
Riflessi di Lydia
A distanza di anni, continuo a ricevere molte domande su come riesco a rimanere così focalizzata sui miei obiettivi, su cosa sia più adatto a me, su come abbia sviluppato una forte autostima e su come coltivo consapevolezza e autodisciplina. Mi viene spesso chiesto anche come si possa capire se la mentalità adottata sia quella giusta o sbagliata, e se esista una regola valida per tutti. Queste domande mi hanno ispirato a scrivere questa pagina del Diario di una vita consapevole.
Inizio affermando che io, come ogni altro individuo – compresi voi che state leggendo in questo momento – sono esattamente dove ripongo la mia attenzione.
Sono io a guidare la mia mente. Ho il controllo su ciò a cui scelgo di dedicarmi ora.
Non si tratta di stabilire regole, ma di definire norme.
La differenza sostanziale tra le due è che una REGOLA è una modalità di condotta stabilita in base a ciò che dovrebbe valere, in generale, per tutti.
Al contrario, una NORMA si fonda sulla sensibilità personale e crea un obbligo solo per chi la adotta spontaneamente, scegliendo consapevolmente di rispettarla perché ne riconosce il valore.
Ad esempio: “Non correre nei corridoi della scuola” è una regola, un divieto che tutti devono obbligatoriamente rispettare. “Non correre per casa” è invece una norma scelta e condivisa dai membri della famiglia.
Se ci pensiamo, ogni giorno ci affrettiamo per andare a scuola, all’università, al lavoro, a casa, al supermercato, in palestra, e così via. Questo è il prezzo di una vita frenetica e piena di impegni che noi stessi abbiamo costruito e che spesso ci sembra di non riuscire più a gestire.
Il multitasking, ovvero l’esecuzione simultanea di diversi compiti, trasforma ogni giornata in un autentico tour de force (in italiano, “sforzo intenso e prolungato”), mettendo a rischio la salute e generando uno stress a cui ormai siamo abituati. La routine (cioè la ripetizione di una sequenza di attività) spesso immobilizza e rende difficile anche solo immaginare di interrompere ciò che si fa abitualmente.
L’immagine che la società contemporanea si aspetta da noi è quella di persone tuttofare, capaci di portare a termine ogni compito nel miglior modo e nel minor tempo possibile.
Sia nella sfera personale che in quella lavorativa, ottenere prestazioni eccellenti per raggiungere i propri obiettivi non è semplice: è il risultato di un lavoro costante sulla propria mentalità, che porta a un atteggiamento proattivo di fronte alle sfide e agli eventi (il cosiddetto mindset).
Troppi pensano che non sia possibile cambiare ciò che è sempre stato così.
Cambiare sé stessi sembra improbabile solo perché la conoscenza limitata di sé e delle proprie capacità non lo consente. Fomentare sensi di colpa, giudicare gli altri, criticare in modo distruttivo non è una buona mentalità.
Come si può cambiare prospettiva e orientare il proprio stato d’animo verso un modo di pensare diverso?
Giudizi, commenti, rimproveri minano l’autostima e condizionano ogni pensiero e azione nella vita quotidiana.
Si lascia pochissimo spazio all’introspezione, alla lettura, all’apprendimento, allo sviluppo individuale, al miglioramento personale o alla preparazione mentale orientata a ciò che ciascuno di noi definisce come successo: in famiglia, nello sport, nel lavoro, nella realizzazione personale a 360 gradi.
Ed è qui che entra in gioco la consapevolezza.
Attivarla è un processo concreto, capace di portare risultati soddisfacenti anche in tempi brevi.
Il momento giusto è adesso!
Più si alimenta un desiderio senza perdere il focus (cioè l’attenzione), coinvolgendo i cinque sensi, più si rafforza la fiducia nelle proprie capacità. La possibilità di cambiamento varia da persona a persona, ma quando accade, la “persona di prima” non esiste più.
Lasciare andare ciò di cui non abbiamo bisogno ci rende liberi.
Ora avete un piccolo assaggio per iniziare il vostro personale percorso di cambiamento consapevole di mentalità.
Da dove comincerete?
