto volume, sbattimenti di porte, trascinamenti di sedie senza feltrini, sciacquoni a tutte le ore, scuotimenti di tappeti, tovaglie, l’acqua dei sottovasi che gocciola di sotto, il fumo di sigaretta del vicino nella terrazza sottostante che sale fino alla propria, la lista è infinita.


Basterebbe suonare il campanello dell’interessato e chiedere gentilmente, cortesemente, garbatamente di ovviare a quel suo comportamento molesto. Niente di più facile e niente di più sbagliato. Nel migliore dei casi si viene liquidati con sorrisetti falsi e frasi rassicuranti per poi continuare allo stesso modo, se non addirittura peggiore di prima. Nel meno bello dei casi cominciano i dispetti. Se prima dava fastidio il volume troppo alto della musica ora il volume è triplicato, se prima mal si sopportava il camminare con i tacchi alti delle scarpe ora si cammina anche con i sonori zoccoli, se prima provocava un certo disagio il cadere di un poco di briciole sulla sottostante terrazza ora si trova i resti dell'intero pasto.


La tromba delle scale è il punto di ritrovo per i più banali comizi che possono durare anche ore. Nel mercato rionale, forse, c’è meno casino. In Italia, poi, succede una cosa strana: si preferisce parlare sulle rispettive soglie di casa piuttosto che farsi accomodare in casa dall’una o dall’altra. I citofoni non servono pressoché a nulla dal momento che si adora sporgersi direttamente dalle finestre e urlare a squarciagola. I balconi sono il luogo ideale per scambiare quattro chiacchiere, specie se personali e private, ovviamente gridando, con l’unico inconveniente che si sorbiscono tutte le conversazioni altrui, volenti o nolenti, per non parlare della strana e incomprensibile abitudine di parlare al cellulare sempre stando alla finestra, sul balcone o terrazza. Il rumore del traffico stradale, si vede, è meno invasivo dei, semmai, rumori domestici.


L’androne del condominio è più simile a un deposito che ad una entrata per la moltitudine di passeggini, biciclette, seggiolini, monopattini skateboards, pattini a rotelle, palloni, giocattoli vari. I parcheggi non assegnati spettano di diritto al primo occupante e guai a dire che sarebbe un diritto di tutti, magari a turno, pena gli strisci sulla carrozzeria nuova.

Architetti, costruttori, edili in genere non hanno la giusta consapevolezza, la reale percezione, l’effettiva convinzione della innaturale coabitazione forzata. La socializzazione parte dalla volontà individuale, non dalla costrizione collettiva, la partecipazione deve essere condivisa, non imposta.


Chi pretende, qualche volta, di stare tra le quattro mura, tranquillo, solo, in silenzio, a ricaricare le batterie, a rifugiarsi dal mondo esterno, a ritemprarsi da una giornata impegnativa, a far riposare cervello e ossa per ripartire più in forma, è penalizzato e svantaggiato rispetto a chi, invece, fa del baccano il suo stile di vita. Non c’è difesa al rumore. Tappi, cuffie, isolanti acustici non sono sufficienti a contrastare l’ignoranza, la maleducazione e l’arroganza.


Fortunatamente resiste, da qualche parte, chi fa del rispetto e dell’intelligenza un valore da condividere piuttosto che da calpestare. Esistono ancora pochi luoghi salubri in cui sparute persone sane di mente sparse qua e là sopravvivono ai soprusi, alle ingiustizie, alle prepotenze di chi non ha l’interesse e la voglia di migliorarsi.



RIFLESSIONI


Il cambiamento è sempre un’opportunità di crescita.

La parola d’ordine per un trasloco senza stress è l’organizzazione.

La consapevolezza deve essere parte integrante di ogni cambiamento che, se affrontato con la massima serenità, riduce i livelli di stress sia fisici che mentali.


Quando ti trovi a dover traslocare quali emozioni provi? Il trasloco ti provoca nervosismo? Quali accorgimenti adotti per gestire il tuo trasloco al meglio?



👉 Se aspiri ad una vita di coppia, casalinga e famigliare serena, vai alla pagina del Diario di una vita consapevole riguardo alla "Parità di genere in casa"


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