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  • Riflessi di Una Mente

IL RIPOSO



Oggigiorno, sembra che il riposo sia scomparso dal vocabolario italiano. Non fa più parte della vita quotidiana ed è quasi una bestemmia solo nominarlo e, ancor più, praticarlo.


Sì, riposare è diventata una pratica in disuso.


I giovani sono troppo occupati a divertirsi facendo le ore piccole per pensare al riposo e al sonno ristoratore. Anche gli anziani se ne guardano bene poiché ogni ora in vita è tutto di guadagnato in vista dell’imminente arrivo del “sonno perenne”.


Peccato che si sia troppo impegnati a rifuggire tutto ciò che ci metta in stato di quiete, tra l’altro per il proprio stesso bene fisico e psichico. I benefìci del riposo mentale e corporeo sono molteplici, a cominciare dal rilassamento delle membra e dalla ricarica naturale delle cellule procurando sollievo, grinta, forza, concentrazione, attenzione, prontezza.


È difficile andare in controtendenza in una società lavorativa, sociale e mediatica in cui ogni persona è sempre più macchina da produzione con l’obbligo di resistenza ad oltranza.


Sempre più spesso, vengono richiesti straordinari lavorativi, mobilità, flessibilità, reperibilità, sacrifici in termini di forze e di tempo preziosamente sottratti al benessere individuale e collettivo.


In nome della crescita, della produttività e della competizione è diventato quasi un delitto concedersi una meritata vacanza, una dovuta pausa, un periodo più o meno breve per “staccare la spina”.


Contro l’irritabilità, il nervosismo, la tensione non servono medicinali o pasticche, contro l’ansia, lo stress, la frenesia. Non servono ricette miracolose. Il riposo è il rimedio a tutti i mali. Persino Dio consacrò il riposo nel settimo giorno dalla Creazione. È una necessità umana e, men che se ne dica, un santo diritto.


Riposare non significa forzatamente dormire, sebbene il nostro organismo ne abbia un enorme bisogno, ma rilassarsi in molti e vari modi a piacimento.


Ciò che è certo è che fermarsi ogni tanto e sgomberare la mente, possibilmente lontano dai frastuoni, eviterà improvvisi crolli fisici e psichici. Purtroppo, la presunzione dell’Essere Umano è tale da negare la fallibilità, la stanchezza, la debolezza, parte del suo patrimonio naturale genetico.


Il cervello, come il corpo, comunica la mancanza di riposo attraverso i campanelli d’allarme lanciati, senza successo, ai sordi, ai ciechi, agli incuranti, ai dediti al correre dietro a denari e onori, schiavizzati dagli orari e insoddisfatti dei risultati che non sono, a loro dire, mai abbastanza.


Questa inutile corsa dei sostenitori del “comunque e dovunque”, del troppo attivismo, a scapito del qualche volta “dolce far niente”, non solo accorcia la vita ma quel poco di vissuto è di qualità scadente. La corda quando è troppo tirata si spezza, così la salute. Andare in palestra dopo il lavoro, prediligere la cena fuori con gli amici anche se esausti piuttosto che restare in casa in totale tranquillità, compiacersi di non dormire per dedicarsi ad altro anziché coricarsi presto, oltre che doppiamente stancante nuoce gravemente all’organismo. Erroneamente si pensa di essere indispensabili, di giovare agli altri quanto a sé stessi, di considerarsi importanti solo se si produce “qualcosa” relegando il riposo e il sonno al solito tempo perso. Le ore rubate non vengono restituite o compensate. Ciò che è perduto o saltato per ciò che si valuta più rilevante comporta conseguenze dannose per il benessere psico-fisico.


Normalmente si ha l’idea di un mondo fatto di “Notti bianche” e “Notti rosa”, di negozi aperti in ogni orario, nei festivi, nelle ricorrenze comandate, dimenticando la bellezza dell’essere presenti in famiglia, di godersi ogni attimo gli affetti più cari, di regalarsi una passeggiata senza pensieri, di gustarsi un pasto senza fretta, di ritagliarsi il momento di una buona lettura, di un buon film, di introspezione o semplicemente di chiudere gli occhi e rilassarsi.


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